Redatto il 2 febbraio, aggiornato il 12 febbraio 2022
Il Corriere della Sera
La polemica (*)
«Noi, apicoltori in crisi: senza sostegni chiuderemo»
Giuseppe Barbareschi
Sono un giovane apicoltore trentino. Il 2021 risulta essere l’annata peggiore della storia apistica, che supera il già tremendo 2019. Si parla di un -95% di produzione di miele di acacia (il miele più prodotto che garantisce il reddito agli apicoltori) e -70% di produzione media di miele. Il settore apistico trentino (e nazionale) è al collasso e senza ricevere né contributi Pac né gasolio agricolo o contributi pubblici (come è ad oggi) è impensabile tirare avanti. Con il miele del 2021 mi pago il gasolio utilizzato per il nomadismo (spostare gli alveari per seguire le fioriture) e per recarmi ogni giorno in apiario. Solo grazie al servizio di impollinazione (è un lavoro aggiuntivo) mi pago buona parte delle altre spese. Reddito zero. Poi ci sono le spese per la nutrizione invernale, visto che le api non sono riuscite a fare scorte sufficienti d’estate, con l’aumento del costo delle materie prime che ha interessato anche lo zucchero. A pensare a un altro anno con il rischio di non avere guadagni o indennizzi in caso di annata balorda e senza un sostegno pubblico che riconosca il ruolo ecosistemico dell’apicoltura, mi viene voglia di abbandonare il sogno di una vita… Senza serio sostegno al reddito sarà la fine. Un apicoltore con 15-20 arnie che le tiene per hobby non ne ha bisogno, ma una azienda con almeno 40-50 alveari ha bisogno di un aiuto di almeno 50 euro ad alveare. Altrimenti rimarranno solo gli hobbisti, qualche azienda che fa servizio di impollinazione alle grosse aziende agricole e aziende che confezionano miele straniero, magari spacciandolo per italiano. E della secolare tradizione apistica rimarrà un ricordo amaro.
(*) personalmente non considero questo intervento come polemico. Si tratta della triste realtà.
Leggi cosa ne dice Andrea Rigoni :
Il miele italiano rischia di scomparire. Le cause: l’effetto dell’andamento climatico anomalo che non ha risparmiato gli alveari, le adulterazioni e i pesticidi.

E il piano di azione nazionale (PAN) per l’uso sostenibile dei pesticidi è in ritardo di 3 anni ma la Commissione europea non batte ciglio, dopo avere approvato il PNRR ove i fondi per la ‘agricoltura sostenibile’ sono destinati a pannelli fotovoltaici, logistica e meccanizzazione.
…
3.2) Agricoltura sostenibile e PNRR
L’Italia ha altresì dichiarato che gli obiettivi quantitativi del nuovo PAN ‘prevedono sia un aumento consistente delle superfici condotte con metodi produttivi a basso impatto di prodotti fitosanitari (tra cui un aumento del 60% della superficie biologica e del 30% della produzione integrata certificata – SQNPI), sia la riduzione delle vendite di talune categorie di sostanze attive particolarmente pericolose (candidate alla sostituzione, pericolose e pericolose prioritarie)’. (5)
Il PNRR però – come evidenziato nella preziosa analisi di Francesca Coli e Antonio Manzoni della Scuola Superiore Sant’Anna (10) – non contempla alcun finanziamento in materia di biodiversità nella misura M2C1 (Agricoltura sostenibile), sebbene a essa vengano dedicati € 2,80 miliardi. Ai quali si aggiungono €1,2 miliardi del Fondo Complementare al PNRR per finanziare ‘contratti di filiera e distrettuali per i settori agroalimentare, pesca e acquacultura, silvicoltura, floricultura e vivaismo’.
3.3) PNRR, le risorse sottratte a biodiversità e tutela degli ecosistemi
€ 2,8 miliardi destinati alla ‘agricoltura sostenibile’, nella misura M2C1 del PNRR, sono dedicati a tre aree di investimenti:
– parco agrisolare, € 1,5 mld. Finanziamenti per l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti delle strutture aziendali. Coltivare energia sui tetti, risparmio idrico ed energetico garantito. E l’agricoltura?
– logistica, €0,8 miliardi. Ridurre l’impatto ambientale del sistema dei trasporti nel settore agroalimentare, migliorare le capacità di stoccaggio, potenziare le capacità di export delle PMI agroalimentari italiane e garantire la tracciabilità dei prodotti. E la sostenibilità delle pratiche agronomiche?
– innovazione e meccanizzazione, € 0,50 mld. Trattori elettrici, sensori e droni? Non è male l’idea del diserbo meccanico automatico in luogo di quello chimico, ma è solo una delle molte possibili innovazioni il cui finanziamento non è condizionato alla conversione delle colture al biologico, né ad altri benefici alla biodiversità, né alla protezione di suoli, acque, aria, salute…



