Canada, a Nord avanza l’Oceano A Sud crescono alberi d’ulivo
Pagina a cura di Marco Valsania per Il Sole 24 ore del 16 aprile 2023
Riscaldamento globale. Sopra, l’azienda agricola Olive Farm di George e Sheri Braun che produce olio di oliva made in Canada a Salt Spring Island nella British Columbia. In Canada con l’aumento delle temperature aumentano le terre coltivabili ma anche i problemi legati a siccità, incendi ed eventi climatici estremi. A sinistra, un incendio nelle foreste dello Stato dell’Alaska. Dentro il Circolo Polare Artico in vent’anni le aree fagocitate dalle fiamme sono quasi triplicate.
Di seguito, un’immagine della pesca dei granchi artici, che verrà sospesa per due anni per il collasso della popolazione dei crostacei, diminuita del 90 per cento a causa del surriscaldamento delle acque
La calotta glaciale artica della Groenlandia non è mai stata così calda come in questo Millennio. Dove un tempo c’erano terreni ghiacciati nascono prati verdi e piante di cotone. La grande isola attaccata al Nord America, territorio danese autonomo, vede svanire al sole ogni anno 250mila miliardi di tonnellate di ghiaccio
NEW YORK
George e Sheri Brown sono soddisfatti. L’ultimo anno è andato meglio del previsto per la loro Olive Farm, che dal 2016 produce olio extravergine tutto canadese dall’uliveto nella Salt Spring Island, a sud di Vancouver, scommettendo su un microclima favorevole. «Speriamo continui», annunciano sul loro sito.
Il sogno agrario dei Brown non è più isolato in un Paese dove oggi solo il 6,3% del territorio è coltivato (in Italia supera il 40%). A nutrirlo è un calcolo all’apparenza paradossale: che il climate change porti più opportunità che emergenze al Canada, moltiplicando giorni di clima moderato, facilitando l’accesso a risorse, aprendo passaggi marittimi. Un paradosso che per i critici è ragione d’allarme, di incomprensione degli amari frutti dell’effetto serra, il moltiplicarsi di eventi estremi tuttora sottovalutati: maltempo, incendi, siccità alternate a inondazioni, avanzate dell’Oceano nel Nord.
Pronostici in controtendenza hanno trovato eco: il vasto Paese del nord america potrebbe conquistare tra i 5 e i 25 giorni di clima moderato, rispetto a una perdita globale di quattro giorni entro il 2035. Tra le righe di qualche rapporto governativo si cita proprio l’agribusiness: «Un’estensione della stagione vegetativa e inverni più miti e corti», che possono «aumentare la produttività» e permettere «raccolti più redditizi». Il valore delle praterie potrebbe salire del 4%.
Un’analisi sulla rivista scientifica Plos One stima che possano essere strappati al gelo 4,2 milioni di chilometri quadrati per raccolti entro il 2080, oggi ne ha meno d’un milione, compreso il selvaggio Yukon.
Laurence Smith, docente di Scienze ambientali a Brown, è noto per aver affermato che il Canada può assurgere a “superpotenza globale” facendo leva su una rara combinazione di circostanze, quali abbondante acqua dolce, rotte artiche senza ghiacci con l’avanzata dell’Oceano nel Nord del Canada e temperature addolcite.
L’agenzia Moody’s ha classificato il Paese tra i “climate winner”: il riscaldamento potrebbero portare in dote uno 0,3% al Pil, 9 miliardi l’anno, entro il 2050.
Le risposte agli ottimismi non hanno tardato. Avvertono che ogni vantaggio è più che annullato dai costi d’un cambiamento climatico che vede il Canada, per la sua latitudine, riscaldarsi a ritmi doppi o tripli della media.
Vancouver e la circostante British Columbia – dove ha sede Olive Farm – sono già testimoni dei dramma. Nell’estate 2021 una cupola termica record da 50 gradi centigradi, seguita da incendi e inondazioni, ha mietuto oltre 600 vittime e fatto 17 miliardi di danni. È solo l’inizio. La città fa i conti con innalzamenti dei livelli oceanici di due metri in vent’anni, a rischio di finire in parte sommersa. Nella sua regione tre quarti della popolazione vive in zone costiere.
Gli stessi servizi segreti del Canada hanno denunciato il cambiamento climatico quale pericolo per sicurezza e prosperità. Hanno citato «irreparabili perdite di infrastrutture e intere comunità». L’ufficio di bilancio del Parlamento ha aggiunto che «ha impattato e continuerà a impattare negativamente» il Pil, con tagli del Pil del 5,8% nel 2.100.
Il Climate Institute del Canada stima che nei dieci anni al 2025 l’economia avrà sacrificato 25 miliardi di dollari canadesi e entro metà secolo oltre cento miliardi.
La frequenza di eventi estremi traumatizza anche l’agricoltura. Che con il riscaldamento può inoltre risentire della diffusione di specie invasive e nocive. Di più: il Nord del Paese ospita gigantesche foreste boreali serbatoio di anidride carbonica – 208 miliardi di tonnellate – a rischio con un loro ritiro. Mentre la scarsa qualità del suolo liberato dal freddo potrebbe vanificare sogni bucolici, lasciando intatti gli incubi dell’effetto serra.
Da notare che il Canada è tra i più grandi produttori ed esportatori di grano al mondo e che la siccità , nel 2022, ha già generato carenza di materia prima (ed inflazione).
Sotto : immagine della British Columbia.