Su sostenibilità (parola abusta) e greenwashing puoi leggere questo articolo.
Le dimenticanze di Ambrosetti e di De Molli a proposito della sostenibilità
di Luigi Rubinelli
La settimana scorsa ci siamo permessi di criticare, costruttivamente s’intende, il rapporto sul Food di Ambrosetti (leggi qui). Abbiamo letto gli atti, dal rapporto alla relazione introduttiva alle singole relazioni. Alcune le abbiamo rilette. Non abbiamo ascoltato il dibattito perché non è stato registrato. Quindi chiediamo venia se ci sono imprecisioni.
La domanda è questa è riguarda la sostenibilità, sempre e solo la sostenibilità.
Riprendiamo un passo del corposo rapporto sul Food e le imprese di trasformazione:
“Un importante contributo in questa direzione è stato raggiunto il 25 settembre 2015, con l’adozione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, con una lista di 17 Obiettivi e 169 sotto-obiettivi che riguardano tutte le dimensioni della vita umana e del Pianeta. Questi danno seguito ai risultati degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals) che li hanno preceduti, estendendo l’orizzonte temporale di conseguimento di tali obiettivi comuni fino al 2030. Tutti i Paesi, tutti i settori e tutti gli attori sociali ed economici – governi, imprese, società civile – sono chiamati a contribuire allo sforzo di portare il mondo su un sentiero di sostenibilità: per questo l’Agenda 2030 richiede di disegnare processi decisionali e attuativi aperti e partecipati”.
E continua l’approfondimento sulle possibilità dell’Italia a questo processo:
“Il settore agroalimentare italiano, per la ricchezza delle filiere attivate, può svolgere un ruolo di primaria importanza per il rilancio sostenibile del Paese e la sua progressiva transizione verso modelli di produzione e consumo più consapevoli e responsabili. In particolare, 11 dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sono influenzati da una filiera agroalimentare sostenibile:
- l’Obiettivo n.2 “Fame zero”,
- l’Obiettivo n.3 “Salute e Benessere”,
- l’Obiettivo n. 7 “Energia pulita e accessibile”,
- l’Obiettivo numero 8 “Lavoro dignitoso e crescita economica”,
- l’Obiettivo numero 9 “Imprese, innovazione e infrastrutture”,
- l’Obiettivo numero 10 “Ridurre le disuguaglianze”,
- l’Obiettivo numero 11 “Città e comunità sostenibili”,
- l’Obiettivo n.12 “Consumo e Produzione responsabili”,
- l’Obiettivo n. 13 “Agire per il clima”,
- l’Obiettivo n. 14 “La vita sott’acqua”,
- l’Obiettivo n. 15 “La vita sulla terra”
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possono essere direttamente ricondotti alla filiera agroalimentare e beneficiare di uno stile di vita e un’alimentazione sostenibile”.
Sono obiettivi ambiziosi, come si vede. Forse andrebbero attualizzati perché siamo lontani, assai lontani dal realizzarli. Per non parlare della CO2 emessa che dopo i lock down è tornata a livelli impressionanti.
L’Ad di Ambrosetti, Valerio De Molli, ci deve scusare se insistiamo nella critica costruttiva:
- Non era il caso di attualizzare gli obiettivi anziché elencarli e vedere bene a che punto siamo arrivati?
- Bastava prenderne alcuni, i più importanti e i più spinosi, per capire che la loro attuazione è ben lungi dall’essere raggiunta nei tempi stabiliti.
- Siamo vicini alla pubblicazione dei bilanci di responsabilità, che leggeremo con attenzione: il rapporto di Ambrosetti poteva essere un buon supporto per ogni azienda che si appresta a redigerlo e a pubblicarlo.
- Poteva essere un buon battistrada per evitare casi numerosi di green washing come negli anni passati: abbiamo donato tanto a questi, abbiamo aiutato il tal ospedale ma anche quell’altro, abbiamo finanziato la banda civica del paese e via discorrendo.
- Il Rapporto di Ambrosetti ha davvero numerose qualità e risponde a tante domande di informazione e di attualità, ma deve essere soprattutto una guida (se non vi piace il termine morale usate spirituale, se non vi piacciono entrambi usate guida civica), un monumento alla responsabilità e alle sue positive case history, che francamente nel convegno di Bormio (Sondrio) sono un po’ sfuggite alla regia, che ha lasciato ampio spazio al narcisismo degli oratori e alle loro troppo costruite presentazioni.
Non vogliamo sollevare polveroni e basta. Ma è troppo chiedere che quando si parla di sostenibilità economica, sociale, della natura e di noi stessi, sia necessario essere più rigorosi e super partes? Come delle vere guide?
Mia aggiunta personale : tutti gli obiettivi descritti dal forum sono raggiungibili?
In proposito leggi anche : Si può criticare il Forum Food di Ambrosetti e il Farm to fork con i suoi sviluppi?
Redatto il 15 giugno ed aggiornato il 17 giugno 2021



