La fotografia è tratta dal sito ufficiale di San Bernardino alle Ossa, https://www.sanbernardinoalleossa.it
“A casa ci sono anche tanti bei momenti. (…) Quando ci dedica un po’ di tempo, facciamo una gita insieme. In alcune occasioni andiamo a Morimondo, dove lui va a caccia. Nostro padre, però, ha una predilezione per la chiesa di San Bernardino alle Ossa, in piazza Santo Stefano a Milano, dove spesso ci porta la domenica. Il santuario ha la peculiarità di essere decorato con centinaia di ossa e di teschi, accumulati fin dal xiii secolo quando i feretri venivano dissotterrati dal vicino cimitero. E questo particolare, che agli occhi e all’immaginazione di noi bambini risulta piuttosto macabro, ci impressiona molto. Vedremo che ossa e cimiteri saranno quasi una sorta di ossessione, nella vita di Bernardo. (pp. 92-93).”.
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NOTA STORICA
Nel 1145 nell’immenso spazio verde fuori dalle mura romane che si estendeva nella zona da via Larga in poi, per munificenza di un cittadino milanese, Goffredo da Bussero, venne edificato un ospedale poco discosto dalla basilica dì S. Stefano presso l’attuale via del Brolo. Davanti alla basilica fu costruito un cimitero per seppellirvi coloro che morivano nell’ ospedale; ma dopo pochi anni lo spazio disponibile si dimostrò insufficiente. Nel 1210, in fondo al cimitero presso il vicolo che fiancheggia la basilica (tuttora esistente), venne eretta una camera per riunirvi le ossa esumate dal cimitero stesso. Nel 1268 il Priore e i Fratelli che reggevano l’ospedale fecero edificare vicino all’Ossario una piccola chiesa dedicata alla passione di Maria Vergine, a S. Sebastiano e a S. Ambrogio. Una confraternita laica di Disciplini ottenne nel 1340 di poter costruire sopra la chiesetta un Oratorio per compiere le funzioni prescritte dal pio Sodalizio e per custodire l’Ossario e la sottostante piccola chiesa, alla quale si aggiunse il nuovo patrono S. Bernardino da Siena, dopo che nel 1450 fu innalzato agli onori degli altari.
Il piccolo oratorio è un capolavoro seicentesco, ricostruito dalle fondamenta dopo che, nel 1642, il campanile della vicina chiesa di S. Stefano crollò e lo travolse; affrescato da Sebastiano Ricci, ospita una statua di Nostra Signora Dolorosa de Soledad, vestita di un camice bianco, coperto da un manto nero ricamato in oro, simile a Madonne esposte nelle chiese di Siviglia, Toledo e altre città della Spagna. La cappella-Ossario presenta un altro motivo di interesse non secondario. Le pareti interne dell’edificio a pianta quadrata sono quasi completamente ricoperte da teschi e ossa che si trovavano nell’antico Ossario assieme a quelle che vennero esumate dai cimiteri soppressi dopo la chiusura dell’ospedale, avvenuta nel 1652 per disposizione dell’amministrazione dell’Ospedale Maggiore, cui era stato aggregato circa due secoli prima. Tutte le ossa furono disposte nelle nicchie, sul cornicione, adornando ì pilastri, fregiando le porte. In questo motivo decorativo il senso macabro così tipicamente spagnolo si fonde singolarmente con le grazie del rococò. La tradizione voleva che molte delle ossa qui esposte fossero di cristiani uccisi dagli eretici ariani nel tempo in cui S. Ambrogio era vescovo della Chiesa milanese, tradizione che giustificò un culto arrivato ai limiti dell’ortodossia, ma in realtà si tratta dei resti di persone povere inferme morte sui pagliericci del vecchio ospedale del Brolo, Priori e Fratelli che lo dirigevano condannati alla decapitazione, carcerati morti nelle prigioni dopo che nel 1622 il loro apposito cimitero risultò insufficiente, appartenenti alla più alta nobiltà milanese che riposavano nei sepolcri delle chiese vicine, anch’essi ormai strapieni, canonici della vicina basilica di S. Stefano. Ma per il popolino quello fu l’ossario “degli Innocenti” e lo circondarono di grande venerazione.
Sul complesso di San Bernardino, https://www.sanbernardinoalleossa.it
La fotografia di copertina è tratta dal sito ufficiale di San Bernardino alle Ossa