Come in molti altri casi ( v. le vicende riguardanti Monsanto, L’Orèal , Mc Donald’s o Coca – Cola) la notizia è introvabile sui giornali italiani.
La riferisce Le Monde , ribadendo i dati già ripresi in La primavera senza rondini e il costo economico e sociale dei pesticidi:
il costo per la sanità europea dei perturbatori endocrini (per la loro definizione v. testo di Wikipedia sotto) , che causano malattie e disturbi cronici (tumori, diabete, infertilità, etc.), è pari a 157 miliardi di € , uguale all’1,23% del PIL (prodotto interno lordo) della UE.
Oltre a quanto già detto precedentemente si aggiungerebbero 3 fatti:
1) i bambini nascono già contaminati da pesticidi, solventi, etc.
2) i perturbatori endocrini sono presenti nel 50% (*) dei cosmetici commercializzati nella UE
(*) test effettuato su 93 prodotti d’igiene e bellezza
2) non esiste un quadro legislativo chiaro sui perturbatori endocrini:
l’esecutivo europeo doveva prendere una decisione nel dicembre del 2013 sulla loro definizione e sulla legislazione in merito ma , messo sotto pressione dall’industria, s’è ben guardato dal farlo.
Una decina di pesticidi giudicati come perturbatori endocrini dall’EFSA (autorità europea per la sicurezza degli alimenti) sarebbero all’esame della Commissione Europea per essere reintrodotti sul mercato…
Meglio non comprare cosmetici dai cinesi!
fonti:
International Journal of Gynecology and Obstetrics ,
Fédération internationale de gynécologie et d’obstétrique (FIGO),
Endocrine Society
Da Wikipedia
“Con interferenti endocrini, chiamati anche perturbatori o con un anglicismo disruttori, ci si riferisce ad una vasta categoria di sostanze o miscele di sostanze, che alterano la funzionalità del sistema endocrino, causando effetti avversi sulla salute di un organismo, oppure della sua progenie o di una (sotto)popolazione. (European Workshop on the Impact of Endocrine Disrupters on Human Health and Wildlife, Weybridge 2-4/12/1996).
Descrizione[modifica | modifica wikitesto]
In genere sono in grado di legarsi come agonisti o antagonisti ai recettori di vari ormoni, ad esempio ai recettori degli ormoni steroidei o degli ormoni tiroidei, o eventualmente interferire in vario modo e tramite differenti meccanismi, con sintesi, secrezione, trasporto, legame, azione, ed eliminazione degli stessi negli organismi viventi.
Alcuni di questi composti possono provocare gravi danni agli organismi esposti, spesso non immediatamente percepibili in quanto a dosi minime non esprimenti effetti di tossicità acuta, e possono, nel caso di vaste esposizioni ambientali, produrre effetti a livello di popolazione con ripercussioni a livello ecologico. Queste interferenze possono provocare tumori, difetti alla nascita, e altri disturbi dello sviluppo..[senza fonte] In particolare, sono noti per causare difficoltà di apprendimento, grave disturbo da deficit di attenzione, problemi cognitivi e di sviluppo del cervello, deformazioni del corpo, problemi di sviluppo sessuale, femminilizzanti di maschi o effetti maschili sulle femmine..[senza fonte]
Fra queste sostanze si ricordano: idrocarburi policiclici aromatici, benzene, diossina, ftalato, perfluorato, bisfenolo A (e octilfenolo e nonifenolo).
Gli interferenti endocrini sono sostanze che possono interferire con la sintesi, la secrezione, il trasporto, l’associazione, l’azione, o l’eliminazione degli ormoni naturali del corpo, responsabili dello sviluppo, del comportamento, della fertilità, e del mantenimento dell’omeostasi cellulare. Sono a volte indicati anche come agenti ad azione ormonale, o composti alteranti il sistema endocrino; in letteratura scientifica prevalgono i termini inglesi endocrine disruptor, hormonally active agents, endocrine disrupting chemicals, endocrine disrupting compounds (EDCs).
Alcune di queste sostanze possono trovarsi come pollutanti ambientali, ad esempio molti alogenuri organici come i PCB e simili molecole appartenenti alla classe ambientale degli inquinanti organici persistenti, come costituenti naturali di alcuni cibi, ad esempio i fitoestrogeni contenuti nella soia, oppure essere presenti come contaminanti, ad esempio il bisfenolo A derivato dalle plastiche o diversi tipi di fitofarmaci. Una classe importante di interferenti appartiene a composti clorurati di varie classi, spesso veicolati in atmosfera su lunghe distanze, ed un’altra si riferisce a composti fenolici.
