Prima stesura dell’ 11 settembre 2015, ultimo aggiornamento del 12 novembre 2015. Con il contributo di Enrico Rizzi
Si dice che lo abbia fatto senza contributi di entrata dei fornitori sui propri scaffali virtuali.
Questa entrata ha suscitato molti entusiasmi e qualche perplessità.
L’assortimento e il livello di convenienza di una catena , ma anche di un operatore dell’E-Commerce, si valutano – nei prodotti confezionati (Amazon non vende prodotti freschi) – nell’estensione degli assortimenti e nella convenienza dei prezzi di:
a) marche dell’Industria (leader e follower),
b) prodotti a marchio del distributore (mdd o private label)
c) primi prezzi (paragonabili a quelli dei discount).
Vi diciamo le nostre prime impressioni in termini di qualità dell’assortimento e di prezzi, prendendo come punto di partenza il penultimo volantino di Esselunga e dando un occhiata ai suoi tre primi prodotti civetta:
1) olio Carapelli
è presente ul sito di Amazon con un formato diverso (1000 ml., invece di 750)
il prezzo al litro di Amazon è ok e il “gioco” del cambio formati, per non scontrarsi sul prezzo finale con le altre insegne, lo fa anche Auchan, con la sua filiale Simply.
In valore assoluto, però, il formato più grande costa di più e obbliga il consumatore a prendere un 25% in più di prodotto, con il rischio che l’olio si rovini.
2) Rio Mare
il formato è comparabile a quello presente in Esselunga…
ma quest’ultima, nel suo ultimo volantino, è molto meno cara, grazie alle promozioni alimentate dai contributi dei fornitori
3) Barilla
su Amazon non ci sono gli spaghetti n°5 e le penne rigate che si trovano ovunque:
da Esselunga ma anche alla Coop di Albiate, che è una superette di paese!
Se si vuol vendere alimentari di largo consumo non si può non avere Barilla, oppure si può non avere e perdere clienti e quote di mercato.
Ve lo dice chi ci ha fatto la pace, dopo che Barilla era stata fuori da Esselunga per diversi anni
andando oltre il volantino di Esselunga e non pretendendo di fare un’analisi esaustiva ho cercato altri prodotti:
4) latte Uht, presente alla Conad (e un po’ ovunque)
su Amazon ci sono solo dei sostitutivi
5) è però con Coca- Cola che si verifica il fenomeno più interessante: su Amazon settimana scorsa erano presenti solo la lattina “senza” (vedi sotto) e la Coca in bottiglia di vetro.
la settimana dopo, in data 14 settembre, si trova invece solo la Coca- Cola light
Il primo pensiero che passa per la testa è: e la Coca normale?
Il secondo è: se non si tengono sempre gli stessi prodotti quale sarà l’obiettivo? La convenienza degli articoli che entrano mano a mano?
La risposta non è semplice perché manca la Coca- cola normale, nei suoi formati più convenienti: lattina e bottiglia pet.
Ma le pecche di Amazon non finiscono qui: la Pepsi Cola , v. sopra, costa al litro (*) come la Coca-Cola in bottiglia pet dell’ultimo volantino dell’Esselunga!
(*) 0,72 contro 0,71 €/litro
6) Acqua minerale
su Amazon, idrolitina a parte, e al contrario della Conad (volantino sopra) c’è un solo tipo di acqua frizzante, molto cara e sconosciuta ai più…
e l’acqua naturale Uliveto (cara e unica..)
6) caffè: nessuna traccia di Qualità Oro e Qualità Rossa della Lavazza
che sono alla base di qualsiasi assortimento (sotto: vetrina del Pam di via Archimede a Milano)
il caffè Lavazza Qualità Oro si trova in Giappone ma non su Amazon…
7) creme spalmabili: la Nutella (1 referenza da 825 grammi) , fino a qualche giorno fa era disponibile. Ora non più
E fin qui abbiamo accennato ad alcune marche ma quel che non c’è proprio su Amazon è l’assortimento di marchi privati e primi prezzi, che….
