Prima pubblicazione del 12 dicembre 2015, aggiornato il 15 settembre 2023
Premessa: ho avuto a che fare con Monsanto e Greenpeace.
Mentre Coca-Cola, Nestlè e Bayer (prima che comprasse Monsanto) erano invece miei fornitori diretti.
Ciò detto le mele ricevono – mediamente – 30 trattamenti di prodotti fitosanitari (insetticidi, fungicidi ed erbicidi) per ogni raccolto (Le Monde del 27 novembre 2015).
Le banane, quando lavoravo per Esselunga, ne subivano più di 40.
E’ ormai appurato come alcuni prodotti fitosanitari possano causare il cancro.
“L’agricoltura intensiva a base di derivati del petrolio (pesticidi, fertilizzanti chimici *) è stata spacciata come il rimedio al problema della fame del mondo. Una tesi che si è rivelata fallace…
produciamo cibo per 12 miliardi di persone, mentre la popolazione è pari a 7 miliardi” .
Lo dice David Syz, ex ministro svizzero dell’Economia…
(*) Nella realtà pesticidi e fertilizzanti non vanno confusi. La situazione è molto più complessa, per i pesticidi vedi La Treccani on-line.

… egli punta il dito sull’agricoltura statunitense che sbaraglia qualsiasi concorrente con i suoi bassi prezzi, dovuti ai super incentivi pubblici che riceve…
Per le cifre dei sussidi v. Cibo: le possibili insidie targate USA (dove si vede che l’agricoltura USA, UE e terzi riceve sussidi e/o aiuti di stato).
“Patologie come tumori, leucemie e sclerosi sono connesse all’uso di pesticidi…”
Valori, anno 14, numero 126, marzo 2015

Ma come mai se ne parla così poco?
E’ molto semplice: c’è chi, come Coca-Cola o Nestlè, spende cifre importanti per fare lobbismo, orientando le istituzioni e l’opinione pubblica…
Personalmente avevo avuto a che fare con Coca-Cola, nelle vicende che ci vedevano opposti (v. Esselunga contro Coca-Cola) dove il gigante di Atlanta era stato molto abile far sì che la stampa, anche estera , non parlasse di una vicenda non brillantissima dal punto di vista della sua immagine, essendo colpevole di abuso di posizione dominante.
Coca-Cola era riuscita a “mettere a tacere” perfino l’autorevole The Wall Street Journal (Deborah Ball giornalista) che mi aveva intervistato e poi – nei mesi seguenti – non aveva pubblicato assolutamente nulla in merito.
Per un aggiornamento recente (2019) su come Coca-Cola influenzi la ricerca scientifica leggi qui.
Coca-Cola , inoltre, fa grossi investimenti pubblicitari in tutti i paesi in cui opera.
lobbismo
[lob-bì-smo] o lobbysmo s.m.
• Azione esercitata da lobby economiche o da corporazioni su pubblici funzionari, su uomini politici, sulle istituzioni pubbliche per orientarne a proprio vantaggio le decisioni
il Sabatini Coletti , Dizionario della Lingua Italiana.
Monsanto (comprata recentemente da Bayer) infatti afferma che il glifosato è “meno tossico del sale da tavola” (frase ripresa da varie testate..). Ma volendo andare un pò in profondità si scopre che contro il glifosato, principio attivo dell’ erbicida Roundup, negli USA ad agosto 2023, promosse 154’000 cause per cancro.
Quello che colpisce di più però è che Monsanto sia riuscita ad influenzare pesantemente le decisioni della UE nel momento del rinnovo dell’autorizzazione del glifosato.
Sotto: Roundup fotografato dal sottoscritto sugli scaffali di un supercenter Walmart, negli USA

E – nelle energie fossili – Exxon fin dagli anni ’70 ha fatto lobbying per negare la verità del riscaldamento climatico.
Exxon era al corrente del fenomeno ma ha promosso una “campagna di disinformazione mondiale”.
vedi:
Petits arrangements avec la vérité
(Piccoli “arrangiamenti” con la verità)
LE MONDE | 07.12.2015 à 09h32 | Par Stéphane Foucart
Vi si legge (traduzione Giuseppe Caprotti):
Exxon, principale finanziatore del movimento negazionista (“climatosceptique“)
“Exxon. Dei documenti interni, pubblicati recentemente dalla stampa americana, hanno mostrato che, a partire dalla metà degli anni ’70, il gigante degli idrocarburi faceva lavorare i propri scientifici sulla questione del cambiamento climatico. Nel 1977 , l’imminenza del riscaldamento non era messa in dubbio dal settore degli studi scientifici e tecnici della società. Nel 1982 – sei anni prima della creazione dell’Ipcc (ONU) – degli elementi scientifici suggerenti il potenziale catastrofico del riscaldamento erano trasmessi allo stato maggiore della Exxon …”
Il gigante del petrolio non solo ha fatto sì che tutto ciò fosse tenuto all’oscuro ma ha anche fatto una campagna nella quale negava il riscaldamento del pianeta.

