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Il Nutri-Score per l’olio d’oliva promosso dai consumatori: lo conferma una ricerca francese
Redazione Il Fatto Alimentare 21 Settembre 2021 Etichette & Prodotti Commenti
“Ha un impatto negativo sull’immagine dei prodotti tipici della dieta mediterranea e della tradizione italiana”. È questa una delle principali critiche mosse dai detrattori dell’etichetta Nutri-Score. Tra i prodotti più frequentemente citati da chi sostiene questa posizione spiccano molte specialità nostrane e, in particolare, l’olio d’oliva e il Parmigiano Reggiano. È accaduto anche di recente, in occasione del G20, infatti, Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia è tornato a porre l’accento sul pericolo che potrebbero correre le nostre eccellenze alimentari con l’applicazione della cosiddetta etichetta a semaforo, citando proprio queste specialità.
Un recente studio, sostenuto da sovvenzioni pubbliche dell’Istituto nazionale francese del cancro e dell’Università Sorbonne Paris Nord, sembra però evidenziare il contrario. Si tratta di un esperimento realizzato su 486 consumatori spagnoli a proposito della percezione dell’olio d’oliva. I risultati, pubblicati a metà settembre sul giornale scientifico internazionale Foods, evidenziano che, messo a confronto con otto diversi grassi aggiunti, con relativa etichetta a semaforo, l’olio d’oliva, con il suo Nutri-Score C, resta quello percepito come migliore sotto il profilo nutrizionale. Entrando nel dettaglio, si evidenzia che quasi l’80% dei partecipanti ha dichiarato che il Nutri-Score è stato utile per riconoscere le differenze di qualità nutrizionali tra i grassi presentati nello studio (sette oli vegetali e un burro). È poi addirittura l’89,1% ad aver individuato l’olio di oliva come il grasso con la migliore qualità nutrizionale (il 4,1% ha indicato l’olio di colza, che ha sempre come valutazione del Nutri-Score la lettera “C”, e meno del 3% ha indicato gli altri grassi, con Nutri-Score D o E.

L’indagine condotta su un gruppo di consumatori spagnoli ha messo a confronto questi otto diversi grassi aggiunti, con la relativa etichetta a semaforo
La ricerca evidenzia poi che questa etichettatura contribuisce anche a determinare le scelte d’acquisto. Alla domanda su quale grasso aggiunto acquisterebbero più frequentemente, infatti, l’86,2% dei partecipanti ha selezionato l’olio d’oliva. Inoltre, dopo aver ricordato che tra i grassi aggiunti, la valutazione del Nutri-Score data all’olio d’oliva era il voto migliore, la maggioranza dei partecipanti ha dichiarato che avrebbe continuato a consumare olio d’oliva come prima (71,4%). Infine, quasi il 78% dei partecipanti ha ritenuto che il Nutri-Score dovesse essere visualizzato sull’olio d’oliva come sugli altri prodotti. In conclusione, i risultati dello studio suggeriscono che, in particolare per l’olio d’oliva, la visualizzazione di questo tipo di etichetta è stata ben accettata e compresa dalla maggior parte dei partecipanti.
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Questa analisi francese è secondo noi un pò semplicistica e parziale perchè la categoria olio di oliva non viene confrontata con altri settori e ripropone il “dilemma” dell’etichetta Nutriscore ma dal punto di vista delle lobbies francesi.
Per approfondire leggi La battaglia di Patuanelli: ‘Il sistema Nutriscore è un pericolo reale’ Il ministro respinge l’uso dell’etichettatura a ‘semaforo’ nata in Francia.
E comunque l’olio di oliva è il n°2 del panel e prende un voto, non proprio fantastico, pari a C.
Sotto : Coca-Cola più sana dell’olio di oliva?



