Il titolo è stato modificato dal sottoscritto senza tener conto dei (pochi) utili fatti nel 2004, 2006 e 2020. Il titolo sotto è di Repubblica, che omette le ingenti perdite di Unicoop, negli anni .
Questo titolo da un’idea di come si sia ridotta la stampa nostrana, “suddita” dei grandi gruppi.
Il mio bisnonno, Bernardo Caprotti, è stato cooperatore : questa non è una questione personale con le coop.
Per perdite e utili vedi tabella in fondo.
Ristrutturazioni
Dopo 14 anni Unicoop Tirreno riporta un utile sullo scaffale
Maurizio Bologni
Tagli di superfici, costi, personale e razionalizzazione delle vendite rimettono in positivo il bilancio 2020
L’ultimo bilancio in utile risaliva al 2006, quattordici anni fa. Da allora, rosso fisso. Fino al 2020, l’anno del Covid, che Unicoop Tirreno riuscirà a chiudere in positivo di 175mila euro. «Un utile piccolo, ma pur sempre un utile, e nonostante i 7 milioni di euro spesi in misure anti pandemia, il congelamento dei dividendi da partecipazioni finanziarie, tra cui spicca l’1,69% di Unipol, e il calo delle vendite in estate dovuto all’assenza di turisti stranieri sulla costa dove si sviluppa la rete dei nostri negozi», dice il direttore generale della Coop Piero Canova, arrivato nel 2016 al capezzale di un agonizzante colosso da 930 milioni di fatturato, 105 negozi tra Toscana, Lazio e Umbria, 4200 dipendenti. «Nel 2016 – ricorda il dg- la Coop chiuso in rosso per 38,7 milioni, quest’anno nel primo semestre la gestione caratteristica ha registrato un margine lordo di 11,4 milioni di euro. A meno di catastrofi, il turn around è completato».
Come è stato possibile? Efficienza nella gestione e razionalizzazione della rete di vendita, non potendo far leva sui consumi, in calo, e un fatturato che da 930 milioni è sceso a 880 milioni. Ma non solo taglio dei costi. Cambio di filosofia, piuttosto. «Abbiamo cercato – spiega Canova- di tornare alle radici di una Coop nata nel dopoguerra come esercizio proletario destinato ad assicurare vantaggio economico ai soci nella spesa alimentare. Basta l’ipermercato che vende di tutto, televisori, bici e persino tessile, abbiamo provato a tornare a far bene il nostro lavoro che è quello di vendere carote e scatolette di tonno di qualità e a buon prezzo, curare l’assortimento. Così siamo riusciti a rimettere in moto un motore potente, puntando sulla fidelizzazione dei clienti che ci permette di avere una quota di vendite a marchio del 38% sul totale».
La gestione dei costi, capitolo rilevante. «Abbiamo chiuso negozi irrimediabilmente condannati alla perdita, venduti altri, in totale siamo scesi da 105 94 store – dice Canova – e ridotto le superfici, con il negozio principale di Livorno che nel 2018 e dimagrito da 8500 e 4500 metri quadrati di superficie. E poi snellito la direzione generale di Vignale che nel 2016 ci costava 30,5 milioni ora 20 milioni, nella quale lavoravano 500 persone e oggi 360. Avevamo 22 dirigenti e ora 10, persone valide, competenti, che producono risultati. L’occupazione è calata da 4200 a 3800 persone senza un’ora di sciopero. E la scorsa settimana abbiamo siglato coi sindacati il nuovo contratto integrativo, l’ultimo risaliva al 2006».
Il dg va fiero del recupero di efficienza energetica e logistica. «Su quest’ultima – dice- abbiamo migliorato i criteri di gestione dei rifornimenti ai negozi, concentrato nel magazzino di Vignale il servizio agli store toscani e condiviso con Alleanza 3.0 la piattaforma per il Lazio. Sui consumi energetici, oggi spendiamo 4 milioni in meno rispetto a 4 anni fa grazie alle misure di efficientamento nella refrigerazione e nel riscaldamento, per il quale abbiamo introdotto un sistema a pompa di calore governato dall’ intelligenza artificiale che predice le condizioni climatiche. Nel magazzino di Vignale nuova illuminazione ad accensione temporanea in base alle presenze necessità, e poi luce a led ovunque. Infine stiamo lavorando al progetto per avere un tetto fotovoltaico in ogni negozio e colonnine di ricarica nelle sedi per convertire ad ibrido ed elettrico tutto il parco auto che abbiamo ridotto del 40%». Innovazione anche in finanza. «Negli anni scorsi – conclude Canova- abbiamo garantito restituzione immediata ai soci e il prestito sociale è sceso da 920 a 600 milioni. Per il futuro pensiamo a un’emissione obbligazionaria destinata alla sottoscrizione di soci e clienti, qualcosa di assolutamente inedito nella cooperazione. Ci stiamo lavorando con Consob».
Sotto: le cifre da AF del 9 novembre 2020. Aggiornato il 17 novembre 2020.



