La vicenda non è nuova alle cronache anche se, come in molte situazioni spiacevoli che riguardano grandi marche, non è mai stata riportata da testate “importanti”. Anche per questo motivo, oltre che per dovere di cronaca la riportiamo.
A tal proposito consiglio di leggere come i consumatori potrebbero cambiare il destino di alcuni settori: i casi Barilla, De Cecco (grano), Casino, Carrefour con JBS (carne) e Ferrero (nocciole)
Da notare come, con il tempo, la notizia si sia trasformata : prima sembrava che il grano francese utilizzato da De Cecco si fosse “trasformato” in pugliese. In proposito vi consigliamo di leggere anche questo articolo.
Ora non più, come mai?
Se penso che, a un certo punto, De Cecco doveva diventare il fornitore del marchio privato di Esselunga , sostituendo Delverde, tiro un sospiro di sollievo.
De Cecco, la pasta abruzzese alla sbarra per frode in commercio
L’accusa, formulata dal pubblico ministero Luisa Bertini, riguarda la commercializzazione di alcuni lotti di pasta, in particolare pasta lunga, che avrebbero riportato informazioni false sulla provenienza del grano utilizzato.
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Secondo l’imputazione, sulle confezioni era indicato che la materia prima proveniva da California, Arizona e Italia, mentre in realtà circa il 7% del grano, pari a 4.475 tonnellate, proveniva dalla Francia. Un dettaglio che, se confermato, potrebbe minare la fiducia dei consumatori in un marchio storico come De Cecco.
Il 22 gennaio 2025 sarà una data cruciale per il mondo dell’industria alimentare italiana. In quella giornata, presso il tribunale di Chieti, si terrà il processo con rito abbreviato per frode in commercio che vede imputati Filippo Antonio De Cecco, presidente del CdA della F.lli De Cecco Spa, Mario Aruffo, direttore degli acquisti, e Vincenzo Villani, ex direttore della qualità. La F.lli De Cecco Spa è coinvolta per responsabilità amministrativa. Ma cosa ha portato uno dei nomi più rispettati della pasta italiana a questo punto?
LE ACCUSE E IL CONTESTO
L’accusa, formulata dal pubblico ministero Luisa Bertini, riguarda la commercializzazione di alcuni lotti di pasta, in particolare pasta lunga, che avrebbero riportato informazioni false sulla provenienza del grano utilizzato. Secondo l’imputazione, sulle confezioni era indicato che la materia prima proveniva da California, Arizona e Italia, mentre in realtà circa il 7% del grano, pari a 4.475 tonnellate, proveniva dalla Francia. Un dettaglio che, se confermato, potrebbe minare la fiducia dei consumatori in un marchio storico come De Cecco.
LA DIFESA: TRASPARENZA E CORRETTEZZA
I difensori degli imputati, tra cui Augusto La Morgia, Marco Femminella, Marco Spagnuolo e Antonio Marino, hanno prodotto atti già presenti nel fascicolo del pubblico ministero, sottolineando la trasparenza e la correttezza dell’azienda. L’avvocato Femminella ha dichiarato: “Sono rilevanti per la chiarezza della condotta tenuta dall’azienda che è trasparentissima e quindi erano utili da dare al giudice da pronta lettura, ma stavano già là, tanto è vero che il PM ha chiesto un’archiviazione su questi documenti”. Tra i documenti presentati, vi è anche quello dell’autorità di controllo che garantiva la conformità delle modalità di pubblicità e rappresentazione del prodotto.
IL RUOLO DI VINCENZO VILLANI
Un aspetto interessante del caso riguarda Vincenzo Villani, ex direttore della qualità, che ha lasciato l’azienda per motivi non legati alla vicenda. L’avvocato Antonio Marino, che lo difende, ha affermato: “Villani ha lasciato l’azienda per altre motivazioni non legate a questa vicenda, addirittura in epoca antecedente rispetto al maturare di questa vicenda. Posso aggiungere che è assolutamente tranquillo nella consapevolezza di aver operato nella massima correttezza, come d’altronde tutta l’azienda”.
IL RITO ABBREVIATO: UNA SCELTA STRATEGICA
La decisione di optare per il rito abbreviato, ammessa dal giudice Morena Susi, è una scelta strategica da parte della difesa. Questo tipo di rito permette di ottenere una sentenza in tempi più rapidi e, in caso di condanna, prevede una riduzione di un terzo della pena. L’avvocato Marino ha spiegato: “L’abbreviato è una scelta processuale, riteniamo che già allo stato degli atti vi sia una chiarezza complessiva che possa condurre, come auspichiamo, all’assoluzione del mio assistito”.
IMPLICAZIONI PER IL SETTORE ALIMENTARE
Il caso De Cecco non è solo una questione legale, ma ha implicazioni più ampie per l’intero settore alimentare italiano. La fiducia dei consumatori è un elemento cruciale per il successo di qualsiasi marchio, e le accuse di frode in commercio possono avere effetti devastanti sulla reputazione di un’azienda. La trasparenza e la correttezza nella comunicazione delle informazioni sui prodotti sono fondamentali per mantenere la fiducia del pubblico.
UN PRECEDENTE PER IL FUTURO?
Indipendentemente dall’esito del processo, il caso De Cecco potrebbe stabilire un precedente importante per il futuro. Le aziende alimentari potrebbero essere spinte a rivedere e rafforzare i loro controlli interni e le pratiche di comunicazione per evitare accuse simili. Inoltre, potrebbe aumentare la pressione sulle autorità di controllo per garantire una maggiore vigilanza e trasparenza nel settore. Il 22 gennaio 2025 sarà una data da segnare sul calendario non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per i consumatori che seguono con attenzione le vicende legate alla qualità e alla sicurezza alimentare. La speranza è che la verità emerga chiaramente, qualunque essa sia, e che possa contribuire a rafforzare la fiducia nel settore alimentare italiano.
Sotto l’articolo del novembre 2020 sulla frode in commercio sul grano francese “diventato” pugliese.