Inizio prima stesura: 16 dicembre 2014. Aggiornato il 15 luglio 2019
Da frutto di lusso nell’ 800 la banana è diventata il frutto meno costoso ed il più venduto in assoluto.
In Esselunga le banane erano nella tra i 10 articoli più venduti, in assoluto.
Dal 2001 a l 2014 le quantità vendute di banane nel mondo sono salite del 27,8%, da 11,9 milioni di tonnellate a 16,5.
Gli americani mangiano più banane che arance e mele messe insieme (fonte: The Economist, 1° marzo 2014).
I supermercati ne promuovono la vendita con costose campagne pubblicitarie, come quella sotto di Waitrose (GB)
Il loro consumo è in crescita perché sono economiche, nutrienti e facili da mangiare: non devono essere sbucciate o preparate, come ad esempio le mele…
Dalla fine dell’ ‘800 alla metà degli anni ’30 la loro coltivazione e il loro commercio sono stati al centro di lunghe guerre in Centro America – vedasi postfazione finale – delle quali è stata protagonista la United Fruit Company che nel 1984 ha preso il nome di Chiquita Brands International.
Durante gran parte della sua storia,la più grande rivale della United Fruit è stata la Standard Fruit Company, oggi Dole Food Company.
A seguire l’americana Del Monte e l’irlandese Fyffes
Ne ho accennato nell’articolo Chiquita- Fyffes : sfide e interrogativi per il nuovo colosso delle banane.

Ma torniamo agli anni ’90:
Chiquita nel 1998 si trova al centro di un controversia nella quale è accusata, dal giornale – il Cincinnati Enquirer – città dove ha la sede, di trattare male i suoi lavoratori e inquinare fortemente i terreni dove vengono coltivate le banane…
Controversy
Cincinnati Enquirer charges
Chiquita Center in Downtown Cincinnati, Ohio
On May 3, 1998, The Cincinnati Enquirer published an eighteen-page section, “Chiquita Secrets Revealed” by investigative reporters Michael Gallagher and Cameron McWhirter. The section accused the company of mistreating workers on its Central American plantations, polluting the environment, allowing cocaine to be brought to Borneo on its ships, bribing foreign officials, evading foreign nations’ laws on land ownership, forcibly preventing its workers from unionizing, and a host of other misdeeds.[9] Chiquita denied all the allegations, and sued after it was revealed that Gallagher had repeatedly hacked into Chiquita’s voice-mail system. (No evidence ever indicated that McWhirter was aware of Gallagher’s crime or a participant.) A special prosecutor was appointed to investigate, because the elected prosecutor at the time had ties to Carl Lindner, Jr.
fonte: Wikipedia
Chiquita sembra uscirne a testa alta dal punto di vista legale…
On June 28, 1998, the Enquirer retracted the entire series of stories and published a front-page apology saying it had “become convinced that [the published] accusations and conclusions are untrue and created a false and misleading impression of Chiquita’s business practices”.[10] ….
fonte: Wikipedia
…e ,anche sotto la spinta del movimento equo e solidale , in inglese fair trade movement, v. in proposito la pagina di Altroconsumo sotto )…
decide di adottare nuove politiche sociali diventando partner di Rainforest Alliance
“…In 1998, a coalition of social activist groups, led by the European Banana Action Network (EUROBAN), targeted the banana industry in general and Chiquita in particular, aiming to create a new climate of corporate social responsibility. Their strategy was to encourage small farming of bananas rather than large scale monoculture, and to push for subsidies and other government relief to level the field for small producers. The fair trade movement, which sought to influence consumers to purchase the products of smallholders, also joined in the action….”[12]
il marchio fair trade sulle rose della Coop Svizzera
,
“…Chiquita responded to the activism with changes in corporate management and new patterns of global competition, according to J. Gary Taylor and Patricia Scharlin. Chiquita partnered with the Rainforest Alliance, an environmental group dedicated to preserving the rainforest, and made major reforms in the way they plant and protect their bananas. The changes focused on the use of pesticides but also affected corporate culture.[12] In 2000, Chiquita adopted a new code of conduct that included the Social Accountability International’s SA8000 labor standard. Also in 2000, Chiquita achieved Rainforest Alliance certification for environmental friendly practices on 100% of its farms….”
fonte: Wikipedia
Nel 2013 i vari movimenti Fairtrade hanno dato lavoro a 1,4 milioni de persone in Asia, Africa e Sud America
“…In 2001, Wal-Mart named Chiquita as the “Environmental Supplier of the Year…”.[6]
fonte: Wikipedia
nel 2001 Walmart, al seguito dei suoi cambiamenti nomina Chiquita “fornitore ambientalista dell’anno”
articolo tratto da Al Food e Grocery del febbraio 2001
Il periodo di difficoltà di Chiquita coincide con la ricerca, in Esselunga, di alternative al monopolio Chiquita- Dole- Del Monte che all’epoca detenevano il 63% del mercato mondiale delle banane
Da questa situazione nasceranno la banana Naturama e la banana Bio Ctm Altromercato – organizzazione legata al movimento fairtrade – che resisteranno da sole sugli scaffali, in Esselunga, negli anni 1999 – 2004 ( la Naturama prima e la Esselunga bio dal 2001 in poi)
nonostante le forti pressioni di Chiquita, delle quali trovate testimonianza qui di seguito.
Infatti, nel giugno del 2003, Bernardo Caprotti scrive a Giuseppe:
“… il signor Freidheim, a capo di Chiquita mi ha detto che siamo l’unica azienda in Italia a non avere la Chiquita in assortimento…
ti chiamerebbe più avanti..”
Altre aziende, oltre a Chiquita e a Dole, provano a “entrare o rientrare in gioco”, senza successo…

