Redatto il 19 aprile, aggiornato il 16 settembre 2023
Secondo l’Osservatorio del Ministero del Made in Italy (1) i prezzi della pasta oggi variano dai 2,3 euro al chilo di Milano ai 2,2 euro di Roma, dai 1,85 di Napoli ai 1,49 euro al chilo di Palermo. Di contro le quotazioni del grano sono pressoché uniformi lungo tutta la Penisola a 38 centesimi di euro al chilo
PAOLO BARONI
19 Aprile 2023
E’ possibile che mentre i prezzi del grano duro crollano del 30% il prezzo della pasta aumenti del 18%? Dubbio legittimo: a porselo è Coldiretti che guardando l’andamento dei prezzi medi al consumo parla di “chiara distorsione” e dichiara guerra a produttori e distributori. I pastai ovviamente si difendono, spiegando che le dinamiche dei prezzi del grano non dipendono da loro, i consumatori invece vanno all’attacco e chiedono alle industrie di ridurre i prezzi, dopo che secondo le loro stime nell’ultimo anno i prezzi di spaghetti, penne e tortiglioni sono praticamente raddoppiati.
Secondo l’Osservatorio del Ministero del Made in Italy i prezzi della pasta oggi in Italia variano dai 2,3 euro al chilo di Milano ai 2,2 euro di Roma, dai 1,85 di Napoli ai 1,49 euro al chilo di Palermo, ricorda Coldiretti. Di contro le quotazioni del grano sono pressoché uniformi lungo tutta la Penisola a 38 centesimi di euro al chilo. Se nei primi sei mesi del 2022 il grano duro costava 550 euro a tonnellata, poi il prezzo è sceso a 450 e negli ultimi giorni è arrivato a costare a seconda delle piazze e della tipologia del prodotto 360-390 euro a tonnellata.
Per Coldiretti siamo di fronte ad una evidente “anomalia di mercato sulla quale occorre indagare, anche sulla base della nuova normativa sulle pratiche sleali a tutela delle 200mila imprese agricole che coltivano grano”.
«Il grano ha prezzi troppo fluttuanti e non è l’industria della pasta a determinare il prezzo del grano duro, a farlo è il mercato globale con meccanismi e quotazioni internazionali» replica a Coldiretti il presidente dei pastai di Unione Italiana Food. Riccardo Felicetti. «Contrariamente a quanto viene spesso detto – prosegue – il grano estero costa anche più di quello italiano (in media il +10%), soprattutto in questo momento storico particolare. Spiace che la Coldiretti continui ad avanzare dei dubbi su speculazione, con il consueto intento di confondere i nostri consumatori». Felicetti, però, non raccoglie la sfida che lancia Coldiretti aggiungendo poi che “i pastai italiani da sempre sostengono gli agricoltori del nostro Paese con i contratti di filiera per garantire il giusto prezzo e acquistano tutto il grano duro pastificabile disponibile in Italia e la pasta che compriamo oggi è fatta col grano acquistato mesi e mesi fa a prezzi più alti. Inoltre – aggiunge – quando parliamo di pasta, un alimento mono-ingrediente, è vero che il grano duro e la semola impattano in modo rilevante sul costo finale, ma dobbiamo tenere presente anche altre voci di costo come l’energia, i materiali ausiliari (imballaggi primari e secondari) e la logistica (trasporto locale e internazionale), tutti ambiti in cui i rincari sono ancora evidenti ed elevati. Nonostante tutto – conclude Felicetti – la pasta continua a restare un alimento accessibile, perché con mezzo chilo di pasta e pochi altri ingredienti (legumi e un filo d’olio), si riesce a preparare un pasto gustoso, nutriente e bilanciato per una famiglia di 5 persone, con meno di due euro».
Di tutt’altro parere il presidente dell’Unione nazionale consumatori Massimiliano Dona che cita aumenti ancora più alti di quelli stimati da Coldiretti. «La pasta (fresca e secca), da quando sono iniziati gli aumenti, ossia da agosto 2021 – spiega a la Stampa – secondo i dati ufficiali Istat da noi rielaborati è rincarata del 35,6%. Ma la realtà è che la stessa pasta di marca famosa che all’epoca era in offerta al supermercato a 0,59 euro per una confezione da 500 grammi, oggi si vende, sempre in promozione, a 1,29 euro, con un salto del 118,6%, più del doppio”. Per questo le aziende, che nei mesi passati “hanno traslato i maggiori costi delle loro bollette sui consumatori finali, facendo decollare i prezzi, ora che luce e gas costano meno devono fare l’opposto – conclude Dona -. Purtroppo la decisione del Governo di ridurre i loro crediti di imposta non facilita questa condotta».
Secondo Coldiretti oggi «i ricavi non coprono costi sostenuti dalle imprese agricole e mettono a rischio le semine ma anche la sovranità alimentare del Paese. Le superfici agricole coltivate a frumento duro, secondo le prime previsioni del ministero dell’Agricoltura per quest’anno, sono in flessione per un investimento di 1,22 milioni ettari con una riduzione di circa il 2% rispetto all’anno precedente. La produzione nazionale di pasta è di 3,6 milioni di tonnellate di pasta, pari a circa 1/4 di tutta quella mondiale – conclude Coldiretti -, con 200mila aziende agricole italiane impegnate a fornire grano duro di qualità a una filiera che conta 360 imprese e circa 7500 addetti, per un valore complessivo di circa 5 miliardi di euro».
(1) fino ad oggi non ne conoscevo l’esistenza
(2) i prezzi sono molto più bassi di quanto non si dica: Le Monde del 19 aprile 2023 – leggi sotto – dà oggi il frumento a 190 € a tonnellata ( ” il prezzo del frumento è crollato da 390 euro a 190 euro”).
Tutto ciò è dovuto alle misure a sostegno dell’Ucraina, i cui cereali hanno “invaso” i mercati dell’Europa Centrale. Le importazioni del frumento in Europa sono cresciute del 960% in volumi tra il 2021 e il 2022 (Le Monde sotto).
Anche le rotte del grano sono cambiate: il grano passa sempre meno dal Mar Nero e sempre di più dalle strade e dalle ferrovie europee.
Ma in difesa degli industriali bisogna aggiungere che Coldiretti si dimentica che esistono le scorte.
De Cecco , ad esempio, le ha, in vari silos, fuori dall’azienda che ho visitato ai tempi di Esselunga, tanti anni fà.
E per smaltirle i tempi non sono mai brevi.
I problemi sono dati dagli stock, logistici o politici poichè “il raccolto eccezionale di grano della Russia ha mitigato i costi, portando i futures sul grano di Chicago ai livelli più bassi in quasi tre anni”.

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