Il cambiamento di simboli a Kyiv, in Ucraina. Trovate le mie considerazioni in fondo.
Redatto il 28 luglio, aggiornato il 4 agosto 2023
Questo articolo completa il quadro di : La pirateria russa del grano nel Mar Nero
L’Europa degli aiuti all’Ucraina si spacca sul grano e sui cereali
La prima riunione dei ministri dell’Agricoltura delle presidenza spagnola di turno del Consiglio dell’Ue vede un fronte di Paesi dell’est chiedere di estendere il divieto di acquisto di mais, colza, semi di girasole e frumento sottocosto per i timori legati ai contraccolpi per gli operatori dei rispettivi settori primari
EMANUELE BONINI
25 Luglio 2023
(ansa)
Bruxelles. Aiutare l’Ucraina, come e quanto più possibile, ma senza dimenticare le proprie esigenze e rischiare di risentire della solidarietà al partner in guerra. L’Europa degli Stati mostra segni di cedimento, e si divide sulla questione del grano ucraino. La prima riunione dei ministri dell’Agricoltura delle presidenza spagnola di turno del Consiglio dell’Ue vede un fronte di Paesi dell’est chiedere di estendere il divieto di acquisto di mais, colza, semi di girasole e frumento sottocosto per i timori legati ai contraccolpi per gli operatori dei rispettivi settori primari. La richiesta di Polonia, Ungheria, Slovacchia, Romania e Bulgaria produce tensioni attorno al tavolo, che una seduta aggiornata a settembre, almeno per la questione, e mostra i malumori tra i Ventisette.
La situazione, in sintesi, la riassume il commissario per l’Agricoltura, il polacco Janusz Wojciechowski. Dopo l’avvio delle operazioni militari russe in Ucraina, a febbraio dell’anno scorso, l’Ucraina non ha potuto esportare le proprie derrate alimentari. Le navi sono rimaste ferme fino a luglio, quando l’accordo raggiunto con Mosca grazie alla mediazione turca ha permesso di disinnescare il rischio di una crisi alimentare mondiale.
Ma questa interruzione dei flussi commerciali ha fatto crollare il prezzo dei prodotti agricoli ucraini, cui ha fatto seguito un aumento delle vendite, sulla scia di prezzi più bassi, una volta che le navi hanno potuto lasciare il porto di Odessa.
E’ per questo motivo che la Commissione ha deciso di introdurre un bando temporaneo a mais, colza, semi di girasole e frumento «made in Ukraine». La restrizione è in vigore fino al 15 settembre 2023, ma i cinque Paesi dell’est ne vorrebbero una proroga, almeno fino alla fine dell’anno.
Una richiesta formale avanzata in occasione del consiglio Agricoltura. Wojciechowski per il momento tiene il punto. «Il 15 settembre è la data definitiva», scandisce nel corso della conferenza stampa di fine lavori. Salvo aggiungere che «a settembre dovremo fare il punto della situazione». Perché nel frattempo l’accordo trovato con la Russia con mediazione turca è saltato. Mosca ha deciso di non rinnovarlo con tutte le incognite del caso. «Siamo molto preoccupati, ma non sorpresi, da questa decisione», ammette il commissario Ue per l’agricoltura.
In parallelo c’è la questione meteorologica, con alluvioni e siccità che possono ripercuotersi sui raccolti. C’è poi una questione di mercato. Wojciechowski si dice disposto a continuare con le cosiddette «corsie preferenziali» per il trasporto dei prodotti agricoli ucraini, ma senza un nuovo accordo per far salpare le navi dal mar Nero «il grano russo rischia di diventare più conveniente di quello ucraino per via dei minori costi di trasporto». La macchina bellica di Putin potrebbe continuare a funzionare, dunque. I motivi per prendere una decisione a settembre e valutare se accogliere o meno le richieste di Polonia, Ungheria, Slovacchia, Romania e Bulgaria appaiono dunque reali e giustificati, ma intanto l’Ue si divide.
Contro il gruppo dei cinque si esprimono Germania e Francia. «Non è accettabile prendere i soldi da Bruxelles come compensazione» sul grano «e allo stesso tempo chiudere le frontiere con l’Ucraina» tuona il ministro dell’Agricoltura tedesco, Cem Oezdemir. L’omologo francese, Marc Fesneau, rincara la dose. «Non si può procedere in modo unilaterale», tanto più considerando che come Unione europea «abbiamo concesso a questi Paesi fondi straordinari per far fronte alla situazione».
E aggiunge: «Per la sola Polonia parliamo di circa 3 miliardi di euro, quasi un anno di fondi Pac, non sono spiccioli».
Toni e dichiarazioni che ufficializzano lo scontro.
Ci pensa la Commissione europea a mostrare che il fronte a dodici stelle resta unito, annunciando un nuovo pacchetto da 1,5 miliardi di euro per il sostegno macro-economico a Kiev. Risorse utili per il funzionamento di scuole, ospedali, pagamento di stipendi del settore pubblico e pensioni. Ma dall’altra parte della strada l’Ue mostra i suoi malumori.
C’è solo da sperare che, nonostante l’ultimo golpe in Niger che ha l’appoggio della Wagner, questa questione divida gli stati africani dalla Russia.

Ma i continui bombardamenti dei porti ucraini del Mar Nero – la notizia sotto è del 4 agosto 2023 – non lasciano presagire nulla di buono per le popolazioni locali, per il prezzo del grano (e quindi anche per l’inflazione) e per l’Africa.
E il fatto che l’Ucraina colpisca la nave militare russa nel primo attacco alle esportazioni di petrolio fa crescere il timore di un’escalation:
“A seguito di un attacco di droni nella baia di Novorossiysk, la grande nave anfibia Olenegorsky Gornyak è stata danneggiata”, ha detto Serhiy Bratchuk, portavoce dell’amministrazione militare nel porto ucraino di Odessa, in un post sui social media. L’attacco segue una serie di attacchi russi alle infrastrutture di esportazione di grano dell’Ucraina nelle ultime settimane, sollevando lo spettro di rappresaglie crescenti mentre i paesi prendono di mira le principali fonti di reddito da esportazione degli altri.
I produttori occidentali dovranno capire che siamo in guerra, che ci vuole pazienza e che bisogna mettere da parte i propri egoismi.

Sotto Novorossiysk, il sito colpito oggi in Mar Nero



