Sopra, nella cover il mio badge.
Sotto,la foto dei cartelli Esselunga
Di seguito quella dei cartelli degli “Omni superstores”, appartenenti alla catena Dominick’s, di cui erano la punta di diamante alla fine degli anni ’80.
Lavorai come operaio per diversi mesi nei superstore Omni, segnatamente nel 302 e nel 304 (v. anche Dai supermercati ai superstore 1) .
Feci anche il cassiere nel quartiere hindù di Chicago.
Una gran bella esperienza.
I cartelli per segnalare il numero delle corsie e le merceologie presenti, prima dell’apertura del superstore di Lecco nel 1990, in Esselunga non esistevano. Nei piccoli supermercati Esselunga di allora c’erano dei semplici indicatori, ribattezzati – dal personale – “aquile”.
Per la progettazione dei nuovi cartelli ci ispirammo alla Dominick’s.
Uniche differenze: il colore (bordeaux nel ns. caso) e nessuna pubblicità.
In Esselunga non esistevano neanche i badge, indispensabili per la timbratura delle ore lavorate e per il riconoscimento dei dipendenti (tra di loro e da parte dei clienti).
Questo fu uno dei primi suggerimenti al ritorno dagli USA e fu prontamente recepito da mio padre del quale ho uno scritto in merito nei miei archivi, ad Albiate.
Negli anni successivi, nei punti di vendita, i sindacati obbiettarono che – per la privacy – il cognome del dipendente dovesse essere tolto. E così fu fatto per operai e cassiere.
Io tenni quello con il cognome.
Si può aggiungere che, dagli USA, importai anche un’altra piccola novità: l’interfono.
Se usato in modo intelligente (senza urlare..) poteva rivelarsi molto utile in superfici di vendita ormai molto ampie dove chiamare la cassiera a voce diventava impossibile.
Ovviamente queste innovazioni furono ben lungi dall’essere le uniche.Vedi in proposito anche Dai Supermercati ai Superstore 5 (ad esempio).
Sotto il mio taglierino (cutter) per aprire i cartoni.
Milano, il 25 marzo 2013, aggiornato il 22 marzo 2023 . Sotto : il badge oggi



