Grano ad Albiate, giugno 2022
Redatto il 17 giugno, aggiornato il 18 giugno 2022
L’INTERVISTA. IVANO VACONDIO. MANCANO CONVOGLI FERROVIARI E TRASPORTATORI PER SPEDIZIONI VIA TERRA
«L’Italia non riesce a importare il grano che compra in Europa»
Micaela Cappellini
Il Sole 24 ore 12 giugno 2022
A settembre in Italia rischiamo di non avere i cereali necessari per realizzare sia i prodotti alimentari destinati al mercato interno, sia quelli destinati all’export. «E questo sì che sarà un vero disastro, un problema ancora più grande di quello dell’aumento dei costi di produzione dovuto al rincaro dei prezzi dell’energia e delle materie prime». L’allarme arriva dal presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, ed è solo in parte legato al conflitto russo-ucraino. I cereali ci sono, dice. E molti dei contratti d’acquisto sono anche già stati fatti. Il vero nodo, il collo di imbuto, è la logistica.
L’interruzione delle forniture di cereali è legata al blocco del traffico marittimo nel Mar Nero?
La chiusura delle rotte che portano il grano ucraino e russo in giro per il mondo è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il vero problema sono le linee di trasporto su rotaia e su gomma. Il blocco del Mar Nero ha semplicemente fatto aumentare la domanda di spedizioni via terra, perchè quella minoranza di aziende italiane della trasformazione alimentare che si approvvigionava via mare ore si è dovuta spostare su rotaia o su gomma. E queste infrastrutture, già sovraccariche, non reggono più.
Dove si trovano gli imbuti per il trasporto dei cereali?
L’Italia è un Paese di trasformatori, che importa dal 50 al 70% delle materie prime di cui ha bisogno e il grosso dei cereali lo prendiamo dall’Est Europa e dalla Francia. Prendiamo lo snodo ferroviario di Villa Opicina a Trieste, da cui transitano tutti i cereali provenienti dalla Romania, dall’Ungheria, dalla Slovacchia e dalla Croazia, in pratica i nostri principali fornitori: fino a qualche anno fa da Villa Opicina passavano 40 binari, oggi ne sono rimasti dieci. Qui le merci si ingolfano, con il risultato che prima bastavano 3-4 giorni per far arrivare i carichi dall’Est Europa, e ora ce ne vogliono 30. Sempre che si trovino i vagoni per il trasporto.
Vuol dire che non si trovano i vagoni per i trasporti su rotaia così come non si trovano gli autisti dei camion per i trasporti su gomma?
La mancanza di autotrasportatori è un problema anche per le aziende italiane che hanno bisogno di fare arrivare i cereali che hanno acquistato. Ma sì, c’è anche un problema di scarsità di convogli ferroviari. La cosiddetta rotazione dei vagoni speciali non funziona, i container su rotaia non tornano rapidamente indietro per essere riempiti di nuovo e non ci sono locomotori a sufficienza. In Slovenia sono in corso lavori ferroviari che rallentano la circolazione verso l’Italia. Anche con la Francia, che è un altro nostro grande fornitore di grano, abbiamo molte difficoltà: la Sncf, il principale operatore ferroviario in Francia, ha dato in gestione esclusiva a pochissimi grandi operatori il trasporto dei cereali, tagliando fuori tutti i piccoli operatori privati cui non concede né i convogli né le tracce.
Perchè sostiene che il problema dell’approvviginamento di cereali in Italia scoppierà a settembre?
L’estate in Italia è il momento del raccolto e le imprese hanno la stampella della produzione nazionale. Ma a settembre il problema si mostrerà in tutta la sua ampiezza.
Cosa può fare il Governo per arginare questo rischio?
Il Governo oggi si sta preoccupando molto del fatto che nel mondo ci sono realtà, come quelle africane, che per colpa della guerra in Ucraina rischiano di andare incontro a un grave carestia. E fa bene a farlo, è doveroso. Ma non deve sottovalutare i rischi cui sta andando incontro anche il nostro Paese. In Europa noi siamo il Paese più esposto alle difficoltà di approvvigionamento dei cereali. I francesi per esempio sono autosufficienti, addirittura producono più cereali di quanti ne consumano. Col governo di Parigi bisogna intervenire subito, chiedendo che anche gli operatori privati possano fare i trasporti di grano dalla Francia. E poi bisogna sbloccare la burocrazia che frena l’ampliamento delle infrastrutture viarie che ci collegano all’Est Europa.
Peccato che Confindustria , di cui Federalimentare fa parte, si dimentichi sempre il fattore clima.
Sotto : le stime di Coldiretti in merito alla siccità che sta colpendo l’italia.



