L’euro è tornato recentemente al centro del dibattito politico ma basta dare un’occhiata ai tassi d’inflazione del nostro paese dal 1973 a oggi per capire che la moneta unica europea ha sicuramente dato stabilità all’Italia.
Negli ultimi 5 anni, da quando c’è l’euro, questi tassi sono stati sotto all’1%.
Alcuni tassi dell’epoca della lira meritano, secondo me, invece, una citazione: si va dal 10,78% del 1973, al 21,06% (!) del 1980, per scendere poi al 5,85% del 1986 o al 4,02% del 1996.
I salari rincorrevano gli aumenti del costo della vita (vedi anche gli scenari su inflazione e mutui, sotto) ma non li raggiungevano mai!
Qualcuno si ricorda le trattative tra governo e sindacati per la scala mobile?
Se ne è parlato anche a proposito della recente scomparsa di Pierre Carniti

Scenari (alcuni possibili effetti sull’economia se l’Italia uscisse dall’euro):
INFLAZIONE
Se decidessimo di tornare alla lira, la Banca d’Italia comincerebbe a stampare Lire per pagare il debito pubblico.
Questo stampare moneta provocherebbe una forte inflazione.
L’inflazione è una tassa occulta che pesa di più sulla povera gente e sui lavoratori dipendenti.
Supponiamo che io abbia uno stipendio di 1500 euro e supponiamo che il giorno dell’uscita dall’euro si decida di convertire 1 euro= 1 lira.
Mi ritroverei con uno stipendio di 1500 lire.
Se oggi un caffè costa 1 euro dal giorno dopo del passaggio alla lira comincerebbe a costare sempre di più perchè l’inflazione
farebbe salire il prezzo. Il problema è che il mio stipendio non verrebbe immediatamente adeguato all’inflazione e io riuscirei a comprare sempre meno cose, sarei più povero: ad esempio , con l’inflazione galoppante dell’epoca , nel 1980 lo stipendio reale di 1500 lire si sarebbe trasformato in 1’185 lire …
MUTUI
Supponiamo che io abbia un mutuo di 100.000 euro.
Il giorno dell’uscita dall’euro mi ritroverei con un mutuo di 100.000 lire.
Immediatamente dopo l’uscita dall’euro la lira si svaluterebbe pesantemente.
Mi ritroverei ad avere il mio stipendio in lire, ma a dover pagare un mutuo in euro con un tasso di cambio molto sfavorevole
Il mio mutuo crescerebbe!!!!
Si potrebbe obbiettare che per legge lo stato dovrebbe fissare la conversione dei mutui con il cambio 1 a 1.
Ma allora fallirebbero le banche perchè le banche i soldi per dare i mutui a noi li prendono sul mercato e chi glieli ha prestati ovviamente.
Non accetterebbe un cambio sfavorevole.
Fallirebbero le banche e chi pagherebbe per rimetterle in piedi? Lo stato, cioè tutti noi. Sarebbe di fatto una mega patrimoniale.
Nella foto sotto: lo scenario esplosivo italiano visto da The Economist

E Le Monde del 5 giugno 2018 conferma questi possibili scenari :
“… se il paese ha, più o meno, i mezzi di sostenere il proprio debito che rappresenta il 132% del suo PIL e del quale rimborso degli interessi rappresenta il 5% delle ricchezze prodotte in un anno, è grazie soprattutto alla sua apparteneneza alla moneta unica. Questa permette all’Italia di rimborsare e , allo stesso tempo, di prendere in prestito a dei tassi molto meno elevati che se l’Italia fosse da sola.
Se il discorso della Lega e dei M5S può sedurre in alcuni strati della società italiana, è perché racconta solo una parte della storia. La loro è una strategia del “passeggero clandestino”, accusa Jean- Luis Bourlanges, deputato MoDem e specialista di questioni europee. I populisti domandano di poter spendere dei soldi pubblici senza contare… ma al riparo dell’ombrello tedesco, che permette loro di avere dei tassi d’ interesse bassi…
Gli italiani , in quanto principali detentori del loro debito, sarebbero le prime vittime di una nuova crisi dell’euro… che butterebbe il sistema bancario nazionale nell’insolvibilità e che porterebbe alla rovina dei risparmiatori…
Se l’Europa è da criticare non è perché è all’origine dei mali dell’Italia”
E il celebre quotidiano francese elenca due ragioni: il flussi migratori, verso i quali l’Italia è stata lasciata sola e la “mondializzazione ” che ha causato il fallimento di molte piccole imprese.
Le Monde elenca poi, però, i nostri problemi endemici come la mancanza di crescita della produttività e critica l’aumento del deficit , annunciato dalla Lega e dai M5S, come possibile arma di crescita :
“continuiamo ad aspettare che ci facciano un esempio di dove questo metodo ha funzionato”
Il presidente del consiglio Giuseppe Conte, nel suo discorso programmatico, ha affermato che il debito dell’Italia è sostenibile: ok, ma con quali tassi?
Quelli bassi dell’euro o quelli “della lira”?
Per essere più chiari per il nostro debito è meglio che i nostri titoli di stato rendano tra lo 0,9% e il 2,45% come nel 2017 (*) ?
Oppure tra il 17,46% e il 18,62%, come nel 1983?
(*) in media, anche se ci sono state 4 emissioni ad un rendimento superiore al 3%.
Fonte: Banca d’Italia.

E il 7 giugno in Germania si dibatteva – a ragione – di un possibile “scenario greco” per l’Italia, non tanto per la volontà di uscire dall’euro che, al momento, sembra scongiurata ma per le intenzioni del nostro nuovo governo di sforare i parametri di Maastricht sul deficit.
Il nostro governo attuale assomiglia molto a quello di Tsipras e Varufakis che voleva spendere soldi che non aveva…
Se non cresceremo molto di più di quanto stiamo facendo ora ,con la fine – nel 2019 – del Quantitative Easing, voluto da Mario Draghi, dovremo emettere titoli di stato (= debito) per altri 30,6 miliardi € (v. Il Sole 24 ore del 9 Giugno 2018), con il rischio di tassi molto più alti o addirittura di un rifiuto , come prospettava Repubblica del 9 Giugno ( il titolo del pezzo era “Lo spread della sfiducia”).
In conclusione questo sembra essere un paese senza memoria, per i fatti propri (gli anni passati) e i fatti altrui (Grecia).
Cercheremo di fargliela tornare, aiutando i nostri giovani a studiare la Storia (con la S maiuscola).
Prima stesura: 8 Giugno 2018



