“Vale la pena ricordare il contesto in cui operavano i manager di Rockefeller, la guerra fredda che spaccava il mondo nei blocchi di riferimento delle due superpotenze di allora, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. (…).
In queste circostanze si inseriva il progetto della IBEC, la quale dichiarava le proprie ragioni anche filantropiche nella pubblicità che realizzò per farsi conoscere dagli abitanti dei quartieri dove insediava i primi supermercati. I poster recitavano così: la spesa è uguale per tutti. Sembrava uno slogan socialista (…)”. (p. 48).
“Gli americani insegneranno agli italiani anche come si attua una politica commerciale. Nei primi anni di apertura dei supermercati dovettero reagire alle proteste dei piccoli negozianti (…),
e iniziarono una campagna promozionale sui giornali che insisteva sia sul fattore qualità che sul risparmio, confrontando i prezzi medi rilevati dall’ufficio statistico del Comune di Milano con quelli, assai più convenienti, praticati nei propri supermercati. (…)
Ciò fu possibile grazie a una politica di diretta importazione di alcune merci fondamentali, come il manzo argentino, il pesce surgelato, la frutta in scatola dal Sudafrica, il vitello e alcuni tipi di formaggio dalla Danimarca. Rockefeller offre pinne di pescecane titolò un giornale nei giorni precedenti l’apertura del primo supermarket, elencando le numerose prelibatezze esotiche – c’erano anche nidi di rondine e zuppe di canguro – che si potevano trovare in viale Regina Giovanna “(pp. 64 – 65).
