I paesi poveri ed emergenti vittime del calo degli scambi
I paesi più poveri ma in rampa di lancio per diventare “evoluti” sono tra i perso il loro lavoropiù colpiti dal Covid- 19. Tra loro l’esempio più calzante è il Bangladesh che è stato, fino alla pandemia, il secondo paese esportatore di tessile al mondo dopo la Cina.
Il Fondo Monetario Internazionale ha appena sbloccato una linea di credito importante perchè il paese vacilla: 400 imprese tessili sono fallite e 500’000 persone hanno perso il loro lavoro per un fatturato pari a 2,6 miliardi di €.
I paesi più poveri durante la pandemia hanno potuto consacrare solo l’1,4% del loro PIL agli aiuti economici, rispetto all’8,6% dei paesi più ricchi.
Secondo l’Organizzazione Mondiale del Commercio 1 persona su 10 nel mondo oggi vive sotto la soglia della povertà mentre era 1 su 3 nel 1995. E ciò grazie al quadruplicarsi degli scambi commerciali nel mondo.
Ma gli scambi di merci sono crollati in questi mesi e rischiano di scendere ancora di più a causa di un novello protezionismo: alcuni paesi, come la Francia e gli USA, stanno decidendo di riportare in patria delle attività economiche considerate strategiche.
Da notare che , secondo l’agenzia Cnuced dell’ONU, il commercio contribuisce per il 30% del PIL nei paesi in via di sviluppo rispetto al 18% nei paesi sviluppati.
Gli aiuti alle economie dei paesi più ricchi rischiano di distorcere i mercati ed affossare i paesi più deboli.
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