I Caprotti e la Coop: la vendita di Esselunga, Aldo Soldi e “Falce e carrello”

... Queste notizie sono quasi contemporanee ad una mia proposta, dell’ottobre 2004, per acquistare la quota di maggioranza di Esselunga, proposta che fu respinta. A questo punto s’inizia a parlare di altre quattro offerte, in particolare una del colosso americano Walmart; e anche Aldo Soldi, dal 2004 presidente dell’ANCC – Coop, Associazione Nazionale Cooperative Consumatori, manifesta l’interesse al suo acquisto, perché il passaggio in mani straniere sarebbe stato un disastro per l’economia alimentare italiana. Mossa poco astuta, che sarà fra i motivi per cui nel 2007 Bernardo pubblicherà il suo libro Falce e carrello.

I Caprotti e la Coop: la “guerra” su più fronti

(…) Iniziamo a pensare a un dossier che dimostri come, sia dal punto di vista dei soci che da quello sociale, le cooperative siano imprese come le altre. Ne consegue che le condizioni di favore di cui beneficiano sono aiuti di Stato. Creiamo un gruppo di lavoro interno e (…) raccogliamo tutta la documentazione necessaria per sostenere la nostra convinzione. Il dossier verrà portato poi a Bruxelles da Federdistribuzione e cambierà, almeno in parte, la tassazione delle cooperative. In loro difesa si muove persino Massimo D’Alema ma la nostra vittoria, di cui non potrò cogliere i frutti, è importantissima. (…)”. (G. CAPROTTI, Le ossa dei Caprotti. Una storia italiana, Milano 20243, pp. 149; 187 – 188; p. 269).

I Caprotti e i tessuti: il logo della Manifattura, Max Huber, 1958

Negli anni ’50, Bernardo Caprotti interpellò il grande grafico svizzero Max Huber, che avrebbe disegnato il logo per la Supermarkets poi Esselunga, per creare un nuovo logo anche per il suo cotonificio. Il concetto del disegno parte anch’esso, come per la Supermarkets, dall’idea della lettera iniziale – la C – allungata ad arte per contenere il nome completo dell’azienda; in un’altra versione, il nome si sposta in corpo lettera, e nell’occhio della C salta la nuova capretta stilizzata e modernissima.

La famiglia Caprotti, innovazione e tradizione in una manifattura italiana: operai dal carcere di San Vittore

Quando, nei primi anni postunitari, i Caprotti costruirono il primo grande stabilimento nel vero senso del termine, ritrovandosi infine con migliaia di metri quadri di spazio, inizialmente non avevano del tutto chiaro cosa metterci. Probabilmente pensano ad una sorta di “manifattura accentrata”, e a tal fine acquistano diversi macchinari rivolgendosi a vari produttori, tra i quali anche il carcere milanese di San Vittore il cui direttore, Eugenio Cicognani, è personalmente appassionato e ideatore di un telaio a regolatore di nuova concezione, costruito dai detenuti.

La famiglia Caprotti, innovazione e tradizione in una manifattura tessile italiana: Alessandro Belgiojoso e la mostra “La meccanica della Caprotti”

Alessandro Belgiojoso è un affermato fotografo a livello internazionale, marito di Albertina, figlia di Giovanna Albertini D’Urso, a sua volta figlia di Gianni Albertini, esploratore e mio prozio. Anni fa, nel 2008, mi rivolsi a lui per fotografare un fondo documentario conservato nel mio archivio dal quale poi sarebbe nata, nel 2011, una mostra a pannelli. Suo zio Giuseppe Barbiano di Belgiojoso (1924 – 2022) era amico di mio padre Bernardo e probabilmente anche di mio nonno Peppino

La famiglia Caprotti, innovazione e tradizione in una manifattura italiana: Albiate e la Svizzera

Bernardo Caprotti, proprietario agricolo, fonda su suoi terreni a Ponte Albiate la Bernardo Caprotti di Giuseppe per la tessitura del cotone. L’azienda Caprotti è ancora improntata su un sistema di produzione quasi preindustriale: pochi e semplici macchinari, molti magazzini, operai-contadini che tessono soprattutto a domicilio. Nel 1866 erano circa 1500. La grande rivoluzione industriale che trasformerà l’Europa è però in atto…

I Caprotti e i tessuti della Manifattura Caprotti

Fodera materazzo bleu solido/Bordato tinto in olio/Filtorto per uomo/Bordato straforte color solido/Bordati comuni, e di questi se ne fa il maggior consumo, massime poi se son belli disegni e tinte, e buon prezzo./Questi sono i tipi de’ generi per le nostre campagne, e si desidera conoscere i prezzi ristretti nelle altezze relative, e le condizioni che potrebbero fare coteste fabriche