Sopra: Giuseppe davanti a un Walmart, in Canada, nel marzo 2019
Ricevo da Alessandro Belgiojoso, che ringrazio, questo articolo:
Guerra (Eataly): Amazon Whole Foods operazione epocale
Per il sottoscritto l’acquisizione di Whole Foods da parte di Amazon è prima di tutto una scorciatoia per arrivare, oltre ad un marchio importante nel food USA (come dice giustamente Andrea Guerra) a un know how nei prodotti a marchio privato che Amazon non ha.
Sotto trovate delle foto di alcuni recenti lanci di prodotto a marchio (di fantasia) i cui problemi sono di duplice natura:
- Questi prodotti, che ho assaggiato, non hanno nulla di che.
- Inoltre la loro procedura, dal momento della scelta dell’articolo da lanciare, all’uscita sul mercato, è lenta e macchinosa.
Insomma Amazon, con Whole Foods, acquisisce qualità nel marchio privato (che hanno l’alta marginalità che manca ai prodotti food di marca) e velocità, essenziali per l’azienda di Jeff Bezos, che deve guadagnare e vuole continuare a crescere a doppia cifra ogni anno.
Sotto: oltre ai prodotti a marchio di Amazon anche una foto di Giuseppe Caprotti con Marco Gualtieri e Giò Bertolini a Seattle davanti alla sede di un nuovo ufficio di Amazon
Concludo dicendo che la frase di Guerra : “Non si può più trattare il mondo “on line” come una cosa diversa dal negozio fisico. Perché l’esperienza, per il consumatore, è sempre la stessa” non mi trova molto d’accordo.
Come ho avuto modo di dire recentemente:
Se Amazon guarda fuori dal web, nel mondo reale, l’unico possibile approccio potrebbe essere – come dice Alain Caparros- AD del colosso tedesco Rewe (con il quale Esselunga ha avuto una joint venture tra il 1995 e il 1999)
che il supermercato diventi “il balsamo per il tuo spirito, un posto dove tu ritroverai il tuo macellaio, il tuo panettierie e i buoni odori della tua infanzia”
E io aggiungo che il supermercato dovrà farlo con empatia digitale:
ormai esistono due mondi, che a volte si confondono, quello reale e quello virtuale. E la distribuzione deve concentrarsi sul primo ma non può tralasciare il secondo.
Parliamo quindi di due esperienze diverse, che devono incrociarsi.
Ma comprare on-line o in un reparto frutta e verdura di Whole Foods, non è la stessa cosa.
Ciò è ancora più evidente nel non food e nello specifico nel tessile, dove nei negozi si possono provare i capi che si vorrebbero comprare, on- line no.
Per by-passare questa situazione Amazon ha ha appena lanciato Prime Wardrobe : i clienti potranno acquistare da 3 a 15 articoli tra un catalogo di un milione di abiti, scarpe o accessori, tra i quali spiccano marchi come Calvin Klein, Levi’s, Lacoste e Adidas.
Li riceveranno a casa in una scatola (foto sotto) che potrà essere riutilizzata per rendere ad Amazon quelli che non vanno bene. Chi terrà 3 o 4 articoli riceverà uno sconto del 10% e chi ne tiene 5 o di più il 20%.
Quello che per ora è un test potrebbe , come al solito, diventare una realtà consolidata per i milioni di abbonati Prime (negli USA sono stimati tra i 60 e gli 80 milioni).
La quota di mercato di Amazon nel tessile quest’anno potrebbe superare quella di Macy’s e andare oltre l’8%.
Quest’anno hanno già chiuso 138 grandi magazzini JC Penney, 68 Macy’s e 54 Sears.
Nel frattempo Walmart ha comprato Bonobos per 310 mio. di $
Bonobos si è sviluppata vendendo abiti da uomo: ha iniziato online e ora ha 36 negozi-showroom.
Con questa mossa Walmart ha fatto capire al mercato che la sfida con Amazon si svolge a 360°:
si va dal cibo,al non food, passando dalla tecnologia e le start-up, senza barriere tra la rete e i negozi fisici (offline).
Il seguito si trova su : Amazon- Whole Foods (contro Walmart)
Redatto il 23 giugno, riaggiornato il 2 settembre 2017


