I dati locali (= disaggregati) su Amazon sono frammentari e solo stimati.
Per l’Europa si sa che Amazon.eu nel 2017 ha fatturato- in Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia e Spagna- 25 miliardi di € perdendo 876 milioni e cioè 3,5 € ogni 100 euro di prodotti venduti ai propri clienti.
Lo rivela Federico Fubini sul Corriere della Sera e che aggiunge che Amazon “ha scelto di non puntare a forti profitti operativi, su cui dovrebbe pagare forti tasse, ma alla conquista di quote di mercato.
Non è un problema per Bezos subire perdite in Europa, perchè può sempre sussidiarle con i guadagni in altre aree geografiche e soprattutto tramite la forte reddittività nel mondo di Amazon Web Services, la parte del gruppo che offre servizi di cloud computing.
L’effetto di mettere fuori dal mercato la concorrenza di altri distributori fisici e online di beni di consumo, a qualunque costo. E solo quando controllerà parti più vaste del mercato retail, potrà finalmente alzare di nuovo i prezzi”.
In linguaggio economico questa pratica si chiama dumping ed è stata utilizzata per molto tempo da Walmart nella distribuzione fisica, negli USA: i suoi negozi facevano “terra bruciata” , distruggendo la distribuzione tradizionale, mano a mano che dall’Arkansas – Stato in cui era nato Sam Walton – Walmart entrava in nuove regioni.
Amazon è nel mirino delle autorità statunitensi ed europee.
Nella UE per possibile “concorrenza sleale”.
La Francia ha recentemente varato una web tax del 3% che è stata molto contestata da Donald Trump
In Italia Amazon ha appena aperto il ventesimo centro logistico.
Inoltre , nel nostro paese, l’Antitrust “sta investigando se la piattaforma on-line abbia abusato della propria dominanza nel mercato dei servizi d’intermediazione sulle piattaforme per il commercio elettronico, al fine di restringere significativamente la concorrenza nel mercato dei servizi di gestione del magazzino e di spedizione degli ordini per operatori e-commerce”.
Relazione annuale Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Pagina 13
Su questo punto c’è da domandarsi quale potrebbe essere l’entità e l’impatto di un’eventuale multa italiana..
Probabilmente sarebbe troppo esigua per un simile colosso , visto che negli ultimi anni la Commissione europea ha imposto al Lussemburgo di recuperare 282,7 milioni di € da Amazon, senza che questa facesse una piega (rapporto AGCM pagina 6).
Il problema della diversa tassazione in Europa sembra evidente poichè il Lussemburgo – dove Amazon paga un misero 0,25% di tasse sui ricavi effettuati in Italia – raccoglie come imposte delle società il 4,5% del suo PIL in confronto ad un 2% dell’Italia.
Anche l’Irlanda fa meglio dell’Italia con il 2,7% (fonte: rapporto AGCM, pagina 5)…
E per il momento, nonostante le denunce per concorrenza sleale – l’ultima è del 17 Luglio 2019- non si vede all’orizzonte un possibile cambiamento di rotta, anche perchè i mancati introiti nella UE delle aziende high tech sono “senza fine”, pari a 240 miliardi di €/anno (fonte OCDE).
Non sarà qualche multa a colmare questo gap.
Il ministero della giustizia americano ha aperto un’inchiesta sulle pratiche monopolitische dei giganti del web.
Grazie a Paolo Invernizzi , a Stefano Mauri e ad Alessandro Capocchi
Redatto il 16 Luglio e aggiornato il 24 Luglio 2019