… danno profondità all’assortimento ma soprattutto convenienza, come si evidenzia ogni anno dalle classifiche redatte da Altroconsumo su tutte le catene italiane:
Da Retailwatch di Luigi Rubinelli del 31 agosto 2015
AltroConsumo Classifiche: Emisfero, Iper, Eurospin
Settembre 2015. Si parla solo di un +0,28%. Questo il dato registrato quest’anno in relazione ai consumi: quasi nulla praticamente, ma almeno è già qualcosina in più rispetto alla totale immobilità dello scorso anno. La mappa della grande distribuzione, però, inizia a mutare, con gli investitori stranieri in crisi, i grandi ipermercati che registrano una battuta d’arresto e i distributori online che si affacciano sul mercato. E i prezzi? Quelli invece sono ancora fermi, sintomo questo, non positivo, di un mercato che stenta a ripartire. Solo una cosa continua a cambiare: i soldi che si spendono in base alle scelte d’acquisto che si fanno: sempre maggiore è l’attenzione rivolta ai prezzi, ai volantini e alle promozioni, per cercare di risparmiare il più possibile. Ed è proprio da qui che la ripresa economica deve ripartire. La nostra inchiesta dimostra che scegliere il punto vendita può fare la differenza.
Il confronto regione per regione
Sono oltre un milione i prezzi rilevati, in un’inchiesta che ha coinvolto 885 punti vendita di 68 città italiane. La superconvenienza è di casa in Toscana, dove fare una spesa comprando prodotti di marca costa 6.039 euro all’anno (a fronte dei 6.636 euro della Valle d’Aosta, la nostra regione più cara). Seguono a ruota il Veneto, il Piemonte, la Puglia, l’Umbria e la Liguria. Sostanzialmente la situazione rimane invariata rispetto allo scorso anno, fatta eccezione per la Liguria, che da “più cara della media”, quest’anno sembra essere diventata più economica. Va male in grandi regioni come Lazio, Sicilia, Sardegna ed Emilia Romagna, ma anche Marche, Molise, Basilicata e Abruzzo. In generale, il Sud, dove c’è meno concorrenza, non sembra messo bene.
Se compri di marca: Emisfero
La maggior parte delle famiglie italiane compra soprattutto prodotti di questo tipo, cioè alimentari, detersivi, prodotti per la casa, che portano il marchio delle aziende leader di mercato. E questa spesa annualmente gli costa 6.350 euro. Se sei interessato maggiormente a una spesa di questo tipo, il posto più conveniente è Emisfero, una catena di ipermercati diffusa soprattutto nelle regioni nordorientali. Subito dopo due insegne di grandi dimensioni: gli ipermercati Galassi e Familia Superstore. Anche l’insegna Esselunga vanta una buona posizione nella classifica, mentre, a sorpresa, dopo quattro anni da vincente come catena più economica della nostra indagine, U2 Supermercato perde la palma d’oro e scivola in quarta posizione, accanto ad Auchan e Bennet.
Se si passa dall’insegna più cara in città a quella più economica, in una stessa città, si possono risparmiare in media 590 euro all’anno, ma nelle città in cui la concorrenza è alta si può arrivare persino a un risparmio di 1.100 euro. Parliamo in questo caso di Pordenone, Torino, Cuneo o Napoli, mentre molto scarse sono queste opportunità a Reggio Calabria e Caserta.
Se scegli la marca dell’insegna: Iper
Se si sceglie invece di acquistare prodotti a marchio commerciale (ovvero quei prodotti che richiamano all’insegna della catena), il risparmio sulla spesa finale cresce ulteriormente, arrivando anche al 30%, pari a 1.800 euro in un anno. In questo caso la catena più conveniente in cui fare la spesa è Iper, i cui prodotti costano ben il 43% in meno degli stessi prodotti di marca. Anche U2 (che, anche per questo carrello perde il suo primato rispetto allo scorso anno) ha prezzi così economici ma viene penalizzato nel punteggio perché ha un assortimento inferiore: non tutte le insegne, infatti, producono ogni tipo di prodotto ed è difficile nella realtà riuscire a fare una spesa esclusivamente di questo tipo
Se vuoi il più economico: Eurospin
Se invece sei intenzionato a fare la spesa più economica possibile, senza badare minimamente al marchio, la scelta migliore sono gli hard discount. Per ognuna delle categorie dei nostri prodotti abbiamo comprato anche quelli dal prezzo più basso presenti sullo scaffale, per vedere qual è la catena più conveniente: Eurospin è in testa e anche quest’anno si aggiudica il titolo di catena più economica in assoluto. A seguire LD Market, D-Più Discount, Penny Market, Lidl, Md Discount, In’s Mercato, Prix Quality. La catena che ne esce peggio è Crai, addirittura più cara del 74%.
