Redatto nel 2019 e aggiornato il 14 Agosto 2020, il testo in corsivo è del sottoscritto. Sopra una mia foto scattata a in Toscana.
Parliamo del riscaldamento anomalo del Mediterraneo, un’area dove vivono 450 cinquanta milioni di persone e dalla quale dipende una grande fetta del fatturato collegato al turismo (In Italia il comparto turistico incide nel 2018 per il 13,2% del PIL nazionale, pari ad un valore economico di 232,2 miliardi di euro. Il turismo rappresenta il 14,9% dell’occupazione totale, per 3,5 milioni di occupati).
Accenneremo anche all’inquinamento e agli effetti del coronavirus su occupazione e migrazioni.
Purtroppo ciò viene ribadito da studi italiani, francesi e dall’Onu nel 2019.
Iniziamo con quello italiano che – in sintesi – dice che il riscaldamento sta acidificando il mare ad una velocità “supersonica”:
“C’è un incendio nel mare , La Stampa 1° Agosto 2019
Gli oceani producono la metà dell’ossigeno che respiriamo e assorbono un quarto della CO2, che quando si dissolve nel mare forma acido carbonico. Il problema è che il cambiamento di acidità è senza precedenti in termini di grandezza e velocità, mettendo a rischio la biodiversità. Ecco perché l’area marina protetta di Tavolara sta portando avanti un progetto di ricollocazione delle gorgonie

Gli inglesi lo chiamano ‘The Other CO2 problem’, perché se in effetti si parla molto degli effetti dell’aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera, molto più raramente si ricorda quali siano quelli sugli oceani. Eppure si tratta della causa maggiore di acidificazione dei nostri mari: dal periodo pre-industriale ad oggi, il livello di acidità degli oceani è aumentato del 26%.
Secondo gli scienziati, gli oceani hanno assorbito un quarto di CO2 prodotto dalle attività umane in due secoli, questo fenomeno avrebbe determinato dei cambiamenti chimici tra cui la diminuzione del Ph oceanico. Il fenomeno è amplificato dal riscaldamento climatico che non fa che accelerare questa diminuzione del Ph. Gli oceani sono il polmone del pianeta: producono la metà dell’ossigeno che respiriamo, assorbono un quarto dell’anidride carbonica (CO2) e hanno finora assimilato circa il 90% del calore intrappolato nell’atmosfera dai gas serra. Tuttavia, questo grande servizio svolto, che ha sostanzialmente rallentato il riscaldamento globale, ha un prezzo.
La CO2, quando si dissolve in acqua di mare, forma acido carbonico aumenta così l’acidità e diminuisce la capacità di molti organismi marini come coralli, plancton, crostacei e le stesse conchiglie di costruire i loro gusci e le strutture scheletriche formate maggiormente da carbonato di calcio.
La cosa più preoccupante è che il cambiamento di acidità negli oceani è senza precedenti in termini di grandezza e di velocità. Le previsioni degli esperti sono davvero allarmanti: l’acidità dovrebbe aumentare di circa il 170% entro la fine del XXI secolo. Si mette così a serio rischio la capacità degli ecosistemi marini di adattarsi a questi cambiamenti causati da un processo che di solito si verifica naturalmente nel corso di millenni. Un tale aumento in un periodo così breve, non si verificava da più di trecento milioni di anni. Se le conseguenze di un tale cambiamento sono difficili da prevedere, una cosa è certa: la biodiversità nel suo insieme è minacciata.
La graduale scomparsa di questi esseri viventi potrebbe a sua volta generare altri danni collaterali: i coralli danno riparo agli organismi marini e agli ecosistemi, e riducono l’impatto di eventi climatici estremi, come gli tsunami e gli uragani. E 400 milioni di esseri umani dipendono indirettamente da questi spazi naturali.
Tuttavia non bisogna andare nei paradisi a rischio, oltre oceano, per vedere gli effetti devastanti del riscaldamento globale sui coralli e su tutta la filiera ittica, turistica ed economica con l’impoverimento delle comunità locali.
Anche in Italia stiamo assistendo a questo fenomeno. In Sardegna, a Tavolara, nella secca del Papa, le gorgonie una specie di corallo del Mediterraneo sta morendo a causa dell’aumento della temperatura del mare legata al cambiamento climatico.
La temperatura è arrivata a 28° a trenta metri di profondità: un vero e proprio incendio nel profondo del mare che ha provocato una moria di questi pregiati coralli.
Questi episodi di moria sono stati ricollegati a prolungati periodi in cui la temperatura dell’acqua è stata insolitamente più elevata rispetto alla media stagionale, condizionando i normali ritmi biologici e favorendo veri episodi di mortalità massiva di questi coralli. Per proteggere questa splendida foresta pietrificata del Mediterraneo, l’area marina protetta di Tavolara sta portando avanti un progetto di ricollocazione delle gorgonie colpite da morie legate al climate change che vengono collocate a profondità maggiori, dove la temperatura è più bassa. L’area marina protetta ha poi messo in atto una serie di interventi di recupero che hanno previsto l’eliminazione dei rami danneggiati e il trasporto delle gorgonie private delle parti malate a profondità maggiori dove la temperatura è minore e quindi la proliferazione batterica è inibita.
Le gorgonie, oltre ad un importante ruolo ecologico, caratterizzano i fondali marini paesaggisticamente più belli e ricercati dal turismo subacqueo che in quell’area crea un indotto sul territorio di circa 15 milioni di euro, con 10mila visitatori attratti dalle spettacolari acque di Tavolara.
In estrema sintesi la vita marina è a rischio. Ora.
Coralli, plancton, crostacei e le stesse conchiglie rischiano di sparire, finendo per danneggiare anche l’uomo (vedi voci pesca e turismo, ad esempio).
Per toccare con mano la questione consiglio di vedere “Our Planet”, su Netflix. Sul pesce potete leggere questo articolo ma anche questo pezzo.
Sulle piogge consiglio invece : Mediterraneo : pioverà il 40% in meno (secondo il Massachusetts Institute of Technology).
Sotto : il mare in Toscana, a giugno 2020

Facciamo un esempio di una delle conseguenze del riscaldamento climatico e dell’innalzamento dei mari per il Mediterraneo:
“In Tunisia oggi con l’intrusione dell’acqua del mare, non c’è più una nappa freatica che non sia salata”
(fonte : Le Monde , ottobre 2019, Les risques liés aux changements climatiques dans la règion Méditerranée).
Lo studio francese conferma quello che dice quello italiano, aggiungendo che il Mediterraneo si sta riscaldando ad una velocità del 20% superiore alle acque del resto del mondo.
Si può aggiungere che la situazione è aggravata dal fatto che il Mediterraneo è uno dei posti più inquinati al mondo, un’immensa discarica
Chi va in villeggiatura in Liguria , ad esempio, non deve stupirsi se non può fare il bagno a a causa dell’invasione delle meduse.
Aggiungiamo che senza mari e oceani , per i fenomeni sopra descritti, l’aria sarebbe già irrespirabile. Ma va saputo che mari e oceani stanno perdendo ossigeno.
Sicuramente riscaldamento climatico, inquinamento e coronavirus avranno effetti negativi su una situazione occupazionale già di sè non brillante.
E spingeranno i più poveri a migrare verso Nord.
La mia visione vien confermata da questo articolo (“come muore il Mediterraneo”) di Internazionale.
Il quadro è aggravato dai problemi legati al CIBO.
Leggi in proposito : il cibo, il Covid-19 i migranti e l’Europa
e Africa : scontri con Jihadisti in salita del 31% da 12 mesi
ma anche




