Carrefour è in difficoltà da tempo. Questa non è una novità.
Si parla di una possibile alleanza con Auchan (dopo averci provato, senza troppe convinzioni, con Casino).
Quel che gli analisti- opinionisti (etc) sembrano ignorare è che Auchan è una società retta da una famiglia- di 1400 membri – che ha una cultura del business che è all’opposto di quella di Carrefour.
Per la famiglia Mulliez la Borsa è il “cancro del mondo” (Le Monde 27 Luglio 2021).
Sotto Gèrard Mulliez , fondatore di Auchan, nel 2014.

Il capostipite di questa famiglia si chiamava Louis Mulliez (1877- 1952) ed aveva un’azienda tessile che produceva lana.
I suoi 11 figli (tra i quali Gèrard) , dopo la sua morte, nel 1955, invece di separarsi, decidono di fondare l’Associazione Familiare Mulliez (AFM) : le azioni del gruppo possono essere vendute solo tra i discendenti di Louis e della moglie Marguerite.
Nel 1964 l’AFM accetta le sorelle dei figli di Louis (non per femminismo ma perchè la dote toglie capitale alla famiglia…).
E poi vengono accettati i congiunti . Ma se si divorzia e ci sia allontana dalla famiglia bisogna rivendere le azioni al gruppo! .
Negli anni ’60, con la crisi del tessile, i figli di Louis decidono di diversificare nel commercio: inizia il loro successo.
Oggi i discendenti sono 1400, di cui 800 sono membri dell’AFM (dove si entra se si è accettati dagli altri).
Il gruppo, definito da alcuni “una setta” (che segue un modello di “comunismo famigliare“, gestisce 130 tra marche ed insegne (Auchan, Leroy Merlin, Boulanger, Decathlon, Kiabi, Pimkie, Norauto, Flunch, etc.), 700’000 collaboratori per un fatturato vicino ai 100 miliardi di €.
Vi sono 150 membri dell’AFM in 200 cda.
Di solito il presidente delle società è un membro della famiglia e il direttore generale è un esterno.
E i figli non succedono ai padri (così è andata con il figlio di Gèrard Mulliez, ed esempio) perchè il rischio “litigio” o “appiattimento” sulle posizioni del padre è troppo forte.
l’AFM ha una Direzione, eletta ogni 4 anni, che ha diritto di veto sulla vendita delle azioni del gruppo.
Il rapporto con i soldi da parte dei membri del gruppo è distante. Quasi calvinista, nonostante i Mulliez siano cattolici ferventi. Si viaggia solo con mezzi pubblici, ad esempio. Nessuna ostentazione di ricchezza. Anzi.
Si narra che un giorno un membro della famiglia Dassault (tra le più ricche di Francia) sia stato accompagnato, per tornare a casa, alla fermata di una metropolitana da uno dei cugini Mulliez che mettendogli in mano un biglietto del “metrò”.
E il Dassault avrebbe risposto che non ne aveva mai presa una.
Al che il Mulliez avrebbe replicato: “non è mai tardi per iniziare” (a prenderla).
Conclusione : le uniche cose che Carrefour e di Auchan sembrano avere sono il sovrannumero di ipermercati e la lotta quotidiana sui prezzi che fanno sì che gli indipendenti (Système U, Leclerc e Intermarchè) abbiano un risultato economico decisamente superiore alla media del risultato di Auchan, Casino (anch’essa con sovrabbondanza di ipermercati) e Carrefour (*).
Come farebbero a fondersi queste due culture così diverse? Anche solo per un progetto, dove i Mulliez vorrebbero sicuramente avere il comando.
Lo dico essendo noi stati, come Esselunga, soci – almeno sulla carta, per un breve periodo – di Auchan, nella centrale di acquisti europea SEDD : Gèrard Mulliez fece venire fino a Lille Bernardo Caprotti – e altri – solo per dirgli che l’alleanza con Sainsbury’s, Delhaize ed Esselunga non gli interessava. Io non potei andarci perchè avevo un ginocchio rotto. Ma il gesto e i modi dei Mulliez mi colpirono.
Ricordo poi che, secondo me, la fusione Carrefour- Promodès, nei primi anni 2000, contribuì ai guai successivi di Carrefour (per la quale avevo sempre nutrito grande ammirazione, avendoci lavorato ed avendone copiato alcune impostazioni).
E poi, nella parte alimentare, nell’offerta ma anche nel marchio privato, soprattutto, ci sarebbe tanto ma tanto da fare, per Carrefour.
Infatti se a Milano, a Porta Nuova, Carrefour , che ha ripreso la gestione ex Bio C’Bon, ha rimediato al problema del nome Carrefour mancante all’ingresso,accanto al logo, lo ha finalmente messo…

all’interno del punto di vendita la sensazione di grande confusione permane.
Sotto : tre confezioni a marchio Carrefour :
1 i wafer senza il nome dell’insegna
2 i sacchetti gelo con nome e logo
3 il sapone di Marsiglia che ha solo il nome ma non il logo sulla confezione. Si tratta di soli 3 esempi, ce ne sarebbero molti altri.
Infatti, il gruppo, nel nostro Paese, dove continua ad avere vendite a parità di rete negative, ha appena annunciato l’ennesima ristrutturazione con 1’800 esuberi.
Carrefour, almeno in Francia, continua a sperimentare di tutto e di più ma perchè Carrefour, prima di sondare improbabili alleanze, non torna ai fondamentali?
I prodotti, i consumatori, la sua identità, la “trappola degli ipermercati”, etc.
(*) Secondo Philippe Escande di Le Monde : Carrefour, Auchan e Casino avrebbero il 3% di margine operativo medio mentre quello degli indipendenti sarebbe pari al 12%.
Leggi anche : Carrefour Italia, ipermercati con ricavi in netta diminuzione: in 4 anni persi 600 milioni.
Nel frattempo l’ “accordo” è saltato. Come volevasi dimostrare..
E il gruppo cerca un’uscita non troppo dolorosa per i lavoratori degli ipermercati , leggi in proposito : Francia : Carrefour verso il franchising.
Pubblicato il 4 ottobre ed aggiornato l’25 ottobre 2021


