Incassi in calo e allarme costi: è tempesta perfetta per la ristorazione autostradale
Chiesto al Governo l’avvio di un confronto per individuare misure di intervento in grado di salvaguardare il settore
Incassi in calo tra il 10-15% al netto dell’inflazione, costi per le concessioni alle stelle a cui si sommano le altre spese per i servizi di pubblica utilità in carico alle imprese della ristorazione autostradale.
«Il nostro settore è al centro di una tempesta perfetta, con il rischio di non sopravvivere alla prossima stagione estiva» avverte Cristian Biasoni, presidente di Aigrim, l’Associazione che raggruppa le aziende di ristorazione a catena più importanti operanti nelle aree di servizio autostradali, negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie, nei centri urbani e nei centri commerciali che lancia l’allarme -.
Nel periodo estivo sono a rischio i servizi per i consumatori su tutta la rete». I conti delle insegne della ristorazione moderna sono sotto pressione anche a causa dei tassi d’interesse molto alti e dalla necessità di disporre sempre di personale operativo h24, 7 giorni su 7.
Questo il quadro nonostante il traffico sulla rete sia ritornato ai livelli pre pandemia. «È necessario creare tempestivamente le condizioni per far crescere i volumi di un settore che impiega oltre 25mila addetti e che oggi è letteralmente sul punto del collasso – rimarca Biasoni –.
Prima di tutto si deve intervenire sulla struttura dei costi parametrando la durata delle concessioni agli investimenti, riducendo e rendendo totalmente variabili i canoni da versare ai concessionari autostradali e spostando a carico degli stessi alcuni costi, come quelli dei servizi di pubblica utilità come, per esempio, la gestione dei bagni e le aperture notturne, attualmente non più sostenibili dalle catene di ristorazione».
Preoccupano inoltre le disposizioni emanate dall’Autorita regolazione trasporti (Art) con la delibera 1/2023 per l’assegnazione delle concessioni per la ristorazione autostradale, qualora adottate, rappresenterebbero un colpo ferale per un settore già fortemente colpito dalla pandemia e oggi al centro di una profonda crisi.
Le nuove norme prevedono, tra l’altro, la presenza di almeno due operatori food per area di servizio, il ritorno dei punti di ristoro sottopensilina gestiti dai distributori di carburante e infine l’introduzione di un meccanismo di calmieramento dei prezzi, che limita fortemente la libertà di impresa degli operatori, senza tener conto complessivamente delle specificità peculiari del settore della ristorazione in concessione. «Riteniamo che queste disposizioni produrrebbero riflessi irreparabili sul mercato della ristorazione autostradale e quindi paradossalmente anche sulla stessa utenza che si pretendeva di tutelare» dice Biasoni.
Così Aigrim, che rappresenta 12 tra le grande imprese della ristorazione con oltre 3 miliardi di ricavi, ha ufficialmente chiesto al Governo l’avvio di un confronto per individuare misure di intervento in grado di salvaguardare un settore che rappresenta uno dei principali biglietti da visita per il turismo enogastronomico nel nostro Paese soprattutto nel periodo esti.
Insomma i Benetton hanno scelto il momento giusto per vendere a alla svizzera Dufry.