Redatto il 5 dicembre 2022, aggiornato il 14 giugno 2023
L’industria dei quotidiani italiana. Con la pubblicazione dei dati di settembre da parte di ADS (la società che certifica vendite e diffusione dei giornali italiani) è possibile fare un bilancio dei primi nove mesi di quest’anno e metterli a confronto con quelli del 2021. Per il momento ho preso in considerazione, per realizzare questa prima infografica, l’aggregato di tutte le 60 testate certificate, ma nei prossimi numeri mi prometto di farne altre su singole testate.
Come tengo a precisare spesso oggi i dati su vendite copie sono molto importanti ed ha valore analizzarli attentamente per capire lo stato di salute dell’industria dei giornali ma non ci dicono tutto, o quasi tutto, come in passato.
Detto questo, veniamo ai dati, quante copie hanno venduto i quotidiani italiani nei primi nove mesi del 2022? Mediamente ogni giorno di uscita 1,62 milioni di copie, 124mila in meno rispetto al 2021, con una flessione anno su anno del 7%, considerando tutte le testate aggregate e soltanto le “vendite individuali” cioè quelle alle singole persone e non quelle “multiple” fatte cioè “a pacchetto” a prezzi speciali ad aziende, enti e associazioni
Più nel dettaglio: le vendite cartacee (quindi principalmente attraverso il canale delle edicole, ma in misura nettamente minore anche la GDO), continuano a calare, -9,4% sul medesimo periodo del 2022, ovvero oltre 122mila copie in meno nel giorno medio.
Flettono anche le copie cartacee vendute per abbonamento, -11,6%, non certo una sorpresa visto che da noi sono sempre state pressoché residuali, un problema visto che gli abbonamenti, banalmente, riducono il volume delle copie rese e, quindi, lo spreco della carta che oggi ha raggiunto costi stellari.
Meno scontato (forse) è la conferma della flessione delle vendite delle copie digitali vendute a un prezzo superiore al 30% del prezzo intero (-10.700 copie in meno nel giorno medio rispetto al 2021).
Crescono invece le vendite delle copie digitali a prezzo stracciato (cioè tra 10 e 30% di quello intero), +22mila copie rispetto anno scorso.
Teniamo presente che le copie digitali sono soprattutto un indicatore degli abbonamenti (carta + digitale o solo digitale) e delle membership (accesso a tutti gli articoli del sito + copia digitale del quotidiano), è facile notare come gli editori, anche da noi, stiano sempre più puntando ad aumentare la base di abbonati digitali con offerte molto economiche.
Per questo sarebbe molto interessante avere i dati sui reali ricavi generati da queste tipologie di abbonamento e non soltanto, come spesso avviene, i dati sul loro numero, magari enunciati con toni trionfalistici.
Per concludere: le edicole rappresentano oggi il 73% sull’intero aggregato di copie vendute, gli abbonamenti cartacei il 6%, le copie digitali (vendute a più del 30% prezzo intero) il 12% e il 9% quelle vendute a un prezzo rispetto a quello intero compreso tra il 10 e il 30%.

La domanda finale, guardando i dati sotto, riportati da Mauro Suttora, è : il mercato della raccolta pubblicitaria segue il declino delle vendite dei quotidiani o lo anticipa?
I dati sulla raccolta pubblicitari sono confermati da Prima Comunicazione : 2022 annus horribilis per la pubblicità su stampa (-5,8%) e quotidiani (-6,1%).
Sulla pubblicità digitale leggi questo articolo. E per avere un quadro globale leggi questo pezzo.
p.s. : non crediamo nel ” piano del governo per l’editoria “ a causa del contenuto , in continuo peggioramento, delle principali testate nazionali.



