Deliveroo va in Borsa e raccoglie 1,16 miliardi da puntare sulla crescita
Il fondatore Will Shu vende solo il 6,2% e resta socio di controllo con il voto maggiorato
di Sara Bennewitz
MILANO – Deliveroo, società britannica che consegna cibo a domicilio, sarà la più grande matricola di Londra dal 2013. Le azioni saranno offerte a un prezzo compreso tra 3,9 e 4,6 sterline per una capitalizzazione che oscilla da 7,6 a 8,8 miliardi di sterline.
Il fondatore Will Shu venderà in collocamento solo il 6,2% del capitale (con un incasso stimato in circa 550 milioni di sterline) e resterà il socio di riferimento per i prossimi 3 anni dato che il resto del suo pacchetto beneficerà di un voto maggiorato di venti volte: in questo modo l’imprenditore Usa che ha fatto fortuna in Uk scongiura il rischio di finire preda di qualche private equity o di rivali come l’olandese Just Eat (11,96 miliardi di euro di valore). Detto questo Deliveroo che dall’esordio del 2013 non ha mai fatto utili, è stata valutata come il colosso del lusso britannico Burberry (8,1 miliardi di sterline) ma circa un terzo rispetto a Ocado (21,4 miliardi di sterline) il leader nazionale della spesa a domicilio.
Deliveroo collocherà sul mercato 384,6 milioni di titoli (è prevista anche una green shoe del 10%) e conta di raccogliere almeno 1,16 miliardi di sterline da investire nella crescita. L’equivalente di 50 milioni di sterline di azioni sarà riservato ai clienti del gruppo che decidano di diventare anche azionisti: chi ha scaricato la app di Deliveroo presto vedrà apparire un banner per accedere all’Ipo. Dato che Deliveroo conta su 6 milioni di utenti attivi al mese, sparsi tra Europa, Asia e Australia, non farà fatica a piazzare la quota riservata agli habitué dell’asporto. In occasione dell’Ipo Shu ha anche previsto un fondo da 16 milioni di sterline che sarà lanciato a maggio nel giorno del debutto in Borsa, con cui premiare i rider che hanno fatto il maggior numero di consegne.
«Diventare una società quotata ci consentirà di investire nell’innovazione – ha detto Shu – sviluppare nuove tecnologie per aiutare ristoranti e drogherie, fornire più lavoro per gli addetti alle consegne ed espandere la scelta dei consumatori». Il gruppo che ha chiuso il 2020 con un valore delle transazioni in aumento del 64% (da 2,5 a 4,1 miliardi di sterline) e una perdita in calo del 29,4% (scesa a 223,7 milioni da un rosso 2019 di 317 milioni di sterline) vede rosa anche per in futuro. «Abbiamo iniziato bene il 2021 – ha detto Shu – vediamo enormi opportunità davanti a noi». L’azienda stima che i settori della ristorazione e dell’alimentare nei 12 Paesi dove opera rappresentano un mercato potenziale di 1.200 miliardi di sterline. Al momento solo il 3% delle vendite – ossia meno di una delle 21 occasioni di pasto settimanali – viene realizzata online.
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