Le cifre che si possono risparmiare in questo caso diventano molto alte e possono fare una bella differenza sul bilancio familiare. Chi abbandona i prodotti di marca di iper e supermercati per quelli più economici del discount risparmia in media il 51%, cioè 3.100 euro, con punte che arrivano a 3.500 euro ad Aosta e Trieste, dove la spesa di marca è cara in quasi tutti i punti vendita visitati.
E in una breve intervista a Retailwatch Mario Gasbarrino (Unes- U2) sembra confermare il mio punto di vista:
Tre sentieri di sviluppo per competere con Amazon
Settembre 2015. Mario Gasbarrino, ad di U2-Unes (Finiper) ha l’onestà intellettuale di sempre: “Amazon: dobbiamo competere e non abbiamo tanto tempo per metterci in riga”.
Gasbarrino crede che i canali di vendita più esposti alla concorrenza con il pure on line saranno ipermercati e supermercati.
“Abbiamo tre sentieri di sviluppo per competere con Amazon e a essere coerenti nel posizionamento: il prodotto a marchio del distributore, i freschissimi, il personale”.
Per costruire una linea di prodotti a marchio, la distribuzione dei freschi e la gentilezza e la competenza del personale ci vogliono tanti anni.
Amazon avrà quindi un bel da fare per colmare questo gap, a meno che non consideri il cibo come un complemento del non food :
“compro dei libri su Amazon e se trovo qualcosa d’interessante nel settore alimentare , già che ci sono, me lo faccio mandare …”
Per gli ultimi dati su Amazon vedi : Amazon, i ricavi trimestrali volano segnando un + 18,9%
E sugli ultimi sviluppi in Italia leggi:
Amazon lancia a Milano servizio di consegna in un’ora: attivo dalle 8 alle 24, 7 giorni su 7
Sono 15mila i prodotti, da quelli di uso quotidiano (pasta, caffè, surgelati, vini) ai videogiochi, giocattoli e attrezzature sportive
03 novembre 2015, La Repubblica
Amazon lancia a Milano servizio di consegna in un’ora: attivo dalle 8 alle 24, 7 giorni su 7Seconda in Europa (dopo Londra) e prima al di fuori del mondo anglosassone: Milano da oggi ha un nuovo primato, quello delle consegne a domicilio in un’ora. A garantirlo è Amazon con ‘Prime Now’, servizio lanciato nel capoluogo lombardo e attivo 7 giorni su 7, dalle 8 alle 24.
“Il servizio – spiega il colosso dell’eCommerce – sarà esteso ad altre città italiane nel corso del 2016”. I prodotti disponibili sono circa 15mila, da quelli di uso quotidiano come pasta, caffè, surgelati, vini e alcolici, a quelli per la bellezza e la cura della persona, da pannolini e prodotti per l’infanzia, ai ‘bestseller’ come videogiochi
per console, giocattoli ed attrezzatura sportiva.
Il servizio, dedicato ai clienti Prime, è fruibile tramite la nuova app per dispositivi mobili Prime Now che consente, con un ordine minimo di 19 euro, di vedere recapitati a casa propria i prodotti acquistati “nel giro di un’ora o in finestre di due ore”, spiega la società. Oltre a Milano, Prime Now è attivo in alcuni centri dell’hinterland, come Cinisello Balsamo, Paderno Dugnano e Corsico.
Il Sole 24 ore del 4 novembre 2015 aggiunge che :
1) Amazon ha appena aperto una libreria fisica, non temporanea a Seattle
2) il servizio sul food era già attivo in 19 città negli USA e 2 negli UK.
Siamo quindi il terzo paese nel quale Amazon entra con i surgelati, citati da Repubblica, ma anche con i freschi.
3) le consegne, monitorabili su app dedicata, verranno gestite dal nuovo magazzino di Affori (1’400 mq.) che si aggiunge al magazzino di 85’000 mq. situato a Piacenza.
Per ora il sito di Amazon è identico a come lo avevamo visitato agli inizi di settembre (no surgelati, no freschi).