La veicolazione ambientale di questi composti è stata largamente studiata, indagando sul trasporto a livello planetario di alcuni composti stabili, come gli alogenuri organici, e la ricaduta degli stessi sulle zone più fredde dove la circolazione atmosferica globale li porta a ricondensarsi, con effetti biologici su diversi organismi[1].
Lo stato delle conoscenze e delle attività nel settore dei perturbatori endocrini[2] è riassumibile nei seguenti punti:
• Negli animali, i perturbatori endocrini possono agire sul sistema ormonale e compromettere la riproduzione: in alcuni casi è stato dimostrato un rapporto di causa ed effetto nella fauna selvatica e anche in animali di laboratorio; attualmente non è ancora stato dimostrato che i perturbatori endocrini presenti nell’ambiente possano compromettere la riproduzione negli animali selvatici.
• Nell’essere umano è stato notato un aumento dei casi di disturbi riproduttivi e di alcuni tipi di cancro. Se i risultati appaiono coerenti con la tesi che accusa i perturbatori endocrini, nei fatti non è stato possibile documentare una relazione causale tra l’esposizione a una sostanza con attività endocrina e l’effetto sull’organismo umano.
• Occorrono ulteriori ricerche per eseguire una valutazione completa dei rischi, in particolare per quel che concerne gli effetti tossici a bassa concentrazione e l’effetto cocktail.
• Le strategie per identificare e inquadrare l’impiego dei perturbatori endocrini sono state elaborate e sono in corso di attuazione; sotto la guida dell’OCSE sono stati sviluppati e validati metodi che consentono di uniformare le analisi.
• Alcuni perturbatori endocrini noti sono già disciplinati dalla legislazione per motivi che esulano dalla loro attività ormonale (tossicità generale, cancerogenicità, tossicità riproduttiva).
In considerazione delle preoccupazioni generate dagli interferenti endocrini il Ministero dell’Ambiente ha redatto un Decalogo per il Cittadino[3].
L’Unione Europea ha selezionato 564 sostanze sospettate di essere interferenti endocrini. Di queste 147 possono essere persistenti nell’ambiente o prodotte in grandi volumi. Di queste solo 66 è provato che possano agire come interferenti endocrini ( categoria 1) mentre di 52 c’è solo qualche prova che siano potenziali interferenti endocrini ( categoria 2). [4]“
Ergo la UE è in ritardo sui perturbatori endocrini o è semplicemente “influenzata” dall’industria, come riferisce Le Monde.
Des enfants qui naissent « prépollués »
LE MONDE | • Mis à jour le | Par Stéphane Foucart et Pascale Santi
Les substances chimiques auxquelles les populations sont quotidiennement exposées ont des effets sur la santé de plus en plus manifestes. C’est le sens de l’alerte publiée jeudi 1er octobre dans l’International Journal of Gynecology and Obstetrics par la
Fédération internationale de gynécologie et d’obstétrique (FIGO). Elle met en avant la responsabilité de certains polluants de l’environnement dans les troubles de la fertilité et souligne l’urgence d’agir pour réduire l’exposition aux pesticides, aux polluants atmosphériques, aux plastiques alimentaires (bisphénol A, phtalates…), aux solvants, etc.
C’est la première fois qu’une organisation regroupant des spécialistes de santé reproductive s’exprime sur les effets délétères de ces polluants, présents dans la chaîne alimentaire et dans l’environnement professionnel ou domestique. Un appel soutenu par des ONG dont Women in Europe for a Common Future (WECF) et Health & Environment Alliance (Heal).
La prise de position de la FIGO — qui regroupe 125 sociétés nationales de gynécologie et d’obstétrique — rejoint celle, publiée deux jours plus tôt, de l’Endocrine Society. Pour cette société savante, qui rassemble 18 000 chercheurs et cliniciens spécialisés dans l’étude du système hormonal, l’exposition aux polluants de l’environnement est aussi en cause dans plusieurs maladies émergentes : diabète de type 2, obésité, cancers hormonodépendants (sein, prostate, thyroïde) et troubles neuro-comportementaux (troubles de l’attention, hyperactivité, etc.).
Constat préoccupant
Après la publication, en 2012, du rapport de l’Organisation mondiale de la santé (OMS) et du Programme des Nations unies pour l’environnement (PNUE), ces deux nouvelles publications creusent un peu plus le fossé qui sépare l’état des connaissances et celui de la réglementation. Celle-ci ne reconnaît toujours pas l’existence de certaines substances – dites « perturbateurs endocriniens » – capables d’interférer avec le système hormonal et d’agir à des niveaux d’exposition très faibles, inférieurs aux seuils réglementaires. « Près de 800 substances chimiques environnementales sont connues ou suspectées d’interférer avec les récepteurs hormonaux, la synthèse ou la conversion des hormones », soulignait déjà, en 2012, le rapport de l’OMS et du PNUE.
