Lunedì 23 alle 18,30 alla libreria Feltrinelli vi racconterò alcuni episodi del libro avvenuti in Toscana.
…”Dopo il 2004 ho voluto capire la storia della mia famiglia e ho iniziato a fare ricerche. Nel 2019 ho incontrato Marco Brunelli, primo presidente della Supermarkets italiani (poi Esselunga) e alla domanda su come era nata l’azienda lui ha risposto facendo il nome di James Hugh Angleton, collaboratore dell’Oss, i servizi segreti americani, futura Cia. Brunelli stesso lo incontrò nel 1955 favorendo il successivo sbarco in Italia della Ibec, multinazionale che faceva capo a Nelson Rockfeller. L’obiettivo era distribuire benessere nei paesi in via di sviluppo attraverso l’abbassamento dei prezzi secondo lo schema del comprare all’americana. Ovvero: supermercati ricchi di merce di qualità venduta a buon prezzo, al fine di combattere il comunismo. Mio nonno Giuseppe, forte dei finanziamenti del piano Marshall che gli avevano permesso di sviluppare una solida azienda tessile, disponeva di un capitale che gli permise di partecipare alla nascita di Supermarkets italiani, gestita per 8 anni dagli americani. Poi la mia famiglia ne rilevò la maggioranza”.
Che riflessione fa su questa vicenda?
“Non mi ha stupito né sconvolto, anzi ne sono fiero. Gli americani erano gli unici a possedere capitali, know how e management per creare una realtà così. Non c’è un demerito per gli italiani, ma una constatazione economica”.
Una storia corale.
“Perché in molti sono stati rimasti offuscati da Bernardo. Lo stesso Marco Brunelli, o mio zio Guido Caprotti che aveva portato Brunelli ad avere un contatto con la mia famiglia rendendo possibile l’ingresso dei Caprotti nell’impresa americana. La mancata gestione corale di un’azienda è un limite italiano. Corale invece è stata la scrittura del libro, nato dalle memorie di tanti ex dipendenti, di testimoni e da un saggio mai tradotto in Italia su Rockfeller”…


