Redatto l’8 settembre 2012 . Aggiornato il 21 marzo 2014
Conoscevo Charlie dagli anni ’70.
E nel 1979 andai a Chicago, a casa sua: lui voleva andassi all’università lì.
Poi non se ne fece nulla perchè io ero francofono e volevo studiare a Parigi.
Così scriveva di me quando lavoravo a Chicago.
Caro Bernardo,
… Giuseppe è il miglior ambasciatore di buone relazioni e cordialità che un’azienda potrebbe avere. Fa amicizia con chiunque incontri
Charlie era nato nel 1910 a Chicago da una famiglia di origini irlandesi (sotto la bandiera delle quattro province irlandesi
Come cattolico aveva subito forti discriminazioni, anche fino alla fine degli anni ’60 (ad esempio in molti stabili italiani, irlandesi, ebrei, cinesi etc non erano ufficialmente ben accetti).
Suo padre era stato capo della polizia di Chicago durante i ruggenti anni ’20 di Al Capone.
Sotto uno degli arresti del grande gangster a cui avrebbe partecipato il padre di Charlie
Il nome del padre di Charlie – Charles Fitzmorris Sr. – è nella sua biografia in due punti: come capo della Polizia e come City Controller.
Il primo lavoro di Charlie, dopo essersi laureato a Princeton, era stato quello di apprendista alla A&P che allora, era già un gigante della distribuzione. Ne divenne Supervisor (Ispettore).
Durante la guerra fu ufficiale di artiglieria e in Europa apprese il francese ed il tedesco.
Dopo la guerra divenne importatore di orologi a cucù, gestore di un agenzia pubblicitaria e poi proprietario di una catena di supermercati in Iowa, la Benner Tea, che fu- grazie alla visione di Charlie- la prima azienda informatizzata della GD americana e che rivendette al gruppo tedesco Aldi.
Fù amministratore delegato di questa filiale del gruppo tedesco, fondata nel 1976, fino al 1978.
Gestì anche la filiale di Aldi in Giappone.
Ma il suo vero e unico amore , dove spese tutte le sue doti di precursore e grandissimo venditore, fù l’informatica al servizio della distribuzione.
Fondò un’azienda di software (World Wide Chain Store System, vedi intestazione della lettera sopra) distributi, dall’Italia con Esselunga, al Giappone, all’Australia, agli Usa con la Dominick’s.
Non avendo successori ed essendosi ammalato di un tumore alle ossa, la vendette poi ad IBM prima di morire nel 1995.
Fu lui che mi portò negli USA nel 1988, fungendo da mediatore con mio padre, con il quale, già all’epoca, i rapporti non erano molto fluidi. Tanto che io non volevo più lavorare in Esselunga.
Dal suo contatto con Margaret Di Matteo, con la quale l’abbiamo piacevolmente ricordato anche questa estate, nacquero poi le possibilità date dal non food e l’impostazione dei primi superstore sul modello americano.
Margaret, all’epoca, era- oltre che la figlia di Dominick Di Matteo Junior, fondatore della Dominick’s – buyer del reparto Delicatessen (Gastronomia).
Margaret, con il figlio Steven e Howard, il suo ex marito
Margaret, con Charlie, mi aiutò tantissimo nei due anni che stetti a Chicago.
Un invito di Charlie in mio onore e sotto i segnaposto di tutte le cene:” Giuseppe Caprotti sei l’ospite d’onore di una piccola serata danzante con cena da Charles F.”
Mr. D (Dominick Di Matteo Jr.), Giuseppe e Jim Di Matteo figlio di Mr. D., allora Ceo della Dominick’s
la bandiera dello stato dell’Illinois. Chicago e Illinois sono parole d’origine indiana
Per quanto riguarda l’informatica, visto che l’ho conosciuta e gestita direttamente da buyer, da direttore commerciale, etc, i sistemi “americani” di Esselunga hanno permesso a quest’ultima di avere un vantaggio competitivo unico nel panorama italiano ed europeo.
Ricordo un livello di servizio del magazzino sempre intorno al 95% con giacenze del non food pari a 15 giorni, giacenze drogheria (scatolame) pari a 1 settimana e tre giorni di latticini , salumi e formaggi.
Le rotture di stock erano generalmente risibili.
Il sistema è stato comunque “adattato” al contesto e alle esigenze di mercato:
- passando da consegnato a venduto
- come nell’esempio che vedete qui sotto dove il cliente può capire esattamente: il prezzo di partenza, lo sconto e il prezzo in promozione del prodotto proposto da Esselunga
Se “sapevamo tutto dei fornitori: costi diretti dei singoli prodotti, peso degli sconti in fattura, contributi promozionali, reddittività finale e fatturato potenziale” lo dovevamo in primo luogo a Charlie e poi al reparto Informativo di Esselunga.