Si può concludere che, seguendo l’esempio di Esselunga, dopo quell’epoca, in Italia nacquero i marchi privati come, ad esempio, le banane Conad

alla stessa epoca nacquero marche alternative, legate al mondo del commercio equo, un po’ ovunque in Europa, non solo nel settore delle banane.
Sotto: le banane del commercio equo (fair trade) delle catene operanti sul territorio inglese
e le confezioni del caffè del commercio equo e solidale della Coop Svizzera

P.S.: la fusione di Chiquita con Fyffes, avversata soprattutto per motivi fiscali, dall’amministrazione Obama, non è mai avvenuta e il marchio americano, nell’ottobre del 2014, è passato sotto il controllo del gruppo brasiliano Safra e Cutrale, un colosso che opera prevalentemente nel succo d’arancia.
Postfazione : Guerre della banana
Origini
Le ragioni dietro a questi conflitti furono diverse, soprattutto di natura economica. Il termine Guerre della banana nasce dalla correlazione tra questi interventi militari e la protezione degli interessi commerciali statunitensi in queste regioni. In particolare, la statunitense United Fruit Company aveva forti interessi economici in gioco nella produzione di banane, tabacco, zucchero di canna e vari altri prodotti provenienti dalle zone dei Caraibi, del Centroamerica e della parte settentrionale del Sudamerica. Gli Stati Uniti inoltre vantavano anche interessi politici, in particolare erano determinati a mantenere il Canale di Panama nella loro sfera di influenza, in quanto punto vitale dei traffici marittimi, sia commerciali che militari.

Luogo: Centroamerica e Caraibi
Casus belli: Protezione degli interessi politico-economici degli Stati Uniti in Centroamerica e nei Caraibi
Esito:
1)Cuba, Panamá e Repubblica Dominicana entrano nella sfera di influenza degli Stati Uniti.
2)Creazione della Zona del Canale di Panama
3)Ritiro delle truppe statunitensi da Haiti e Nicaragua
4)Il monopolio della produzione di banane in Honduras rimane in mano a corporazioni statunitensi.
Col termine Guerre della banana (en: Banana Wars) si indicano una serie di occupazioni, azioni di polizia ed interventi militari perpetrati dagli Stati Uniti nel Centroamerica e nei Caraibi.
L’inizio delle Guerre della banana è individuato nello scoppio della guerra ispano-americana nel 1898.[1]
Tra il termine del conflitto con la Spagna ed il 1934, gli Stati Uniti condussero una serie di operazioni ed occupazioni militari a Panamá, in Honduras, Nicaragua, Messico, Haiti e Repubblica Dominicana:
Crisi venezuelana del 1902-1903
Occupazione statunitense della Repubblica Dominicana
Occupazione statunitense del Nicaragua
Occupazione statunitense di Veracruz
Occupazione statunitense di Haiti
Questa serie di conflitti terminò nel 1934, col ritiro delle truppe statunitensi da Haiti e l’inizio della Politica del buon vicino (en: Good Neighbor Policy) del Presidente Franklin D. Roosevelt.