Il servizio è accessibile solo dalla app dedicata e non offre carne, frutta e verdura, pane e gastronomia che necessiterebbero laboratori di lavorarazione ad hoc
Un disordine “logico” per scaffale: Amazon Prime Now, cosa c’è dietro la spesa in un’ora
Nel magazzino del nuovo servizio sbarcato da una settimana anche a Milano: suona la campana, pronti in 15 minuti
Milano, 12 novembre 2015 – La campanella è il segnale: quando suona, c’è tempo un quarto d’ora al massimo per assemblare l’ordine. Il carrello slitta tra i corridoi, il magazziniere pesca dagli scaffali i prodotti sulla lista, imbusta, appiccica l’etichetta con i dettagli della consegna e affida il pacco al fattorino. Entro un’ora quel sacchetto di carta marrone arriverà nelle mani del suo cliente. E avanti così, da mattino a sera, nei 1.500 metri quadri di magazzino che Amazon, il colosso mondiale delle vendite online, ha aperto alla periferia nord di Milano per lanciare il suo ultimo servizio: Prime now. Consegna «in un’ora o in finestre di due», recita la presentazione dell’acquisto rapido, sette giorni su sette, dalle 8 del mattino a mezzanotte, nel capoluogo lombardo e in 34 Comuni dell’hinterland, con un ordine minimo di 19 euro e l’iscrizione al club dei clienti «Prime».
Una settimana fa il debutto in Italia, dopo lo sbarco dagli Stati Uniti a Londra e Birmingham quest’estate. I risultati sono blindatissimi, Amazon tiene la bocca cucita sull’andamento dei primi sette giorni e non rilascia numeri. Salvo l’orario di maggior traffico: le 18, ça va sans dire. Al quartier generale di via Soperga a Milano si studiano dati e algoritmi per mettere a regime un immenso bazar, «con 19mila referenze – spiega Marco Ferrara, city manager di Prime now a Milano – di cui 2-3mila tra freschi e surgelati», che sono la novità sugli scaffali digitali della creatura di Jeff Bezos. L’elenco si allunga di giorno in giorno. «Da questa settimana avremo anche una selezione di collant, l’hanno chiesto le clienti», chiosa il capo progetto.
Nel complesso, l’andamento della prima settimana conferma le previsioni del gruppo: il servizio è utilizzato per fare la spesa. Coca-cola, ammorbidente, zucchero e carta igienica erano nella lista del primo ordine da un’ora (che ha un sovrapprezzo di 6,90 euro rispetto alla finestra da due), recapitato ai computer del magazzino di Affori alle 7.30 del mattino. Il cuore di questo basso edificio grigio chiaro, un’anonima palazzina come ce ne sono tante in una periferia di casermoni e magazzini, assomiglia a un piccolo supermercato di provincia. Dietro la magia di fare compere sullo schermo dello smartphone c’è un manipolo di settanta addetti, che afferrano il carrello e scorrono di corsia in corsia, dai frigoriferi con la pizza surgelata a minuscoli ripiani dove si impilano olio di semi, shampoo, detersivi, pasta. Insomma, fanno la spesa come la farebbero i loro clienti, se di mezzo non ci fosse un telefonino.
Lettere e numeri guidano mani e occhi nei corridoi, perché non c’è un ordine logico nella distribuzione dei prodotti. Gli spaghetti stanno insieme alla schiuma da barba, la bilancia elettronica con i libri. È, piuttosto, un disordine studiato a tavolino per «ridurre il numero di errori», spiegano da Amazon, che ha costruito la sua ventennale fortuna su tempi stretti e sprechi al minimo. Specie quando, per consegnare in un’ora, ci sono appena quindici minuti per sbrigare le faccende. È lo stesso principio con cui Amazon monitora le abitudini dei clienti, sintetizza desideri e acquisti in algoritmi e modelli matematici e prevede cosa comprare per rifornire il magazzino e cosa far arrivare da altri centri di distribuzione, come quello nazionale di Piacenza. Man mano che il carrello si compone, l’operatore bersaglia codici a barre con un lettore ottico, che spunta la lista e segnala ai magazzinieri che un posto a scaffale va rifornito.
Si termina in cassa, dove il sacchetto riceve l’etichetta con orari e destinazione, espressi da sigle e codici a barre. Piccoli frigoriferi a terra tengono i surgelati in fresco se non sono subito in partenza. Qui si trova anche la campana della consegna ultrarapida, segnala la priorità di un servizio davanti agli altri in lavorazione, tuttavia non suona così spesso. È un altro dettaglio vintage in un magazzino anni luce dall’immaginario fantascientifico dello shopping via web. Tra poco arriva il primo test: Natale. Cenone, spumante, regali last minute. Ferrara anticipa: «Saremo aperti fino alle dieci della vigilia». In Italia Milano è la piazza pilota per Prime now, che il colosso di Seattle punta a esportare nel 2016 in altre città dello Stivale.
luca.zorloni@ilgiorno.net
Un furgoncino di Amazon a Milano
Condividi questo articolo sui Social Network: