Redatto il 3 agosto 2023, aggiornato il 22 giugno 2025
Un mio caro amico un giorno mi ha detto : ma l’olio millesimato non si può fare? No, al contrario del vino, è praticamente impossibile da ottenere e in questo articolo Vi spieghiamo perchè.
Premessa :
- la discountizzazione è ormai un fenomeno mondiale : si va dalla Gran Bretagna all’Italia, passando dalla Polonia. Ciò vale anche in Francia e negli Stati Uniti.
- In Italia abbiamo constatato un peggioramento della qualità del cibo.
- Ricordiamo, ad esempio, la mozzarella congelata, la vicenda di prosciuttopoli e lo scandalo della listeria , che ha provocato la morte di 4 persone.
L’olio extravergine di oliva dovrebbe essere un simbolo dell’eccellenza del “made in Italy”. Invece è la sua produzione è dominata dalla Spagna , che privilegia la quantità rispetto alla qualità.
E, spesso, l’olio in tavola finisce per essere vecchio, insapore se non addirittura puzzolente. Dal 2023 la situazione non è migliorata: la Spagna domina sempre di più il mercato ma le frodi sono all’ordine del giorno.
Entrando nel merito :
il titolo di questo articolo doveva essere “Olio extra vergine di oliva , bocciate : Conad, Coop, Esselunga, Eurospin, Lidl e MD“. Infatti secondo il nuovo test sull’olio extra vergine di oliva de Il Salvagente a scaffale ben 6 etichette sulle 11 bocciate sono private label della Grande Distribuzione.
Ma poi mi sono detto “la GD è sicuramente responsabile di questa situazione ( ne trovate, se ce n’era bisogno, la riconferma qui ma anche in questo articolo del 2025) ma sicuramenete non è l’unica“.
Mi ricordo che uno dei miei argomenti nelle discussioni commerciali con Centromarca (Confindustria) era ” se non siete d’accordo con le richieste della gd potete sempre opporvi”.
L’industria dell’olio ha le sue responsbilità, con la GDO: tra i bocciati dell’anno scorso ci sono anche molti olii industriali.

Siamo al terzo test sull’olio extra vergine a scaffale dal 2015 da parte de Il Salvagente.
Nel 2015 su 20 oli in prova 9 sono stati declassati da extra vergini a vergini. Nel 2021 invece furono 7 su 15. Nel 2023 sono 11 gli oli bocciati su 20.
Ovviamente mangiare “olio buono” è meglio che consumare finto extravergine.
Il problema vero ora è che, in media in un caso su due, chi si rivolge a uno scaffale dei supermercati rischia di acquistare quello che non voleva. Pagandolo però un 20-30% di più.
Trovate tutte le considerazionei qui, questa è solo una sintesi.
Guardando l’etichetta sotto, si capisce che nello studio esposto da Alberto Grimelli manca però la ristorazione.

Il prodotto è stato fotografato in un ristorante famoso, a Venezia.
Manca anche la data di scadenza.
Di seguito trovate l’etichettatura giusta della catena di discount Aldi.
Fateci caso quando comprate una bottiglia di olio o condite un piatto al ristorante.

Ma si tratta di ipotesi remote: i controlli sono pochi, sia nella GD che nella ristorazione e, al contraio del vino, nell’olio non esiste un’industria “forte” e prestigiosa, che ha puntato da decenni sulla qualità.
Nel caso dell’olio non esistono più grandi realtà italiane – che vendano prodotto made in Italy – che possano o vogliano opporsi alle richieste della distribuzione. Ma nemmeno enti che rappresentino degnamente i consumatori (il Codacons, in questa vicenda, ad esempio, sembra essere schierato con uno dei produttori).
I produttori di olio , con la GD, hanno puntato solo sui volumi e sono stati sfavoriti da una politica agricola miope.
Invece di fare pubblicità poco sensate sul turismo come, ad esempio, “Open to meraviglia“ sarebbe importante farne sull’olio di molto forti e simpatiche, simili a quella sotto, sempre dell’Armando Testa.

Prima però bisognerebbe avere un piano fattibile su come rilanciare il settore.
E qui forse, dovrebbero intervenire sia il ministero del turismo sia quello del ministero dell’agricoltura per cercare di rilanciare l’olivicoltura nazionale ridotta molto male.
Lo spazio, ad esempio, in Puglia non mancherebbe : si tutelerebbe la sovranità, l’economia italiana e – nel lungo termine – anche la salute degli italiani .
Meglio prevenire che curare, ve lo dice chi è entrato in Esselunga al momento dello scandalo del vino al metanolo, nel quale morirono ufficialmente 19 persone.
Sotto: ulivi uccisi dalla Xylella, in Puglia.

Sotto : ad agosto 2023 Pietro Coricelli parlava di “olio italiano”.
Ma poi, leggendo bene, si capisce che si tratta di un progetto, iniziato da poco (2019) e che pesa pochissimo sulla sua produzione totale.
La conferma sulla totale mancanza di visione degli imprenditori del settore arriva da questo articolo: Monini annuncia: l’extravergine costerà meno? Non è così e comunque non sarebbe una buona notizia (2024).
L’Italia dovrebbe, con la sua produzione ormai limitata, cercare di prendersi la fascia alta del mercato. Tentare di competere sul prezzo con gli spagnoli è assolutamente impossibile.
P.S.: tutti i probemi dell’olio extra vergine vengono confermati leggendo:
- La qualità del cibo peggiora con il carovita
- C’era una volta l’olio di oliva italiano.
- Olio extravergine finto alla grande distribuzione “per il consumatore medio”
- L’olio di oliva è un buon parametro per valutare la staticità dell’agricoltura italiana.
Ma soprattutto l’olio d’oliva italiano rischia di sparire : con la campagna 2024-25 l’Italia con 244mila tonnellate è per la prima volta scesa al quinto posto tra i principali produttori mondiali preceduta dalla Spagna (1,3 milioni di tonnellate) ma anche da Turchia (450mila), Tunisia (340mila) e Grecia (250mila). Una vera e propria debacle dovuta al calo produttivo nazionale (ormai in corso da anni) e alla contemporanea crescita dei competitors che stanno, invece, investendo sulla produzione olearia. Il dato è confermato qui : Soltanto il 45,9% dell’olio extravergine di oliva (EVO) presente in Italia è di produzione nazionale.
Interessante il disegno di legge che definisce per la prima volta l’extravergine italiano di qualità.
Meglio tardi che mai.



