“Poche frasi, pronunciate a voce più alta del dovuto. In famiglia si raccontava che l’Esselunga fosse entrata nella nostra vita così, grazie alle chiacchiere udite involontariamente da mio zio Guido e dal suo grande amico Marco Brunelli nella toilette dello storico Hotel Palace di St. Moritz (…).
A parlare senza curarsi a sufficienza di chi potesse ascoltare sarebbe stato Cesare Brustio (…). Brustio spiegava a un conoscente che Nelson Rockefeller aveva intenzione di inviare alcuni suoi uomini in Italia con l’obiettivo di aprire dei supermercati e cercava dei soci locali, disposti a rimanere in minoranza. Con l’energia dei venticinquenni lo zio Guido e Brunelli, che erano diventati amici alla fine della guerra, si precipitarono ad Albiate per avvertire mio papà Bernardo e tutti insieme riuscirono, poi, a soffiare l’affare ai Brustio e ai Borletti, entrando in società con Rockefeller e arrivando ad aprire il primo supermercato moderno d’Italia (…).
Avevo sempre considerato questa storia come verosimile, almeno a grandi linee (…). In un giorno d’estate del 2019 ho avuto però modo di incontrare Marco Brunelli, che mi ha rivelato alcuni fatti di cui non ero a conoscenza (…).
Purtroppo il racconto di Marco Brunelli chiarisce, una volta per tutte, che la storia di St. Moritz è come minimo romanzata. (…)”. (pp. 42-43). (…)
È (…) il grande amico di Guido a far entrare mio zio e il fratello Bernardo in società con Rockefeller. Lo conferma un (…) memorandum che viene inviato al magnate americano (…) con la descrizione delle quote che gli italiani avranno nella nuova società e con le indicazioni su chi dovrà sedere in consiglio di amministrazione.
A scrivere è (…) Wallace Bradford, che riferisce il ruolo chiave di Brunelli, Bertolini e dei Crespi e (…) mostra di conoscere davvero poco i due nuovi arrivati: ‘È previsto che il più vecchio dei Caprotti (non sono sicuro quale sia dei due) faccia parte del consiglio di amministrazione’. (…)” (pp. 59 – 60).
La conferma sul fatto che gli americani non sapessero chi fossero i Caprotti, e su chi ne fosse il capo famiglia, viene data dal telegramma di ringraziamento di Nelson Rockefeller, dopo la famosa cena con gli involtini mangiati da Guido Vergani,che viene inviato a Guido Caprotti.
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