Redatto il 30 gennaio, aggiornato l’8 febbraio 2024
Il grande magazzino tedesco KaDeWe dichiara bancarotta
Sam Jones a Berlino
© Bloomberg
Il grande magazzino più famoso della Germania, KaDeWe, ha dichiarato fallimento.
L’istituzione fondata 117 anni fa, di proprietà congiunta della Signa Holding di René Benko e del Central Group tailandese, ha dichiarato di non potersi permettere di pagare l’affitto del suo negozio a Berlino, uno dei più grandi punti vendita di lusso d’Europa.
Signa, fallita a novembre, possiede l’edificio KaDeWe attraverso una struttura separata dalla sua società operativa e ne addebita l’affitto.
I creditori che cercano di recuperare i soldi dal gruppo immobiliare di Benko non sono stati disposti a scendere a compromessi sulla riduzione degli affitti, rischiando di svalutare le loro garanzie.
Da Le ossa dei Caprotti, pagina 205 : “[in Esselunga] creiamo le enoteche (il colore [verde] dei mobili l’abbiamo adottato con Bernardo, a Berlino, nei grandi magazzini KaDeWe), le pescherie [con il pesce servito].
In via Ripamonti, a Milano, testiamo i banchi per il taglio della carne. Inseriamo degli angoli speciali per l’olio extravergine di qualità superiore [idea di Gaetano Puglisi], arricchiamo i frigoriferi disposti di fronte alla gastronomia con salumi [Citterio] e formaggi preaffetati e già confezionati .
Diamo maggior spazio ai surgelati, testando diversi tipi di banchi, alla cioccolata e alle caramelle.
Sono tutti prodotti con reddittività molto elevate, che arricchiscono sempre più la varietà dell’offerta nei confonti dei clienti e rafforzano i nostri profitti.
Miglioriamo ulteriormente i servizi estendendo la rete dei bar, facendo i primi esperimenti nel 1998 a Parma e nel Bresciano [a Sarezzo],
poi inseriamo spazi per aiutare i genitori che vengono a fare la spesa: creiamo aree di intrattenimento per i bambini , i bagni con il fasciatoio e così via.
Rimangono nel cassetto solo alcuni sogni legati all’e-commerce…”
Nota bene che il superstore di via Ripamonti, nel 2002, conteneva tutti i servizi descritti qui sopra , bar incluso [e molti altri ancora, es.: i giornali, la profumeria].
Sotto il bar Esselunga di Verbania [la calligrafia è di Germana Chiodi], prima che venisse creata la divisione dedicata alla somministrazione e che ai bar – disegnati da Vico Magistretti – venisse dato il nome Atlantic, nel 2002.
A sinistra, nella foto, si intravedono i prodotti Esselunga bio che intendevo promuovere attraverso i nostri bar: “ [nel 2000 ] Con Paolo De Gennis sono andato a San Francisco per raccogliere idee e tornando abbiamo reimpostato i bar all’interno dei supermercati, mettendoci prodotti biologici e postazioni per connettersi al web..”.
Poi la vicenda è diventata ideologica: ” Lui fa sradicare le postazioni , e i prodotti bio con loro, e fa ridisegnare i bar nello stile un pò da mensa sovietica che hanno ancora adesso. Scrive a tutti una di quelle comunicazioni tra il punitivo e il pedagogico ricordate da Giulio Malgara: – se de gustibus non est dispuntandum (sui gusti non si deve discutere) è pur vero che il brutto, il non armonico è un valore assoluto – asserisce nel suo ruolo di custode del gusto universale “ (…)
Le ossa dei Caprotti, pagine 219 e 220.
Oggi vi sono 117 bar.
Le enoteche, invece, non sono state terreno di scontro e i clienti, almeno all’epoca, hanno beneficiato della consulenza di sommelier AIS. La nuova gestione ha cambiato il colore degli scaffali, da verde a color legno.