Redatto il 19 luglio 2012. Con alcuni aggiornamenti dell’8 luglio 2023
Il tentativo di “fusione” tra Casino, Delhaize ed Esselunga.
I rapporti tra Esselunga e Delhaize sono cominciati alla fine degli anni ’80. Con la catena belga veniva avviata e gestita la centrale d’acquisti europea SEDD ( iniziali delle catene fondatrici Sainsbury’s, Esselunga e Delhaize a cui si aggiunse in seguito il gruppo Docks de France).
Il 28 ottobre del 1998 venivo invitato, con l’allora direttore amministrativo di Esselunga, dottor Carlo Alberto Corte Rappis, ad una riunione con i nostri colleghi di Delhaize (Pierre-Olivier Beckers e Gui de Vaucleroy, rispettivamente CEO e Presidente della società). Delhaize proponeva un’alleanza tra la loro società ed Esselunga, con una holding quotata (Delhaize lo era già), con il 51% in mano alle famiglie Caprotti e Beckers ed il 49% di flottante.
Il 3 novembre ringraziavo Beckers per la proposta e chiedevo che venisse studiata la fattibilità , dai punti di vista fiscale, finanziario e gestionale di questa possibile alleanza.
Il 24 dicembre svelavo il mio pensiero a mio padre (“rimango convinto che sia una grande opportunità” e “terrei la porta aperta non socchiusa”) esprimendogli la mia volontà di partecipare ad un ‘eventuale appuntamento con i belgi l’11 gennaio.
Il 6 gennaio 1999 , contrariamente a quanto prospettato in precedenza, arrivava a Limito di Pioltello una proposta che assomigliava ad un’acquisizione di Esselunga, che avrebbe avuto come contropartita dei titoli nel gruppo Delhaize.
Inoltre il gruppo belga avrebbe potuto aprire negoziazioni con terzi non specificati (“Les parties confirment par ailleurs dès à present leur accord sur le principe de la mise en oeuvre… d’eventuels partenariat strategiques entre Cesar – nome in codice di Delhaize – et des tiers”).
Mio padre Bernardo, in due lettere, tra l’8 gennaio e il 29 gennaio annullava ogni appuntamento e declinava tutte le offerte di Delhaize.
Cosa era successo? E cosa quali erano le vere intenzioni di Cesar (Delhaize)?
La risposta si trova, almeno parzialmente, in un documento mandato a da Giuseppe alla sorella Violetta a gennaio 1999.
Casino, che all’epoca pesava circa 13,5 miliardi di $, contro i 7,4 di un’eventuale società congiunta Delhaize + Esselunga, proponeva un’incrocio azionario (vedasi sintesi di documenti qui sotto) attraverso il quale Casino avrebbe messo piede in Italia.
E non solo. Attraverso le due holding previste (Dexia France e Dexia Belgium) legate da incroci al 50% Casino avrebbe avuto una posizione forte in Francia, Belgio e Stati Uniti (dove Delhaize aveva 1157 supermercati contro i suoi 111 in Belgio mentre Casino vi possedeva 261 supermercati Smart and Final). Il mega gruppo avrebbe anche avuto propaggini in Pologna, Repubblica Ceca, Grecia, Indonesia, Taiwan, Tailandia, Argentina e Uruguay.
Da tempo il signor Christian Couvreux, presidente del consiglio di sorveglianza di Casino e il signor Etienne Snollaerts, directeur des activitès internationales dell’omonimo gruppo, tastavano il terreno in Italia, presso di noi, per capire i punti di forza e di debolezza della famiglia e del gruppo.
Non erano certo i primi ne gli ultimi a volerci comprare ma il loro approccio, a distanza di anni, guardando il contesto attuale, è stato sicuramente tra i più interessanti.
Per capire la situazione bisogna fare un piccolo passo indietro: nel 1991 Jean- Charles Naouri, finanziere pied noir (francese, nato a Bone, quando l’ Algeria era francese), compra la catena bretone Rallye.
Nel 1992 Rallye e Casino si fondono e Naouri diventa il primo azionista di Casino (che apparteneva fino ad allora alla famiglia Guichard di Saint- Etienne).
