Redatto il 29 aprile 2023 , aggiornato il 3 agosto 2024
Questo articolo è nella sezione sociale perchè l’inflazione è un fenomeno che colpisce di più le classi sociali meno agiate. E pur essendo in discesa è sempre molto alta: in Italia il grocery (largo consumo confezionato), nel 2023, ha segnato un + 9,5 %.
Da notare che dalla data dell’ultimo aggiornamento – ottobre 2023 – ed oggi si sono aggiunte due conferme di casi conclamati di utili alle stelle di aziende del largo consumo : quello di Pepsi e di Nestlè.
Poi ci sono le accuse di fonti autorevoli come il Financial Times che ad agosto 2024 ha scritto che le aziende di beni di consumo sono state al centro dell’ondata inflazionistica che si è riversata negli Stati Uniti negli ultimi tre anni.
Ma partiamo dall’inizio: prima c’è stata la shrinkinflation. Adesso c’è la greedinflation, un termine difficile da tradurre perchè è composto da avidità ed inflazione.
In Italia parleremmo di speculazione.
In cosa consiste la greedinflation?
Nell’alzare i margini per fare profitti, più di quanto si siano alzati i costi a causa dell’inflazione.
E’ il caso di Procter & Gamble : ” Procter & Gamble has lifted profit margins for the first time in two years after the world’s largest maker of household goods pushed up prices for consumers in recent months at a faster pace than its own expenses rose”.
L’innalzamento dei margini delle aziende quotate , come si vede sotto (secondo l’Università del Massachussets), è avvenuto dal 2020 ( con l’inizio del Covid-19) al 2022 ed è difficilmente denunciabile alle autorità antitrust ora.
Le fonti che affermano che ciò è avvenuto sono ormai tante (il Post, qui, riporta Bloomberg).
Non ci sono solo la Coop, Prometeia o la BCE.
Ma “i gruppi produttori di beni di consumo sono ottimisti dopo l’aumento dei prezzi”.
Tra chi dice che va tutto bene ci sono Nestlè, Pepsico, Kimberly Clark, Coca-Cola, Procter & Gamble.
E perfino Mc Donald’s che – come le altre aziende – ne ha ben donde, basta leggere l’articolo che segue.
Tutti ottimisti?
Bene.
Ma se si legge la stampa francese, ad esempio si trovano :
- il titolo che io ho ripreso “Perchè i margini dell’industria dopano l’inflazione” (Le Monde).
- i nomi dei produttori accusati in prima pagina. E non si tratta solo di produttori del largo consumo.
Ci sono : STMicroelectronis, Stellantis , EssilorLuxottica, Renault, di nuovo Nestlè, ma anche L’Oréal (risultato netto a + 24% , vendite a + 18%). E Il capo di Unilever afferma che il gruppo non sta “approfittando” dell’inflazione ma non chiarisce quanto siano cresciuti i suoi costi rispetto ai suoi margini (leggi in proposito : Doping dei prezzi : accuse ad Algida (Unilever) del luglio 2023).
Da segnalare che tutto il comparto petrolifero, già ampiamente sovvenzionato, è stato favorito dalla guerra. E’ il caso, ad esempio, di Exxon.
I margini dell’industria francese sono diventati il “motore dell’inflazione”, dall’autunno del 2022 in poi.
Il governo – che era già intervenuto precedentemente, cercando di orientare il mercato – chiede, con la GDO francese, che si aprano nuove negoziazioni contrattuali (renégociations) questa estate.
La preoccupazione , in Francia, è grande perchè ” nel primo trimestre gli acquisti a volume nella grande distribuzione sono scesi a – 9%”.
E in Italia ?
I volumi continuano a scendere – con un -5,1%, anno terminante a febbraio 2023. Siamo tecnicamente in recessione ma il governo sembra non esserne al corrente.
Come non sa cosa siano le sgrammature, la crisi dell’acqua (che minaccia l’agricoltura) o l’inflazione causata dall’avidità.
Si occupa di carne sintetica e di insetti, seguendo gli umori delle lobbies ( Coldiretti, Cremonini, Mc’ Donald’s) e distraendo l’opinione pubblica dai problemi veri.
Mario Sassi scrive ” I fatturati che aumentano fanno così comodo a tutti. Il Governo non ha grandi margini di manovra “.
Sul primo concetto sono d’accordo anche se il “trionfalismo” di Confindustria sulla crescita del PIL italiano ( enunciato anche altrove) è fastidioso.
Sul secondo credo invece che le opportunità di controllare ed incidere da parte del governo c’erano, durante il Covid- 19, ma si sono “perse per strada” (enuncio i possibili mezzi : osservatorio prezzi al ministero dell’agricoltura con maggior coordinamento e poteri alle autorità preposte. Ma forse, oltre agli esempi francesi – che conosco bene – ce ne sono altri).
I governi che si sono succeduti negli ultimi anni, in Italia, non hanno considerato i comparti agricoltura- trasformazione-distribuzione come strategici. E, per il momento, non vedo inversioni di rotta.
I giornali parlano di queste problematiche saltuariamente e i produttori, invece di abbassare i listini (alla distribuzione), “fanno più promozioni” ( dando una mancetta di contributi promozionali alla GD e – indirettamente- ai consumatori) , in un contesto di inflazione – su due anni – del 20% (vedi il post di Mario Gasbarrino (*), sotto).
E a me personalmente questa vicenda ricorda l’avvento dell’euro, quando ero in Esselunga: i fornitori, in quel caso, anticipavano l’inflazione (vera o presunta), che si sarebbe dovuta manifestare con l’avvento della moneta nuova.
Alcuni fornitori furono così “sbadati” da metterlo nero su bianco…e dovetti segnalarlo a Centromarca (Confindustria).
In questo caso non si anticipa nulla ma si è “seguita l’onda”.
E per finire : Caro prezzi, verso controlli a tappeto delle Fiamme gialle contro la speculazione (un pò di scena per far vedere che “si fa qualcosa”…).
Leggi anche questi aggiornamenti:
Istat : il potere di acquisto delle famiglie scende, i tassi di profitto delle aziende salgono
USA la FTC (antitrust) accusa : la GD ha sfruttato il suo potere durante la pandemia di Covid-19
(*) MDD : marchio privato, EDLP : Everyday Low Prices (prezzi bassi tutti i giorni, NO promozioni).