“Nel 2009 ad Albiate chiude la Manifattura Caprotti. Qualche anno prima Esselunga ne aveva ceduto la gestione al gruppo tessile dei fratelli Albini di Bergamo, conservando la proprietà dei muri della vecchia fabbrica. (…) Quando gli Albini decidono di mettere la parola “fine” all’attività produttiva, però, la scomparsa di tanti posti di lavoro per Albiate è un fatto drammatico. Anche se la mia famiglia non vi ha più nulla a che fare, è dunque naturale che il sindaco Filippo Viganò si rechi in visita da Bernardo per cercare di limitare le ricadute sul paese. La risposta di nostro padre arriva negli uffici del Comune con una lettera datata 6 aprile, (…). La fabbrica e i posti di lavoro bruciati occupano tredici righe, perché gran parte del testo è dedicata a un’altra questione che, evidentemente, assilla nostro padre molto di più: il cimitero. (…) mio padre ricorda a Viganò che già in precedenza gli aveva scritto per criticare il modo in cui i cipressi che ornano il camposanto venivano potati. (…) non si limita ai consigli teorici, spiega dove andare a osservare cipressi che siano davvero alti e schietti, come si deve: ‘(…) In allegato Lei ha un buono di 20.000 euro per una gita a Sirmione e a Garda, ove i funzionari del Comune, gli amministratori, il Seppellitore e soprattutto qualche pseudo giardiniere vedrà come sono fatti i cipressi’. (…) Per onore di cronaca, va precisato che nessuno è mai andato in gita al lago di Garda con i 20.000 euro. Non il sindaco, non gli amministratori, non gli pseudo giardinieri, non il ‘Seppellitore’, una figura ricorrente nelle lettere di Bernardo al sindaco.” (pp. 303-304).
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