Erbicida Roundup, prodotto dalla Monsanto, sullo scaffale di Walmart. agosto 2016
Premessa sull’ agricoltura conservativa
(premessa e nota bene finale di Giuseppe Caprotti con Franco Mari)
L’agricoltura praticata oggi può essere divisa in 4 categorie:
- Intensiva
- Biologica
- Conservativa
- Selvatica
La prima e la seconda sono entrate negli usi e costumi da tempo.
L’agricoltura “selvatica” è totalmente naturale ed è l’appannaggio di pochi agricoltori.
L’agricoltura conservativa è invece , come la biologica , in forte espansione interessando circa 7,5 milioni di ettari in Europa e 80.000 in Italia (dati FAO). Mira all’utilizzo sostenibile del suolo e delle risorse, unite a minori utilizzi di forza meccanica, di manodopera e di composti chimici rispetto all’agricoltura intensiva.
Essa è promossa dalla UE, è presente in tutta Italia ed è su di essa che si focalizza la spiegazione del dottor Stefano Brenna, Dirigente dell’unità organizzativa conoscenza e sviluppo dell’innovazione in ambito agroforestale– ERSAF Regione Lombardia
AGRICOLTURA CONSERVATIVA, tratto dal progetto Life HelpSoil www.lifehelpsoil.eu
a cura di Stefano Brenna
Le pratiche agricole attuali hanno un forte impatto sul suolo, conducendo ad un crescente e progressivo rischio di degrado dei sistemi agricoli ed ecologici; in aggiunta viene previsto che l’agricoltura sarà fortemente interessata dagli effetti del cambiamento climatico, attraverso la riduzione della produttività potenziale e della disponibilità dei fattori produttivi, come acqua e nutrienti, e lo stesso suolo.
Varie evidenze a livello mondiale dimostrano come le pratiche agricole convenzionali basate sull’aratura del terreno conducano alla riduzione sul lungo termine della materia organica contenuta nei suoli. Segni di degrado costituiti da bassi contenuti in sostanza organica e da una tendenza ad una sua continua diminuzione caratterizzano infatti gran parte delle aree ad agricoltura intensiva. Ciò si riscontra anche nella pianura Padano-Veneta dove, in oltre l’80% del territorio (ISPRA, 2011), il contenuto in carbonio organico dei suoli non raggiunge il 2% (valore medio 1,2%).
In queste aree varie altre problematiche ambientali, correlate alla funzionalità dei suoli, interessano poi l’agricoltura, quali:
- elevati consumi di acqua (i consumi irrigui sono stimati pari a 17×109 m3/anno),
- rilascio di azoto nelle acque (nonostante poco più del 10% delle falde denotino contenuti in azoto >50 mg/l, il trend appare in aumento nel 43% dei pozzi monitorati;
- rilascio di fosforo nelle acque superficiali (sebbene in diminuzione, in 1/3 di esse la concentrazione di fosforo totale resta >0,15 mg/l)
- rilascio di azoto in atmosfera (all’agricoltura è attribuito il 94% delle emissioni di ammoniaca e di queste 1/4 viene dai terreni a seguito della fertilizzazione)
- riduzione della biodiversità a livello delle colture e delle aree agricole .
Nelle aree collinari la perdita di sostanza organica si associa poi spesso ad una maggiore erosione dei suoli (il rischio di erosione è stimato variare in queste zone da 5 a 20 t/ha/anno, ISPRA, 2011); ciò ha ripercussioni sulla produttività delle colture e sull’aumento del trasporto di sedimenti nei corsi d’acqua, con conseguenti impatti negativi sugli equilibri degli ecosistemi acquatici, aumentando inoltre il rischio di allagamenti.
L’agricoltura tuttavia può fornire un importante contributo nell’invertire queste tendenze attraverso l’adozione di pratiche gestionali in grado di far recuperare ai suoli la loro funzionalità e di valorizzarne in questo modo i “servizi ecosistemici” che svolgono.
Con servizi eco sistemici vengono definiti i benefici che ci derivano dagli ecosistemi, che risultano di fondamentale importanza per l’intero pianeta; a riguardo basti solo pensare a come quasi la metà del genere umano risulti dipendente dall’acqua.