Nel 1997 Naouri si compra due catene francesi famigliari, Franprix e Leader Price.
Nel 1999 Casino acquisisce il 25,5% della catena Pao de Acucar in Brasile.
E’ la svolta del gruppo: Casino ne comprerà un pezzo, facendo credere alla famiglia Diniz (*), proprietaria di Pao de Acucar, che avrebbe avuto un ruolo nel gruppo Casino, quando nella realtà ha l’intenzione ben precisa di prendere il controllo assoluto della catena a conduzione famigliare brasiliana, come ha sempre fatto finora con tutte le aziende delle quali ha preso una minoranza.
Così continuerà a fare con la metà di Monoprix (2000 (**)) e altri piccoli gruppi o filiali di grandi aziende nel mondo.
Con il Brasile Casino prende però una dimensione mondiale perché entro quest’anno il signor Abilio Diniz, fondatore di Pao de Acucar sarà costretto a vendergliela, come da accordi siglati nel 2005.
Oggi il Brasile pesa per il 49% dei dei 46,5 miliardi di € fatturati dal gruppo Casino nel 2011 e i paesi emergenti (Brasile, Colombia e Tailandia) contribuiscono al 68% sel suo risultato operativo (EBIT).
Nel 1979 quando, portato a San Paolo dall’amico Francesco De Marchi (foto in fondo), lavorai qualche mese da Carrefour Brasil , Carrefour era leader incontrastato nel panorama della distribuzione brasiliana.
Oggi Casino – attraverso Pao de Acucar – fattura 23 miliardi di € mentre Carrefour Brasil appena 12,4. Carrefour è in gravi difficoltà in Francia, in Italia e nel mondo in generale.
Il nuovo Ceo di Carrefour Georges Plassat ha appena annunciato di voler uscire dalla Grecia con una perdita secca per il gruppo di 200 mio. di € e ha detto che ci vorranno tre anni per rilanciare Carrefour.
Plassat ha segnalato come una sua possibile nuova mossa lo smantellamento della strategia del brand unico Carrefour, appena implementata in Italia e in Francia. Sembra che su questo punto Casino, che va molto bene, non sia un riferimento perché in Francia l’azienda di Naouri ha il suo nome sulle insegne di superette (petit Casino), ipermercati (Gèant Casino) e supermercati (Casino supermarchè).
Per tornare alla “fusione” del 1999, se conosciamo quella che fu la risposta di Esselunga, possiamo immaginare come anche Delhaize avesse capito che Casino proponeva – a lungo termine – la perdita totale della sua indipendenza .
Oggi Delhaize è grande un po’ meno della metà di Casino (21,1 miliardi di € rispetto ai 46,5 di Casino) e sta forse subendo maggiormente gli effetti della crisi, visto che la maggioranza del suo fatturato proviene dal Belgio e dagli USA, paesi con minor tasso di crescita economica rispetto al Brasile, ma Pierre- Olivier Beckers ne ha conservato la carica di CEO
N.B. : tra il 2013 e il 2015 Beckers si è ritirato e Delhaize si è poi fusa con Ahold.
(*) Tra la fine del 1998 e il 1999 era anche venuta a trovarci anche la famiglia Diniz del Grupo Pao di Acucar, pensando in qualche modo di diventare, prima o poi, padrona di Esselunga.
Il sig. Diniz tornò anche successivamente, come si può rilevare dalla lettera qui sotto
(**) A breve dovrebbe prenderne il controllo totale.
Documenti dagli archivi di Giuseppe Caprotti :
1) Alcune charts della proposta di alleanza
2) Corrispondenza di Giuseppe con Beckers e Bernardo Caprotti
3) Sintesi della proposta di Beckers a Bernardo Caprotti
4) Le risposte di Bernardo a Beckers
5) Tre chart dell’ “idea” di Casino
Le note a mano sono di Giuseppe Caprotti
1) Alcune charts della proposta di alleanza
2) Corrispondenza di Giuseppe con Beckers e Bernardo Caprotti
3) Sintesi della proposta di Beckers a Bernardo Caprotti
4) Le risposte di Bernardo Caprotti a Beckers
5) Tre chart dell’ “idea” di Casino