PM 2,5
La Pianura padana è prima in Europa per numero di morti per inquinamento
di Elena Tebano (note finali e foto del sottoscritto)
«Non ho mai visto morire nessuno di inquinamento». La frase, sentita casualmente in una conversazione tra amici sulla qualità dell’aria a Milano, mi è rimasta impressa. È vero: non diciamo praticamente mai «è stato l’inquinamento» quando qualcuno si ammala, o peggio, muore. A meno che non abiti a Taranto, o in generale vicino a un grande stabilimento industriale. Perché il nesso causale tra “normale” smog cittadino e mortalità non è evidente. Facciamo fatica a vedere l’inquinamento nell’aria, figuriamoci il suo effetto sui nostri corpi.
Eppure la scienza è ormai concorde, come riassume l’Health Effects Institute di Boston qui: l’esposizione a breve termine all’inquinamento atmosferico può causare e aggravare allergie, asma, e bronchite, infiammazioni alle basse vie respiratorie. Alti livelli di pm 2,5 (le polveri sottili) possono causare nell’immediato attacchi di cuore, aritmie e «persino la morte» alle persone che hanno già problemi cardiaci. Si è visto anche che quando le polveri sottili sono più alte aumentano le assenze per asma dei bambini a scuola. Ma è soprattutto l’esposizione a lungo termine a far male, anche ai sani: causa diabete, ictus, broncopneumopatia cronica ostruttiva (un’ostruzione irreversibile delle vie aeree), cancro ai polmoni e cardiopatia ischemica. Nelle zone particolarmente inquinate si registrano inoltre tassi più alti di disfunzioni metaboliche, disturbi del sistema nervoso centrale (tra cui malattie neurologiche e psichiatriche), nascite premature, sottopeso o con un ritardo di crescita. In altre parole quando una persona ha un ictus, o il diabete, molto spesso è perché è malata di inquinamento.
Una ricerca su mille città europee appena pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet Planetary Health e realizzata da Università di Utrecht, Global Health Institute di Barcellona e Tropical and Public Health Institute svizzero, conferma adesso che la Pianura padana è il luogo in Europa in cui si muore di più di inquinamento. La classifica è sconfortante, in particolare per quanto riguarda le morti per polveri sottili, le pm 2,5. Le dieci città in Europa con il maggior carico di mortalità attribuibile a questi inquinanti sono: Brescia (Italia), Bergamo (Italia), Karviná (Repubblica Ceca), Vicenza (Italia), Unione metropolitana dell’Alta Slesia (Polonia), Ostrava (Repubblica Ceca), Jastrzebie-Zdrój (Polonia), Saronno (Italia), Rybnik (Polonia), Havirov (Repubblica Ceca). Verona è all’11esimo posto, Milano al 13esimo, Treviso al 14esimo, Padova al 15esimo, Como al 17esimo, Cremona al 18esimo, Busto Arsizio al 19simo, Pavia al 21esimo, Novara al 22esimo, Venezia al 23esimo, Pordenone al 24esimo, Piacenza al 25esimo, Ferrara al 26esimo, Torino al 27esimo, Gallarate al 29novesimo (si potrebbe andare avanti ancora a lungo, qui c’è la classifica completa). A questo si deve aggiungere che Torino è la terza città in Europa per mortalità associata al diossido di azoto, e l’area metropolitana di Milano la quinta (tutti i dati si riferiscono al 2015).
Non dovremmo parlare d’altro. E invece la notizia è passata praticamente inosservata, e anzi è stata anche contestata. Dipende in gran parte dal fatto che «non vediamo nessuno morire di inquinamento». Una cecità relativa che fa molto comodo alla politica, perché permette a chi ci governa e amministra di non occuparsi davvero di questo problema. Affrontarlo e risolverlo richiede misure difficili, impopolari e anche gravose per l’economia. Come rivela uno studio realizzato da Greenpeace Italia e Ispra, e citato da Greenreport, «in Italia riscaldamento e allevamenti intensivi sono responsabili in totale del 54% del pm 2.5». Il biossido di azoto invece è prodotto soprattutto dal traffico automobilistico, e questo spiega perché i livelli più alti si registrano a Torino e Milano. Non abbassare le emissioni però ha un costo umano altissimo. «Nelle sole città italiane prese in considerazione, rispettando gli standard dell’Oms, si potrebbero evitare ogni anno quasi 15 mila morti premature» calcola ancora Greenpeace.
Qualcosa, dal 2015 a oggi si è iniziato a fare. «Il ministero dell’ambiente ricorda — scrive ancora Greenreport — di aver stanziato 180 milioni di euro nel 2019 per il miglioramento del trasporto pubblico nelle regioni del Bacino Padano; nel dl Agosto è stato previsto il fondo pluriennale da 900 milioni dal 2020 al 2034 e di 40 milioni l’anno dal 2035, per l’abbattimento delle emissioni di polveri sottili e ossidi di azoto, sempre nelle regioni del Bacino Padano». E l’Ecobonus al 110% aiuterà a ridurre le emissioni di pm 2,5 per i riscaldamenti. È un inizio, ma non basta. Dobbiamo pretendere che la politica faccia della riduzione dell’inquinamento atmosferico una priorità, a partire dal dibattito pubblico.
Un’ultima cosa: una conferma della pericolosità dello smog per la salute arriva anche dall’epidemia di Covid 19. Francesca Dominici, scienziata italiana dell’Università di Harvard, ha dimostrato con il suo gruppo di ricerca che «basta una differenza di un microgrammo nella media di pm 2,5, il particolato ultrasottile, per aumentare il tasso di mortalità del nuovo coronavirus del 15 per cento» (qui l’articolo). Non è un caso che la Pianura Padana è uno dei luoghi al mondo che ha pagato il più alto tributo di morti alla pandemia.
Aggiungo :
“Il legame tra inquinamento e covid : non perché il virus viaggia con le polveri sottili ma perché l’esposizione continua all’inquinamento di certe zone provoca anche in soggetti giovani e sani un’infiammazione prolungata con iperattivazione del sistema immunitario”. Francesca Galbiati, medico.
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La pianura padana è , da sempre, una delle aree più inquinate d’Europa. La “novità” sta nel possibile collegamento con il Covid 19.
“… tra le 20 città europee con la mortalità più alta per polveri sottili 14 sono città padane…”.
Antonio Scurati, Corriere della Sera, 24 gennaio 2021.
Aggiornato il 27 gennaio 2021



