PRIMO PIANO Il Sole 24 Ore lunedì 18 GENNAIO 2021
rapporto talent garden-forward fooding
L’avanzata Foodtech: 17 miliardi di investimenti nel 2020
Flavia Landolfi
Con 65 miliardi di investimenti in dieci anni, più di 5.348 imprese, 4500 operatori e un tasso di crescita annuo del 42% il Foodtech (il variegato universo della tecnologia applicata al cibo) non conosce la parola crisi. E anzi sta avanzando a passo di carica nel mercato mondiale, dribblando gli effetti della depressione pandemica che stritolano interi settori economici. L’innovazione declinata al food per rafforzare efficienza e sostenibilità di produzione, distribuzione e consumo è da record. A mettere in fila i numeri è il rapporto «The state of global Foodtech report», elaborato da Talent Garden – piattaforma per l’innovazione e la formazione – sulla base dei dati di FoodTech data navigator di Forward fooding, realtà internazionale dedicata all’industria agroalimentare, con la partnership di Accenture, Unilever e Var Group.
Con soli 10 anni di vita alle spalle, il settore è in continua crescita. Non fa eccezione il 2020, che conferma il trend in ascesa con 17 miliardi di euro di investimenti.
La top eight
Si fa presto a dire Foodtech. In realtà a guardar bene ci sono segmenti dove il business tira di più.
«Il settore più caldo dove l’innovazione è di casa è quello dell’agricoltura», dice Davide Dattoli, cofondatore e Ceo di Talent Garden. «Su questo fronte – continua – si sta giocando una partita con enormi investimenti in startup e in nuove tecnologie, che stanno ridisegnando il modo di fare agricoltura: e quindi sostenibilità, nuovi prodotti, nuova domanda di food». In gergo si chiama agritech, e include tutti i servizi e le tecnologie che puntano ad aumentare l’efficienza e la sostenibilità dell’agricoltura e dell’allevamento: secondo il rapporto, è primo per numero di aziende (1.521) con 14 miliardi di investimenti.
Chi invece ha le performance più alte in termini di “funding” è il settore del delivery: 889 aziende, per investimenti di 31,5 miliardi di euro (il 48% dell’intero settore foodtech).
Un altro segmento in forte ascesa è quello del Next-gen food and drinks: sulla carne-non-carne, insetti, prodotti a base di funghi, bevande sostitutive dei pasti lanciati sul mercato da 1.210 imprese, si sono coagulati negli ultimi 10 anni 6,2 miliardi di investimenti, di cui oltre 2,4 nel 2020. Le altre tendenze nella “top eight” sono le cucine e i ristoranti tech (396 imprese per 4,8 miliardi), le app e i servizi per i consumatori (584 aziende per 3,5 miliardi), il riciclo (350 aziende per 1,8 miliardi), la trasformazione (165 imprese per 1,7 miliardi) e infine la tracciabilità (233 players per 1,6 miliardi).
Il mappamondo
A guidare la classifica dei Paesi più forti svettano gli Stati Uniti e il Canada: è qui che si concentra più della metà degli sforzi economici mondiali, con 34 miliardi di risorse impiegate negli ultimi dieci anni e più di 1300 players tra startup e aziende più mature.
Segue l’Europa con 14,3 miliardi e l’Asia con più di 13. «Silicon Valley, Londra e Israele, con oltre 1.000 startup incentrate su agrifoodtech, stanno attirando più del 30% degli investimenti globali – spiegano in Talent Garden – e stanno iniziando a emergere hub come Singapore, Parigi e Berlino». Per quanto riguarda l’Italia, «il mercato è ancora sbilanciato sul food piuttosto che sul tech – dice Dattoli – la nostra economia è ancora di nicchia».
L’ecosistema
L’interesse crescente verso questo settore si legge anche nei dati sull’ecosistema: secondo il rapporto, negli ultimi cinque anni sul foodtech gravitano 980 business angels, 240 acceleratori, 3.260 investitori istituzionali e venture capital e 260 investitori corporate.