Le tecniche e le soluzioni che si riferiscono ai principi dell’Agricoltura Conservativa sono riconosciute poter avere un ruolo importante a questo proposito (FAO, 2012). Tali pratiche rappresentano un approccio alla gestione dei sistemi agricoli che mira, da una parte ad assicurare una sostenibile e stabile produttività, contribuendo comunque alla sicurezza alimentare, e, dall’altra, a preservare e a rafforzare le risorse agricole e l’ambiente.
L’Agricoltura Conservativa si basa su tre principi fondamentali: minimo disturbo del suolo con le lavorazioni, mantenimento di una copertura permanente del suolo (non solo quindi nel periodo delle coltivazioni) e attuazione di una diversificazione colturale.
La gestione dei suoli agricoli secondo i principi dell’Agricoltura Conservativa, permette innanzi tutto una riduzione della meccanizzazione (meno ore di impiego e minore potenza delle trattrici) e quindi dei consumi di carburante (con una diminuzione stimata fino al 70%) che le lavorazioni dei terreni richiedono.
L’aspetto più rilevante è però dato dall’effetto di protezione e sviluppo della funzionalità dei suoli che tali pratiche inducono: esse infatti favoriscono la incorporazione e la conservazione della sostanza organica nel suolo, contribuendo alla riduzione delle emissioni di CO2 e alla mitigazione del cambiamento climatico. Nella pianura padano-veneta lo stock di carbonio organico immagazzinato attualmente nei suoli varia da 34 a 60 t/ha (ISPRA, 2011) e può essere stimato un potenziale di ulteriore assorbimento, in presenza di gestioni appropriate dei suoli, di almeno 12,8 t/ha di CO2 equivalente (Regione Lombardia, 2008, ERSAF, 2010). Viceversa, esistono varie evidenze delle strette relazioni esistenti tra intensificazione della produzione agricola e emissioni di gas che agiscono alterando il clima, ed in particolare tra lavorazioni dei terreni intensive e rilascio di anidride carbonica (Reicosky and Archer, 2007; Basch Gottlieb et al.,2012).
Inoltre, l’incremento della sostanza organica migliora le qualità fisiche e chimiche del suolo, aumenta la fertilità e l’assimilabilità di acqua e nutrienti, assicurando una maggiore resistenza delle colture agli stress ambientali e quindi stabilità alle produzioni agricole, riduce l’erosione e la suscettibilità al compattamento del suolo, accresce la capacità di filtro e tampone nei confronti di sostanze inquinanti, e favorisce la biodiversità. In questo modo le pratiche di Agricoltura Conservativa possono dunque contribuire in modo determinante ad incrementare la resilienza e la capacità di adattamento degli ecosistemi terrestri al cambiamento climatico.
Stefano Brenna
Campo ad Albiate: grano e papaveri possono coesistere?
p.s.: gli USA sono, da sempre i grandi utilizzatori dell’agricoltura intensiva, a base di ormoni, antibiotici, ogm ma anche di tecnologia.
La resa negli USA, dal 1960 ad oggi è salita del 500% .
Ma i consumatori si evolvono: non sono più così “pro” agricoltura intensiva.
Con loro è cambiato anche l’approccio delle aziende di beni di largo consumo e il modo di pensare degli agricoltori:
Scott Kinkaid, farmer – su SETTE del 29/7/2016 nell’articolo con il titolo “Nel granaio d’America cresce il dissenso agrario” – ha detto, per esempio :
“Quello che mi disturba delle grandi corporation, come Monsanto, Syngenta, Bayer, è il loro strapotere … sono in grado di imporre prodotti senza una valutazione scientifica davvero indipendente… penso che sugli ogm in America sia venuto il momento di pretenderle …
Io sto diversificando, e verifico che la produzione non ogm è migliore, per qualità e quantità e il costo delle sementi è basso”
Sulla crescita del bio nel mondo vedi Il punto di vista di Food sul bio e sull’e-commerce
Sulla possibile concentrazione del mercato delle sementi e dei pesticidi (fusione Monsanto – Bayer) vedi:
Un’ esempio di prodotto da agricoltura selvatica : il vino di Giuseppe Oglio, che non tratta i suoi terreni da 27 anni


