Il ministro per l’Economia francese Bruno Le Maire ha respinto il tentativo, di acquisto di Couche Tard (Canada) nei confronti di Carrefour (Francia).
A seguito di questo intervento politico sovranista, Le Monde ha scritto un pezzo “al vetriolo” contro questo rifiuto, spiegando anche gli sbagli dei principali azionisti attuali di Carrefour :
- Bernard Arnault – proprietario di LMVH.
- La famiglia Moulin – proprietaria di Galeries Lafayette.
- Abilio Dinitz- ex Pao de Acucar e Casino, Brasile, che avevo conosciuto quando la famiglia Dinitz, avrebbe tanto voluto comprarsi Esselunga.
Arnault e Moulin avrebbero sottovalutato le difficoltà del settore, molto diverso dai grandi magazzini di LMVH e dalle Galeries Lafayette, mentre Dinitz voleva vendicarsi di Jean-Charles Naouri (Casino) che , in Brasile, gli aveva sottratto l’azienda.
- Prima lezione : le competenze specifiche sono fondamentali (e vendicarsi per aziende interposte non funziona). Per Arnault la lezione è ancora più amara perchè si è sempre detto che “trasforma tutto in oro”. Ma in questo caso non è stato così: aveva comprato nel 2007, quando il titolo era a 50 € circa.
- Seconda lezione : nessuno dei tre principali azionisti è mai stato focalizzato sul business.
- Terza lezione : è mancato un piano strategico, davanti al calo del titolo, evidente nel grafico sotto (da 80 €, a fine anni ’90, fino ai minimi di oggi) , hanno smembrato il gruppo, vendendone alcuni pezzi (es.: Dia), non anticipando il mercato su alcuni punti strategici, come l’e-commerce o la riqualificazione degli ipermercati, e concedendosi però dei lauti dividendi.

Il ministro francese Bruno Le Maire avrebbe potuto evitare di bloccare i canadesi perchè :
1 il titolo, dopo il rialzo dovuto all’interesse dei canadesi, è sceso ai minimi : da 20 € ,al momento dell’offerta dei canadesi, a 14 €.
Borsa e sovranismo, spesso, non vanno d’accordo.
2 Il suo intervento non garantisce il futuro del gruppo, il cui calo di valore riflette i cambiamenti di mercato ma soprattutto il lungo declino di Carrefour, recentemente accentuato dall’intervento dello stesso ministro.
Da ex operativo posso aggiungere che il “sovranismo” non ha nessun senso, perchè molto spesso non può riflettersi in una politica commerciale chiara e determinata.
Se chi ha in mano le leve politiche finge di non capirlo fa solo propaganda elettorale, all’indirizzo di chi sa poco o nulla di distribuzione.
Sotto : una pagina del primo bilancio sociale di Esselunga che esprimeva una situazione molto chiara : il 70% dei fornitori erano piccoli e spesso italiani.
Ma il prerequisito principale della scelta di un prodotto era la corrispondenza con la qualità voluta dall’azienda.
Non l’italianità.
L’assortimento era composto da:
- grandi marche, la cui provenienza “non conosceva confini” (molto spesso con stabilimento in Italia e sede altrove).
- prodotti freschi , in gran parte italiani, non per sovranismo ma per vicinanza logistica e per gusto dei consumatori italiani.
- prodotti confezionati in esclusiva, non a marchio privato, spesso di piccoli produttori italiani, tenuti in assortimento per le stesse ragioni del punto 2.
- I prodotti a marchio privato confezionati, la cui provenienza “non conosceva confini”: si facevano la valutazioni del caso, si seguivano le procedure – da me impostate – e poi i capitolati (dell’ufficio Controllo Qualità) , con gare europee dove primeggiava la qualità, non la provenienza. E così le confetture erano francesi come i corn flakes, le fette biscottate venivano dal Belgio, etc.
In conclusione : la mossa del governo francese, che ha respinto l’offerta canadese, ha guardato alle future elezioni politiche, non al valore e al futuro dell’azienda francese (che avrebbe potuto beneficiare dell’apporto del pensiero strategico di un’azienda diversa e più performante di Carrefour).
Anche perchè, normalmente, per i motivi sopracitati, le aziende delle distribuzione sono e rimangono radicate nel loro territorio.
L’autorevole Financial Times aggiunge che, così, la Francia rischia di allontanare da sè capitali esteri, expertise e tecnologia, in tutti i campi, non solo nella distribuzione.
C’è poi il capitolo “espansione estera”, dove i francesi, con Carrefour e soprattutto con Auchan,non sempre hanno “esportato il meglio” del loro Paese. Anzi
Sui “pasticci” combinati da Carrefour in Italia puoi leggere questo articolo (unica azienda che conosca che ha tolto il nome dell’insegna..).
Ma quella è tutta un’altra storia.
p.s.:ricordiamo inoltre che il sovranismo alimentare in Italia è praticamente impossibile : il Paese non è autosufficiente per il cibo che consuma.
Pubblicato il 7 febbraio, aggiornato il 12 febbraio 2021



