Redatto il 16 giugno, aggiornato il 13 settembre 2024
Il Circolo degli Economisti, economista presso Natixis
L’economista identifica, nel suo articolo, due possibili reazioni al calo della popolazione attiva: l’accumulazione preventiva di beni all’estero, per generare reddito esterno, o la modernizzazione dell’industria, per generare guadagni di produttività.
Quasi tutti i paesi europei si trovano ad affrontare l’invecchiamento demografico e il calo della popolazione in età lavorativa (da 15 a 64 anni). Questa è diminuita del 2,5% nella zona euro e del 2% in Francia, tra il 2010 e il 2023.
Il calo del tasso di fertilità, cioè del numero di figli che ogni donna ha in media, amplificherà questo movimento. Nel 2023 era solo 1,36 in Germania, 1,68 in Francia, 1,24 in Italia e 1,19 in Spagna, mentre dovrebbe essere leggermente superiore a 2 per garantire il ricambio generazionale.
Possiamo quindi prevedere un calo della popolazione in età lavorativa del 17% tra il 2023 e il 2050 nella zona euro e del 7% in Francia. Completamente diversa la situazione negli Stati Uniti, dove questa popolazione è aumentata dell’1% all’anno dal 2018, con una recente accelerazione dovuta all’immigrazione: sono stati registrati negli Stati Uniti 647.000 immigrati nel 2021, 1,9 milioni nel 2022, e il loro numero dovrebbero raggiungere i 3 milioni nel 2023, anno che ha visto anche 878.000 naturalizzazioni. In India, la popolazione attiva è cresciuta del 3% all’anno dal 2018, contribuendo per quasi la metà alla crescita economica del paese in questo periodo.
Quale strategia adottare in Europa di fronte a questa preoccupante situazione demografica? Una prima strategia possibile è quella della… rassegnazione. Corrisponde all’analisi teorica conosciuta come “popolazione ottimale”, secondo la quale un paese che subirà un calo della popolazione in età lavorativa dovrà, finché non si è verificato l’invecchiamento, accumulare attività sull’estero, non sotto forma di debito pubblico titoli di altri Paesi, ma in quello degli asset produttivi – investimenti in imprese e infrastrutture – di Paesi che resteranno giovani… Così sembra aver fatto, ad esempio, il Giappone…
La seconda possibilità è quella di aumentare la produttività con forti investimenti nella ricerca e nella modernizzazione delle imprese (con investimenti ad esempio su informatica, robotica, telecomunicazioni, AI, semi conduttori etc.) … la Corea del Sud, di fronte al calo bi fecondità ha reagito investendo il 5% in ricerca sul PIL nel 2022.
…Tra i tre paesi più importanti dell’Europa del Sud , Spagna, Italia e Francia, solo quest’ultima ha imboccato, negli ultimi anni, questa strada.
Sotto : una riflessione interessante di Inglobando sulla demografia. L’Italia, senza l’apporto degli emigranti è destinata al declino. Già più di 20 anni fa in Esselunga i lavori più umili, che gli italiani non volevano più fare (es.: pulire il pesce, fare le pulizie) erano svolti da pakistani, africani, cinesi, etc..La riconferma arriva dal mondo delle piccole medie imprese : Italia : imprenditori nati all’estero in forte crescita, nati in Italia in decremento.
Sul calo demografico ed il cibo puoi leggere: Nestlè e il cibo anti invecchiamento. Interessante anche questo punto di vista sull’economia: L’Europa ha una mancanza di grandi aziende tecnologiche, una quota ridotta della produzione mondiale e, con la diffusione del protezionismo, nessuna speranza di eguagliare la generosità americana o cinese sulle industrie nazionali…
Anche a causa di questa tendenza, valida in tutto il mondo più industrializzato, è impossibile che si possa evitare un aumento dell’immigrazione con una maggiore natalità come spererebbe di fare il governo Meloni.