“Nel 1997 papà e i fratelli non si parlano ormai da chissà quanti anni. Pochi giorni prima di Natale, Bernardo dà il via a quello che nel tempo trasformerà in un vero e proprio tormentone. L’argomento è la tomba di famiglia nel cimitero di Albiate. Nella cappella c’erano delle infiltrazioni d’acqua che hanno reso necessario intervenire non soltanto sulla struttura in muratura, restaurandola, ma anche sui feretri, sostituendo le casse che erano ormai marce. Quello che colpisce nel modo in cui Bernardo riferisce i fatti a Guido e Claudio è la meticolosità delle descrizioni. Racconta con precisione ogni dettaglio, riferendo lo stato di decomposizione dei diversi resti o il fatto che per far entrare uno dei feretri nella nuova cassa, più piccola, sia stato necessario piegare il rivestimento originale di zinco. (…) Non risparmia ai fratelli le fotografie dei feretri così malridotti, compreso quello del loro papà Peppino. (…) visti i rapporti con i fratelli, Bernardo è sicuro che Guido e Claudio non solo lo ignoreranno ma non contribuiranno neppure al restauro della tomba, né mai la gestiranno. (…). Si potrebbe supporre, visto che il fascicolo sui feretri verrà mandato non soltanto ai fratelli ma a tutta la famiglia, che avesse l’intento di informare chi si sarebbe occupato della tomba dopo di lui. Ma un obiettivo del genere poteva essere perseguito in modo meno macabro, non con una missiva inviata urbi et orbi con le foto dei poveri resti dei nonni.” (pp. 127-128).
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