« L’exposition à des produits chimiques toxiques au cours de la grossesse ou l’allaitement est ubiquitaire », note la FIGO, qui s’inquiète de ce qu’« aux Etats-Unis, une femme enceinte serait en moyenne contaminée par au moins 43 substances chimiques différentes ».
« On trouve la trace de polluants organiques persistants [POP]) chez des femmes enceintes et allaitantes dans le monde entier, ajoute la FIGO. L’Institut national américain du cancer se dit préoccupé par le fait que les bébés naissent en quelque sorte “prépollués”. »
Lire aussi : Les polluants entraîneraient retards et malformations chez l’enfant
Les effets de ces expositions in utero ou sur les nourrissons ont aussi des répercussions sur la fertilité ultérieure des individus. En France, environ 15 % des couples en âge de procréer consultent pour infertilité, selon un rapport récent de l’Institut national de la santé et de la recherche médicale (Inserm) et de l’Agence de la biomédecine sur les troubles de la fertilité. Et le nombre de couples ayant recours aux techniques de procréation médicalement assistée ne cesse de croître, « très probablement en raison de modifications environnementales, notamment l’exposition à certains toxiques comme le tabac et/ou à certains perturbateurs endocriniens ».
Dans les consultations, le constat est préoccupant. « Au cours de ces dernières années, nous avons vu une recrudescence du syndrome des ovaires micropolykystiques, cause importante de l’infertilité, de l’endométriose, qui touche des femmes de plus en plus jeunes, et la qualité du sperme s’est effondrée », souligne Richard Benhamou, gynécologue obstétricien, spécialisé dans l’infertilité, installé depuis 1985. Certes, le tabac et l’alcool sont très délétères pour la femme enceinte et pour la fertilité, mais « le rôle de l’environnement invisible est capital », avertit le docteur Benhamou.
Lire aussi : « Chute spectaculaire de la qualité du sperme »
« Les preuves des dégâts sanitaires des perturbateurs endocriniens sont plus définitives que jamais, estime Andrea Gore, professeur de pharmacologie à l’Université du Texas, à Austin, qui a présidé le groupe de scientifiques chargés de rédiger la déclaration de l’Endocrine Society. Des centaines d’études pointent dans la même direction, que ce soit des études épidémiologiques menées à long terme sur des humains, des études menées sur l’animal ou sur des cellules, ou encore sur des groupes de personnes exposées dans leur métier à des produits spécifiques. »
Hausse des pathologies
Le rapport de l’Endocrine Society est le deuxième du genre. Dès 2009, la société savante avait rassemblé les éléments disponibles dans la littérature scientifique et fait état de ses inquiétudes. Cette nouvelle édition renforce le constat précédent. « En particulier, depuis 2009, les éléments de preuve du lien entre exposition aux perturbateurs endocriniens et troubles du métabolisme, comme l’obésité et le diabète, se sont accumulés, alerte la biologiste Ana Soto (Tufts University à Boston, Ecole normale supérieure), coauteure de la précédente version du rapport. Et il faut noter que rien de ce qui était avancé en 2009 n’a dû être retiré ou revu à la baisse. Tout ce que nous suspections à l’époque a été confirmé par les travaux les plus récents. »
La part prise par l’exposition aux substances chimiques toxiques dans l’augmentation d’incidence de certains troubles ou maladies – obésité, cancer du sein, de la prostate, etc. – ne peut être précisément quantifiée. Mais la société savante rappelle que ces pathologies, en lien avec le dérèglement du système hormonal, sont toutes en hausse inquiétante. Aux Etats-Unis, 35 % de la population est obèse et la moitié est diabétique ou prédiabétique.
Hasard du calendrier, Pesticide Action Network (PAN Europe), une ONG sise à Bruxelles, rappelait, à la fin de septembre, qu’une dizaine de pesticides catégorisés comme perturbateurs endocriniens par l’Autorité européenne de sécurité des aliments (EFSA) étaient actuellement examinés par la Commission européenne afin d’être autorisés ou réautorisés sur le marché européen. A l’heure actuelle, il n’existe pas de définition réglementaire stricte de ces substances : l’exécutif européen devait au plus tard établir une telle définition en décembre 2013, mais a cédé sous les pressions de l’industrie et a repoussé sine die la mesure.
- Pascale Santi
Journaliste au Monde Suivre Aller sur la page de ce journaliste
- Stéphane Foucart
Journaliste au Monde