Redatto il 13 Aprile e aggiornato il 24 Aprile 2022
Lo sostiene “Il Salvagente”:
Salmonella, Ferrero sapeva della contaminazione dal 15 dicembre
Ferrero ha dichiarato di aver trovato salmonella a metà dicembre nello stabilmento di Arlon. Non avvertì le autorità sanitarie ma bloccò i prodotti: evidentemente un intervento non sufficiente a evitare la contaminazione di oltre 100 consumatori in Europa. Efsa: “Non escluso uso di materia prima contaminata in altri impianti”
Ferrero ha ammesso di essere a conoscenza dal 15 dicembre della fonte della contaminazione da salmonella nello stabilimento di Arlon in Belgio, chiuso venerdì scorso dall’Afsca, l’Autorità belga per la sicurezza alimentare. Una portavoce di Ferrero Benelux Laurence Evrard ha dichiarato l’8 aprile: “Il 15 dicembre abbiamo rilevato la presenza di salmonella in un filtro all’uscita di due serbatoi di materie prime. Abbiamo dato l’allarme internamente e fermato immediatamente la nostra linea di produzione e abbiamo rimosso il filtro e bloccato tutta la nostra produzione dei cinque giorni precedenti, anche se non avevamo rilevato la salmonella durante i nostri controlli quotidiani fino al 15 dicembre”. Nella dichiarazione l’azienda di Alba conferma il nesso tra la salmonella rilevata nello stabilimento di Arlon e i casi di salmonellosi (134 fino ad oggi) accertati: “C’è una corrispondenza genotipica tra i casi di salmonella e la nostra fabbrica di Arlon, in Belgio”.
Ferrero non ha avvertito le autorità
Subito dopo aver evidenziato il problema, l’azienda dice di aver bloccato i prodotti in uscita dal sito di Arlon confezionati fino a 5 giorni prima. Per questo, sostiene l’azienda, non ha ritenuto opportuno di avvertire la Afsca, anche perché non era tenuta a farlo dal punto di vista legale. Tuttavia i casi di salmonellosi si sono manifestati molto dopo, segno che qualcosa sia sfuggito dal controllo dell’azienda.
I consumatori: “Ferrero ha messo a tacere la vicenda”
Critici con l’azienda sono i consumatori belgi che attraverso l’associazione Test Achats che considera inaccettabile che l’aziendanon abbia informato l’Afsca e ha accusato Ferrero di aver cercato di “mettere a tacere il più possibile” la vicenda, dapprima con un richiamo di prodotti troppo medesto e poi non segnalando il problema all’Afsca. Jean-Philippe Ducart, portavoce di Test-Achats, ha dichiarato: “Per noi, questo è un segno che il sistema di autocontrollo non ha funzionato sufficientemente in questo caso”.
Efsa: “Non escluso uso di materia prima contaminata in altri impianti”
In una nota Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ripercorrendo la vicenda dal dicembre 2021 quando “la Salmonella Typhimurium è stata rilevata in una cisterna di latticello presso lo stabilimento belga” di Arlon, fino ad oggi (quando sono stati rilevati 150 casi di salmonellosi), spiega che “sono necessarie ulteriori indagini per individuare la causa alla radice, il tempo e i possibili fattori alla base della contaminazione, compresa la valutazione di un eventuale uso più ampio di materie prime contaminate in altri impianti di trasformazione”.
Una considerazione che lascia aperta l’ipotesi che la fonte del contagio non potrebbe essere ancora identificata e che il latticello, sottoprodotto della trasformazione in burro della panna, potrebbe essere stato il veicolo del temibile batterio.
Sono in corso analisi simili negli altri stabilimenti Ferrero in Europa? L’azienda dovrebbe rispondere.
Nota finale : quando lavoravo per l’Esselunga vi fù una piccola crisi dovuta alla salmonella nelle uova a Firenze. Io volevo fare chiarezza con i clienti, spiegando bene la situazione, anche con dei cartelli fuori dai negozi. Un alto dirigente si oppose a questa mia impostazione ed il suo punto di vista prevalse. Più di 20 anni dopo capisco la sua motivazione : non creare un grosso “caso” sulla stampa, anzitempo. E per fortuna la crisi rientrò.
Ma ancora oggi sono convinto che il sottoscritto, in fondo, avesse ragione:
1) se il caso è circoscritto e l’azienda comunica bene, i consumatori capiscono ed è tutto ok. Molti apprezzano il coinvolgimento.
2) se la crisi è pesante il consumatore potrebbe sentirsi tradito nello scoprire “da sé” situazioni poco gradite.
In queste situazioni il rischio è che decada il rapporto di fiducia con la marca. Chiarezza e trasparenza, con i consumatori, sono fondamentali.
Sottovalutare o “inseguire” situazioni, che ai clienti possono sembrare poco chiare, non fà bene alle marche.
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Grazie a Nicoletta Pellegatta