Tutta la vicenda viene confermata da altre fonti .
Vedi anche Il Fatto Quotidiano che racconta tutto per filo e per segno e che cita il Los Angeles Times.
Ma anche Linkiesta:
“nei tre anni successivi all’ accordo di Parigi sul clima (2015), le cinque più grandi compagnie petrolifere al mondo – ExxonMobil, Royal Dutch Shell, Chevron, BP e Total – hanno investito più di 1 miliardo di dollari per finanziare campagne di branding e attività di lobbying per screditare l’emergenza climatica”.
Proprio per queste menzogne Exxon è finita sotto indagine a New York da parte della Federal Securities and Exchange Commission (fonte: New York Times). E il suo ex A.D., diventato Segretario di Stato del governo di Donald Trump, si è rifiutato di rispondere in merito alla vicenda Exxon.
Exxon ha poi contrattaccato, facendo causa allo stato della California e appellandosi, nel 2018, al primo emendamento della Costituzione.
Da notare come l’ex A.D. di Exxon, Rex Tillerson, segretario di Stato del governo di Donald Trump fosse “leggermente” in conflitto d’interessi.
E come il governo di Trump fosse sicuramente “influenzato” dall’industria del petrolio : nel lobbismo le coincidenze non esistono.
A tal proposito Greenpeace ha svelato- in Le Monde del 10 dicembre 2015 – le tariffe di professori di Princeton (USA) pronti a giurare che le energie fossili, in particolare il carbone, non causassero 3,7 milioni di morti ogni anno, come affermava invece l’OMS (*).
I prezzi variano: si va da 275 $ all’ora di un professore a 6’000 $ per documenti complessi, stilati da stimati docenti (che vi siano dei tariffari per i docenti di varie università è confermato anche dalle vicende legate a Coca-Cola)
(*) Nella realtà l’Organizzazione Mondiale Sanità parla di 7 milioni di morti:
Inquinamento e riscaldamento climatico non sono da confondere ma sono semplicemente le due facce della stessa medaglia.

Sotto l’ultima campagna “green” di Exxon Mobil.
Da notare che, nelle pagine pubblicitarie (vedi quella del del Financial Times del 10 Ottobre 2019, sotto ), Exxon Mobil non nega il riscaldamento, anzi, parla del modo di “catturare” la CO2 :
plants capture CO2. We are finding ways industry can too ,
ovvero “le piante catturano la CO2. Stiamo trovando dei modi perchè l’industria – petrolifera- faccia lo stesso”.

Insomma la CO2 che causa il riscaldamento globale esiste e noi “stiamo facendo la nostra parte”…
Si tratta, ovviamente, di un tentativo “di marketing” e l’orientamento di facciata è confermato sempre sul New York Times del 21 Ottobre 2019 (sotto, in fondo) tradotto dal sottoscritto :
“… i leader di Exxon Mobil e BP si sono incontrati il mese scorso – ndt: settembre 2019 – con altri dirigenti di aziende petrolifere per dichiarare che facevano sul serio sul cambiamento climatico…”
Ma si tratta di una farsa. Ne potete trovare conferma in un breve brano di un articolo sempre del New York Times:
“…Secondo l’ONU la produzione di petrolio e gas deve scendere all’incirca del 20% entro il 2030 a del 55% entro il 2050 per stoppare la crescita della temperatura di 1,5 ° e riportarla a livelli pre-industriali. Quello è l’obiettivo degli accordi di Parigi, un punto di riferimento concordato tra la maggioranza delle nazioni per combattere il riscaldamento climatico.
Ma nuovi dati (fonte : think tank Carbon Tracker) indicano che, dal 2018 le maggiori compagnie petrolifere hanno investito almeno 50 miliardi di $ in progetti sui carburanti fossili…”
A gennaio 2023 è arrivata la conferma che Exxon sapeva perfettamente del riscaldamento globale dagli anni ’70 . E a settembre 2023 l’autorevole e conservatore The Wall Street Journal mette la notizia in prima pagina: Exxon sapeva che le energie fossili sono responsabili del cambiamento climatico
Inoltre la sua politica di resistenza alla decarbonizzazione, durante la guerra in Ucraina, nel 2022 l’ha favorita : la produzione è salita, i profitti a 55 miliardi di $ e il corso delle sue azioni ha fatto un balzo di oltre il 50% (FT 11-12 febbraio 2023).