Vignetta di propaganda a sostegno dell’intervento militare statunitense nelle Guerre della banana, pubblicata sul Chicago Tribune nel 1914
La politica del grosso bastone del presidente americano Theodore Roosevelt in una vignetta di William Allen Rogers del 1904, che trae ispirazione da un episodio de I viaggi di Gulliver.
- Cuba e Porto Rico: Durante la guerra ispano-americana, gli Stati Uniti intervengono militarmente a Cuba ed invadono Porto Rico. Alla fine del conflitto, Cuba diventa un quasi-protettorato statunitense e Porto Rico, Guam e le Filippine passano sotto al controllo degli Stati Uniti.
- Panamá: I primi interventi statunitensi risalgono al Trattato Mallarino-Bidlack del 1846, un accordo commerciale in cui però spiccava la clausola 35, in cui gli Stati Uniti si impegnavano a garantire il libero transito attraverso il futuro Canale di Panama, dandosi così il diritto di intervenire militarmente a Panamá; una delle prime applicazioni di tale clausola fu la Guerra dell’Anguria del 1856. Nel 1903, alla fine della Guerra dei Mille Giorni, con l’appoggio del Governo degli Stati Uniti Panama si separò dalla Colombia. Il Canale di Panamá era ancora in costruzione, e gli Stati Uniti se ne garantirono il controllo, creando la Zona del Canale di Panama
- Venezuela: A seguito del mancato pagamento del debito estero, Gran Bretagna, Germania ed Italia impongono un blocco navale al Venezuela, durato dal dicembre 1902 al febbraio 1903. Gli Stati Uniti intervengono diplomaticamente, riuscendo a far raggiungere alle parti un accordo. La crisi venezuelana e le sue dirette conseguenze furono gli eventi chiave per la formulazione del Corollario Roosevelt, atto a scongiurare futuri interventi europei nei paesi di Centroamerica e Caraibi.
- Nicaragua: Dopo alcune operazioni militari nei decenni precedenti, tra cui azioni terrestri e bombardamenti, il paese viene formalmente occupato dagli Stati Uniti dal 1912 al 1933.
- Cuba: Occupazione statunitense dal termine della guerra ispano-americana nel 1898 fino al 1902, sotto al governo di Leonard Wood. Fu nuovamente occupata nei periodi 1906–1909, 1912 e 1917–1922; Il paese fu governato nei termini del Platt Amendment fino al 1934.
- Haiti: Occupazione statunitense di Haiti dal 1915 al 1934; Stesura di una nuova costituzione, in cui scompariva il divieto ai non-haitiani di possedere terreni. Svolgimento delle Guerre del Caco.
- Repubblica Dominicana: Azioni militari nel 1903, 1904 e 1914; Occupazione statunitense dal 1916 al 1924.
- Honduras: Paese chiave nel settore dell’esportazione della Banana, era dominato dalle corporazioni statunitensi United Fruit Company (oggi Chiquita) e Standard Fruit Company (oggi Dole) entrambe oltre che grandi proprietarie terriere controllavano anche il trasporto ferroviario. Interventi di truppe statunitensi nel 1903, 1907, 1911, 1912, 1919, 1924 e 1925.
Nel 1904 lo scrittore O. Henry coniò il termine Repubblica delle banane proprio per descrivere la situazione politica dell’Honduras in quegli anni.
- Messico: L’intervento militare delle forze statunitensi in Messico fu causato da analoghi interessi politico-economici, nonostante ciò si presenta come un caso particolare. Gli Stati Uniti condussero la Guerra di confine, dal 1910 al 1918, per controllare il flusso di migranti provenienti dal Messico e per contrastare le frequenti incursioni oltre confine dei Pacificos, i rivoluzionari messicani. Comunque, l’occupazione statunitense di Veracruz del 1914 non rientrava nella difesa del confine, ma era un mero esercizio di controllo politico attuato con la forza militare. In quell’occasione, gli Stati Uniti bloccarono i rifornimenti di munizioni provenienti dalla Germania e destinati Victoriano Huerta, che a seguito di un recente colpo di stato aveva instaurato un governo, non riconosciuto dall’allora Presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson. Negli anni precedenti alla Prima guerra mondiale, gli Stati Uniti erano in lotta con la Germania per mantenere il Messico nella loro sfera di influenza. Il governo tedesco era in stretto contatto con quello messicano, a cui forniva armamenti e consigli politici. Episodi rilevanti furono l’incidente del Ypiranga del 1914, la cattura a Città del Messico di Lothar Witzke, spia e sabotatore tedesco, il Telegramma Zimmermann del 1917 e la presenza di consiglieri tedeschi alla Battaglia di Ambos Nogales nel 1918. Durante la Rivoluzione messicana, oltre all’occupazione di Veracruz, gli Stati Uniti invasero il Messico solo in un’altra occasione, dal 1916 al 1917, quando le truppe al comando del generale John Pershing organizzarono una ricerca su scala nazionale nel tentativo di catturare Pancho Villa.
Altri paesi dell’America Latina furono influenzati o dominati dalla politica economica e/o dagli interessi commerciali degli Stati Uniti fino al punto di coercizione.
Nel 1904, davanti al Congresso degli Stati Uniti, Theodore Roosevelt pronunciò il Corollario Roosevelt, un’aggiunta alla Dottrina Monroe (“l’America agli americani”) che sanciva la correttezza degli interventi degli Stati Uniti atti a stabilizzare l’economia dei paesi del Centroamerica e dei Caraibi che non fossero stati in gradi di fare fronte da soli al proprio Debito estero…
Interventi dei militari statunitensi.
La maggior parte degli interventi militari statunitensi nelle Guerre della banana furono condotti dallo United States Marine Corps.
I Marines intervennero talmente spesso in questi conflitti che nel 1921 pubblicarono un apposito manuale, lo Small Wars Manual, The Strategy and Tactics of Small Wars (Strategia e tattiche delle guerre minori). Occasionalmente, presero parte ad azioni militari anche soldati della United States Army e navi della United States Navy, queste ultime impiegate per fornire supporto di fuoco alle truppe a terra. .
Sotto: alcuni prodotti a marchio equo solidale nati recentemente.
Per approfondire il tema (pro e contro del sistema equo e solidale) Leggi questo articolo
Il cacao della linea bio equo solidale della Conad

Lo zafferano a marchio privato equo e solidale della Migros

Lo yogurt equo e bio della Migros

Di seguito le banane bio equo solidali di Esselunga, nel 2014

e la Fair Trade Ubuntu cola da Eataly



