Redatto il 24 marzo, aggiornato il 31 marzo 2022
La svizzera Nestlè è recentemente finita nel mirino di Anonymous perchè continua ad operare in Russia.
Il collettivo di hacker, ieri, ha attaccato la multinazionale svizzera: Nestlé attaccata da Anonymous: 10 Giga di dati pubblicati online.
Sotto : meme pubblicitari che giocano sui nomi, Unilever diventa Unileaver (Uni che se ne va).
Si stima che 400 aziende occidentali abbiano deciso di lasciare la Russia.

La spagnola Inditex (vari marchi, tra cui Massimo Dutti e Zara) ha sospeso “temporaneamente” le sue attività in Russia. L’azienda vi operava con 502 punti di vendita, che davano lavoro a 9’000 persone. Le attività in Russia rappresentavano l’8,5% del suo fatturato. Inditex ha dichiarato che recupererà queste vendite altrove nel mondo.
La svedese Ikea cambierà nome in Idea. E l’azienda sarà russa.
Anche la svedese Spotify ha sospeso il servizio in Russia.
Anche Heineken e Carlsberg se ne vanno.
La statunitense Mc Donald’s cambierà nome in zio Vanja. Non si capisce se i suoi 850 ristoranti verranno requisiti o nazionalizzati (” McDonald’s suspended operations at its 850 Russian restaurants, it promised to continue to pay its 62,000 employees there”). I prodotti , comunque , saranno al 100% russi.
Molte altre aziende , soprattutto agricole, hanno deciso di restare (es. : Cargill o Bayer, Wall Street Journal del 22 marzo 2022).

La situazione è decisamente molto complessa per le 1200 aziende francesi operanti in Russia, con 160’000 dipendenti.
Renault – il cui maggior azionista, con il 15%, è lo stato francese – è in Russia dal 2008, dove ha investito 2 miliardi di euro. Detiene il 29% del mercato automobilistico, in parte tramite il marchio Lada. Vi impiega 44’000 persone, in tre stabilimenti, tra i quali quelli ex Fiat di Togliattigrad (oggi la città si chiama Togliatti). Renault è maggioritaria rispetto al gruppo statale russo Rostec (68% contro 32% (*)).
Se Renault se ne andasse probabilmente l’azienda si fermerebbe e il costruttore francese, che vi produce circa 500’000 auto all’anno – perderebbe quanto investito. Inoltre il suo conto economico, a livello mondiale, ne risentirebbe.
Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina il corso delle sue azioni ha avuto un rendimento peggiore di tutto l’indice borsistico CAC (-20%).
(*) Rostec è un conglomerato statale, che controlla 700 aziende – tra le quali Lada – Avtovaz (auto), Kamaz (camion) ma anche Kalashinikov (armi, vedi sotto foto dell’AK 47) – ed è guidato dall’ ex collega di Putin al KGB, Sergei Chemezov.
Su Renault puoi leggere qui o anche questo articolo.

Sulle aziende francesi in Russia (Danone, Lactalis, Bonduelle) puoi leggere qui.
Queste aziende hanno detto che sospendono i nuovi investimenti ma resteranno su territorio russo, finchè potranno.
A rischiare sono però anche altri grandi gruppi, anche italiani (*) , come Pirelli. Di seguito trovate una lista di “aziende da boicottare” trovato sui social.
(*) tra grandi e piccole le nostre aziende sono all’incirca 500

Per quanto riguarda l’Italia, dopo carbone, idrocarburi e metalli, importiamo dalla Russia soprattutto legno, carta, alimenti per animali e cereali. Fonte Ossevatorio CPI Università Cattolica del Sacro Cuore
Da Mosca a Vladivostok vendiamo moda, mobili, macchinari. Le PMI , soprattutto di Emilia- Romagna, Veneto e marche, coprono il 34,99% dei prodotti italiani, venduti in Russia.
Ammonta a 24,7 miliardi di € la perdita delle nostre esportazioni negli 8 anni che hanno seguito il primo embargo.
In Europa nessuno ha pagato in proporzione un prezzo più salato di noi. L’esempio dell’export del vino italiano la dice lunga sulle possibili perdite di fatturato – i parla di 400 milioni di € – dei produttori italiani. Per l’Asti spumante, ad esempio, il mercato russo è fondamentale.

Chi rimane rischia di doversi “adattare” (solo componenti o prodotti russi , tangenti- Auchan è stata al centro di uno scandalo, raccontato da Le Monde, o – nel tempo – nazionalizzazione).
Con la possibilità di un boicottaggio o un attaccco di hacker, come nel caso di Nestlè.
Il gruppo Auchan, con le insegne Leroy Merlin, Decathlon e Auchan ha 77’500 dipendenti in Russia.
Ma il gruppo familiare francese ha già altri problemi : ha appena cambiato, per l’ennesima volta, il suo vertice.
E continua a perdere vendite in Francia (la sua quota di mercato da 8,4%, che era nel 2013, è scesa a 6,7% nell’agosto 2021).
Saprà far sopravvivere la filiale del gruppo in questo ginepraio?
Chissà.
(**) Decathlon e Leroy Merlin non dipendono da Auchan ma dall’Associazione Familiare Mulliez.

Ma se guardiamo i numeri i due grandi gruppi non possono non rimanere. Ciò non significa che abbiano la mia approvazione. Tutt’altro. Nel testo parlo solo di ragioni economiche. Nessuna considerazione politica.
Auchan vi sviluppa più del 10% del suo fatturato (3,2 miliardi su 30,5 totali) e per Leroy Merlin, la Russia è la secondo paese al mondo con 5 miliardi di € di fatturato, contro i 7,9 miliardi sviluppati in Francia (Le Monde).
Per Renault la situazione è ancora più difficile : la filiale russa pesa per il 18% del fatturato e metà del risultato operativo del settore auto.
Renault possiede anche, in Russia, la RB Bank. Fonte : Le Monde.
Difficile, in queste condizioni, dire “me ne vado” perchè ne va della sopravvivenza dei due gruppi (Renault e Auchan con Decathlon e Leroy Merlin).
Ovviamente i due gruppi avranno soppesato tutte le conseguenze del caso : Renault , ad esempio, è oggetto, in tutto il mondo, di una campagna contro la sua presenza in Russia.
Delle aziende italiane, invece, si sa poco o nulla : Unicredit, con i suoi 4’000 dipendenti, è ancora là mentre Enel ha comunicato che se ne andrà. Dal punto di vista giornalistico sarebbe opportuno saperne di più,
Sotto : la campagna contro Renault “sponsor della guerra di Putin”.
Nel frattempo, il 24 marzo 2022, l’azienda ha cambiato linea : La Renault ferma la produzione in Russia, secondo mercato europeo.
Ciò ha due implicazioni a breve : disoccupazione degli operai russi e una perdita di 2,5 miliardi di € nel primo trimestre 2022 per Renault.
Il problema Renault rischia di essere un secondo macigno nella campagna per le elezioni presidenziali per Emmanuel Macron, dopo la vicenda corsa, con la morte di Yvann Colonna.



