Il riordino degli archivi delle famiglia Caprotti è stato curato dalla dottoressa Eleonora Sàita ed è durato tre anni, dal 2007 al 2010.
Esso è stato effettuato grazie anche all’intervento del professor Carlo Capra , ordinario di Storia dell’età dell’illuminismo presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università degli Studi di Milano e membro della Società Storica Lombarda
Eleonora Sàita si è laureata in storia medioevale presso l’Università Statale di Milano, dove ha poi conseguito anche il dottorato di ricerca.
Diplomata alla Scuola di Archivistica, paleografia e diplomatica dell’Archivio di Stato di Milano, ha lavorato per molti anni quale archivista in Lombardia e in Liguria, riordinando diversi fondi archivistici antichi, moderni e contemporanei.
Ecco il suo commento sull’Archivio e sulla Storia dei Caprotti:
DISPONIBILE L’INVENTARIO DELL’ARCHIVIO CAPROTTI
Si è concluso il lungo e capillare riordino di un raro e notevole esempio di archivio della piccola e media industria lombarda dell’Ottocento, conservato presso Villa San Valerio ad Albiate, di proprietà del dottor Giuseppe Caprotti che ha finanziato e seguito con scrupolo e interesse le fasi del progetto.
Archivio Caprotti, che copre con continuità più di un secolo di storia, dal 1830 al 1939, ha il grande pregio di disporre di un “corpus” notevole di documenti interni all’azienda che possono testimoniare la nascita e la crescita dell’attività industriale e il formarsi dei suoi mercati di riferimento: dai rapporti con i fornitori e i clienti (esistono decine e decine di lettere di questi ultimi con allegati campioni delle stoffe richieste) alle testimonianze del difficile passaggio all’azienda meccanizzata, che richiese pure la presenza di tecnici, capi operai e operai specializzati provenienti dall’estero (in particolare dalla Svizzera); dall’espansione commerciale dell’azienda in Italia e all’estero (Argentina soprattutto) all’organizzazione e alla politica di vendita.
Accanto all’archivio propriamente aziendale si trova un “corpus” di documentazione, pertinente alla sfera economica e personale relativa alla famiglia, che permette di completare il quadro generale, principalmente riguardo alle proprietà terriere (acquisti, gestione, redditività), ad altri generi di investimenti (credito, debito pubblico, grandi opere e così via) e ai rapporti famigliari.
Carte e registri si presentavano organizzati semplicemente per un susseguirsi di fascicoli, senza che ne fosse stata fatta un’organizzazione gerarchicamente strutturata. Le soluzioni che si proponevano potevano quindi essere sostanzialmente tre:
1. Lasciare il tutto così com’era, semplicemente producendo un elenco un po’ più ordinato e strutturato;
2. Procedere a una ricostruzione dell’archivio secondo uno schema gerarchico immediatamente visualizzabile e fruibile,
conducendo i fascicoli sotto i livelli giudicati pertinenti dopo averne riesaminato il contenuto, e aggiungendo le informazioni relative ai soggetti produttore e conservatore;
3. ricomporre fisicamente l’archivio secondo uno schema del tutto nuovo, a prescindere dal riordino attuale, operazione lunga e sempre rischiosa soprattutto non disponendo di strumenti di corredo originali che potessero fornire almeno una traccia primigenia esatta da seguire.
La soluzione che si è ritenuto di dover adottare, per rispetto alla struttura primigenia, è stata la seconda.
Bibliografia
R. Romano, I Caprotti, l’avventura economica e umana di una dinastia industriale delle Brianza, Milano, 1980
R.R. [R. Romano], Manifattura Caprotti S.p.A., scheda in D. Bigazzi (a cura di), Gli archivi d’impresa nell’area milanese; Censimento descrittivo, Milano, 1990, p. 147.
Denominazione completa
Famiglia Caprotti, Ponte Albiate (Monza)
Estremi conologici
1830 – 1939
Profilo storico biografico
Sugli inizi dell’attività industriale dei Caprotti le fonti sono abbastanza avare, dando solo pochi accenni indiretti.
Il cognome Caprotti è testimoniato nel caso di abitanti e proprietari di terre nella zona del Lambro alla fine del Seicento. Anche se un legame certo non è ancora stato stabilito, è assai probabile che, tra la fine del secolo successivo e gli inizi dell’Ottocento, e come spesso succedeva all’epoca, siano state con buona probabilità i terreni a fornire ai Caprotti il capitale necessario per intraprendere un’attività di tipo industriale nel campo cotoniero.
Tale attività iniziò forse con Giovanni Caprotti (1737?-1809), il quale probabilmente disponeva di un laboratorio, anche se molto artigianale, di tintoria. Il vero ingresso nel campo manifatturiero dovette avvenire con il figlio Giuseppe (1782?-1851), a partire almeno dal 1830, ma la svolta decisiva avvenne con uno dei suoi figli, Bernardo (1804-1864), il quale assunse le redini dell’attività paterna e intorno al 1840 fondò la ditta “Bernardo Caprotti di Giuseppe”, nome che sopravvisse al fondatore sino alla trasformazione in società anonima nel 1907. Significativamente, è da questi anni che cominciano a essere conservati con continuità i bilanci e gli inventari di fine anno. A quest’epoca, la Caprotti disponeva di elementari macchinari per la preparazione del filato di cotone, e di due magazzini, uno a Ponte Albiate, ove si trovava lo stabilimento principale, e uno a Saronno, attivo almeno fino al 1855.
