L’approccio di molte catene americane fino ad oggi era stato : comprare una montagna di prodotti asiatici per rivenderli a prezzi stracciati negli USA.
Un terzo del fatturato di Walmart è fatto con prodotti importati.
La distribuzione USA che, almeno in parte, ha già fatto sentire la sua voce in svariate occasioni, è molto preoccupata: pensa che la guerra scatenata da Donald Trump possa far salire l’inflazione di uno 0,4% e possa far scendere il PIL sempre di uno 0,4%.
Sembrano percentuali risicate ma parlaimo di più di 80 miliardi di $. E se i distributori saranno costretti ad alzare i prezzi – e molti lo stanno già facendo – gli americani spenderanno di meno.
L’anno scorso hanno chiuso i battenti 6’000 punti di vendita e quest’anno potrebbero seguirli altri 12’000,
La distribuzione Usa ha perso 50’000 posti di lavoro da gennaio 2019: se Trump porta il suo piano fino in fondo, ai danni causati dall’e-commerce e da Amazon (negli USA), si aggiungeranno quelli causati dalle tariffe doganali.
Da notare che Donald Trump, con la sua guerra, sta – di fatto – rafforzando il nemico cinese, costringendolo a creare una nuova piazza finanziaria, a Hong Kong.
E mentre Trump nega il cambiamento climatico i cinesi stanno cercando di sfruttarlo per estrarre petrolio, gas, uranio, oro, platino e zinco.e minerali dall’Artico.
Si parla del 20% delle riserve mondiali.
Sotto: accessori da cucina “Made in China”, da Walmart.



