“Quello dell’Alto Adige è un problema ciclico, ricorrente. Senza soluzione, a più di quarant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale. È una vecchia ferita, che ogni tanto riprende a sanguinare senza che la gente capisca il perché. È solo una questione di «pacchetti» mai applicati interamente? Oppure un puro fatto di forma (nel senso che cambiando il nome di Alto Adige in Suedtirol si potrebbe appianare tutto)? Il problema è molto più complesso.
Per questo Giuseppe Caprotti, ventottenne, laureato in storia contemporanea alla Sorbona con una tesi dedicata proprio alla questione altoatesina, è voluto partire da lontano. Ha ripreso in esame il triennio 1945-48 per cercare di capire gli sviluppi successivi. Il saggio di Caprotti è interessante almeno per due motivi, anche se arriva sulla scia di parecchi altri libri dedicati al problema Alto Adige. In primo luogo è andato a scavare negli archivi del ministero degli Esteri francese, recuperando una serie di documenti interessantissimi e praticamente sconosciuti. In secondo luogo non si schiera mai con il partito filoitaliano o filoatesino, cercando di mantenere sempre un’obiettività e un’imparzialità da osservatore esterno.”
Il Piccolo 26 settembre 1988