Quando Bernardo morì nel 1864, lasciando le redini dell’azienda ai figli Giuseppe (1837-1895) e Carlo (1845-1926), il quadro non era molto cambiato. Furono loro quindi, nella seconda metà dell’Ottocento, a portare l’azienda, che ormai funzionava discretamente, a livelli competitivi grazie alla massiccia introduzione della meccanizzazione su larga scala, creando un vero stabilimento industriale secondo i moderni criteri. La modernizzazione portò ad aprire un “deposito” (forse un magazzino) a Milano già nel 1871, e nel 1872 è attestata la vendita di filati dei Caprotti a terzi (il che costituì un ulteriore ampliamento della loro attività commerciale).
Proprio in quell’anno, però, Carlo si staccò dall’azienda, ritirando la sua parte di capitale; trovato un altro socio, Giuseppe continuò nella sua politica di investimenti, avviando nel 1873 la costruzione di un vasto locale a uso di tintoria, e continuando nell’acquisto di telai meccanizzati e macchinari sempre più moderni ed efficaci.
Nel maggio 1892 Giuseppe, da tempo colpito da paralisi che lo aveva ridotto in stato d’incoscienza, fu interdetto dal tribunale e nella gestione della ditta gli subentrarono i figli Bernardo (1868-1928), Emilio (1871-1963) e, in posizione marginale, Antonio (1869-1899) e Giovanni (1879-1921).
Anche con loro l’azienda continuò, tra alti e bassi, il suo buon andamento, tanto che nel marzo 1907, per meglio supportare i propri ambiziosi progetti, Bernardo ed Emilio decisero la costituzione della “Società anonima Cotonificio Caprotti, avente per oggetto la filatura del cotone, la tintoria, la fabbricazione di tessuti in colore ed il commercio relativo ad industrie affini”, il cui capitale sociale fu formato, oltre che dai cospicui versamenti dei fratelli Caprotti, dalla partecipazione di soci minoritari tra i quali il Credito italiano.
Per il primo anno le cose funzionarono bene, la società acquistò gli stabilimenti Caprotti che nei primi mesi aveva solo detenuto in affitto e a fine anno dichiarò un utile più che soddisfacente; ma negli otto anni a seguire, vuoi per difficoltà oggettive, vuoi per gli screzi che iniziarono a sorgere fra i soci soprattutto a causa di disonestà di bilancio e inadempienze varie soprattutto da parte di Emilio Caprotti, la situazione precipitò al punto che nel 1913 qualche creditore aveva già iniziato la procedura giudiziaria per ottenere il rimborso del proprio credito, e le azioni della società avevano subito un tracollo verticale (da 100 iniziali a 5 lire).
Con il 1915, allo scoppio della guerra, il Cotonificio Caprotti, come società anonima, ormai non esisteva più. Smembrato fra i tre soci principali visse solo sulla carta fino al 1923, quando venne ufficialmente liquidato. I Caprotti proseguirono le loro attività ognuno per conto suo, e con diverse fortune: Emilio e la filatura che aveva fondato a Giussano fallirono, mentre Bernardo, pur tra mille difficoltà, con lo stabilimento di Ponte Albiate (da sempre il “cuore” della ditta” fondò la Manifattura Caprotti, passata poi al figlio Giuseppe (1899-1952).
Nel 1999 l’azienda fu ceduta ai signori Albini, ed è stata attiva ancora qualche anno con il nome di “Manifattura 1830”.
Eleonora Sàita, il 19 gennaio 2011
L’Archivio ha ricevuto la “Dichiarazione d’interesse particolarmente importante” da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali”
Per esaminarne alcuni pezzi on- line vedi e leggi Archivio Caprotti: i documenti
ARCHIVIO MANIFATTURA CAPROTTI (1830 – 1939)
1. Archivio Caprotti
1.1. Archivio aziendale Caprotti (1830-1939);
1.1.1. Bilanci e inventari (1840-1927)
1.1.2. Archivio aziendale della ditta Bernardo Caprotti di Giuseppe (1830-1908)
1.1.2.1. Registri d’amministrazione (1866 – 1907)
1.1.2.2. Libri mastri (1868 – 1948)
1.1.2.3. Copialettere (1867-1887)
1.1.3. Archivio della Società Anonima Cotonificio Caprotti (1907 – 1929)
1.2. Manifattura di Val Camonica (1904 – 1913)
1.3. Archivio famigliare Caprotti (1840 – 1939, con antecedenti del secolo XVIII)
1.3.1. Membri della famiglia (1841 – 1939)
1.3.1.1. Antonio Caprotti, figlio di Giuseppe e di Giuseppina Polti (1880 -1899)
1.3.1.2. avv. Giovanni 2 Caprotti, figlio di Giuseppe 1 e di Carolina Galbusera (1841–1884)
1.3.1.3. Bernardo 1 Caprotti, figlio di Giuseppe e di Carolina Galbusera (1846 – 1878)
1.3.1.4. Bernardo 2 Caprotti, figlio di Giuseppe e di Giuseppina Polti (1888-1921)
1.3.1.5. Carlo Caprotti, figlio di Bernardo e di Carolina Candiani (1846 – 1895)
1.3.1.6. Giovanni 3 Caprotti, figlio di Giuseppe e di Giuseppina Polti (1888 – 1921)
1.3.1.7. Giuseppe 2 Caprotti, figlio di Bernardo 1 e di Carolina Galbusera (1846 – 1895)
1.3.1.8. Giuseppe 3 Caprotti, figlio di Bernardo 2 e di Bettina Caprotti (1901 – 1938)
1.3.1.9. Sorelle Caprotti: Leopoldina, Giulia, Luigia, Virginia, Maria, figlie di Bernardo 1
e di Carolina Candiani (1858 – 1903)
1.3.2. Proprietà e affari privati
1.4. Documentazione diversa
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