Redatto il 27 Aprile e aggiornato il 10 dicembre 2020
“Abbiamo salvaguardato l’azienda”, come avevo promesso dopo la morte di mio padre, più di tre anni fa:
- Nel 1972 inizia la “guerra”, tra Bernardo e i due fratelli Guido e Claudio Caprotti, supportati dalla madre Marianne Maire in Caprotti che ha contribuito alla fondazione del gruppo. La vicenda si protrae fino agli anni ’80, coinvolge tutta la famiglie e finisce con un primo arbitraggio.
- Nel 1996 Bernardo Caprotti intesta fiduciariamente il 100% delle azioni ai tre figli, Giuseppe, Violetta e Marina. Sebbene Violetta sia la preferita di Bernardo io ricevo il 36% e Violetta e Marina il 32% ciascuna.
- Tra i tanti atti ci viene fatta firmare – senza dircelo – una procura generale a Bernardo Caprotti. Non ci vengono rilasciate copie di alcun documento (donazioni, mandato fiduciario, procura, etc).
- Nel 2004 mi vengono tolte le deleghe operative di amministratore delegato di Esselunga. Lo apprendo dai giornali.
- Nell’ottobre 2004 faccio un’offerta per rilevare le quote delle mie sorelle. L’importo rivalutato per l’intera azienda, senza la parte immobiliare, è di 7,1 miliardi di €. L’offerta non viene accettata.
- Nel 2005 mi viene richiesta una procura generale per vendere a Walmart: mi rifiuto. La richiesta mi fa credere di non aver firmato procure nel 1996. Nella realtà Walmart non si fida di una procura generale vecchia di quasi 10 anni.
- Nel 2011 Bernardo Caprotti ci toglie le azioni perché Violetta – dopo un lungo periodo di distacco dal sottoscritto – si è riavvicinata a me. Bernardo ha paura che io possa detenere, con la quota di mia sorella, il controllo dell’azienda: insieme avremmo potuto avere il 68% delle azioni e dei diritti di voto.
- Iniziano le cause, anche penali (leggi. : “A proposito dell’accordo firmato dalla famiglia Caprotti su Esselunga”), tra Giuseppe, Violetta e il padre, . Secondo arbitraggio.
- Ci risulta che nel 2016 ci siano state varie due diligence per la cessione di Esselunga a fondi d’investimento per una cifra oscillante trai 6 e i 6,5 miliardi di €.
- Nel 2016 Bernardo Caprotti muore scrivendo nel suo testamento che l’azienda deve essere venduta, possibilmente non alle Coop ma a un’impresa di capitale come la multinazionale Ahold- Delhaize.
- All’ uscita dello studio notarile Marchetti, dopo la lettura del testamento, dichiaro : “faremo di tutto per salvaguardare l’azienda”.
- Violetta ed io riceviamo dei legati in conto di legittima: il 22,5% del pacchetto de La Villata (immobiliare proprietaria di una parte dei supermercati) e il 15% di Supermarkets Italiani, holding che controlla Esselunga. Si tratta di azioni delle quali possiamo entrare in possesso sborsando – in anticipo – un grosso importo in tasse allo Stato italiano (25,4 milioni per il sottoscritto, per le azioni di Supermarkets Italiani).
- Le azioni non possono essere messe a pegno e non ho i soldi per pagare le tasse.
- Non abbiamo posti in consiglio di amministrazione e quindi non abbiamo controllo sulla gestione.
- Nel 2017 sottoscriviamo un accordo che ci permette di vendere le nostre quote della parte immobiliare (La Villata) alla Supermarkets Italiani (holding di Esselunga), al 30% (15% Giuseppe e 15% Violetta).
- L’accordo riguarda anche Esselunga: le azioni della Supermarkets Italiane (holding di Esselunga) potrebbero alternativamente 1) essere quotate in Borsa 2) comprate dalla socie di maggioranza direttamente o 3) comprate tramite Arbitratore (tre membri nominati d’accordo tra Socie di Maggioranza e Soci di Minoranza, in un arbitraggio) e in tal caso (bastando il mero esercizio della Opzione Call = opzione di acquisto delle nostre azioni da parte delle Socie di maggioranza )
- Secondo l’accordo i Soci di minoranza (Giuseppe e Violetta) saranno obbligati a vendere tutte le Partecipazioni detenute da entrambi i Soci di minoranza in Supermarkets.
- L’accordo prevedeva : a) no opzione put (= nessuna possibilità di acquisto delle azioni delle azioniste di maggioranza da parte dei soci di minoranza, Giuseppe e Violetta). b) Lock-up delle azioni fino al 31 luglio 2021 = non possiamo vendere a terzi c) all’ art.9.2 di “rinunciare a qualsivoglia reciproca pretesa riguardante le passata gestione..” (es: condono “tombale” sul bilancio 2004) .
- Il 20 giugno 2017 riesco a pagare le tasse e a diventare azionista di minoranza di Supermarkets Italiani, che controlla Esselunga.
- Sempre nel 2017 : offerta, a tutti gli azionisti, di un gruppo cinese per 7,3 miliardi.
- Nel 2018 ci sembra che ci sia un approccio dei consulenti delle azioniste di maggioranza a Violetta per eventuali offerte separate a Giuseppe e Violetta. Sui giornali vengono fatti circolare valori che vanno da 4 a 4,5 miliardi per il 100% del valore di Esselunga.
- Nel 2019 le azioniste di maggioranza decidono di ricorrere all’arbitraggio, il terzo della storia della famiglia Caprotti.
- Nel 2020 fine dell’arbitraggio che stabilisce che l’azienda vale 6,1 miliardi.
Note conclusive : ho evitato cause – molto facili da innescare – e accettato un percorso condiviso che mi esclude da quella che è stata anche la mia azienda. L’ho fatto anche per senso di responsabilità verso i 24’000 lavoratori di Esselunga.
In proposito leggi anche :
- arbitraggio Esselunga; Sky TG 24 20 marzo 2020
- Esselunga : a eredi Caprotti 1,83 miliardi . “Il verdetto da ragione a Giuseppe e Violetta”.
- Così Esselunga paga il prezzo del regolamento di conti in casa Caprotti. E Moody’s la declassa, pensando anche al Covid
- Moody’s boccia Esselunga, il debito diventa speculativo
- Esselunga, la mina debito sul riassetto di famiglia. Moody’s taglia il rating a «junk», preoccupano i costi e l’impatto del Covid per i supermarket in Lombardia
- Esselunga, Marina liquida i fratelli e porta avanti l’azienda fondata da Bernardo Caprotti
- “Basta con la guerra dei Caprotti, non voglio paralizzare Esselunga”
- Dai supermercati ai superstore 7: la rivoluzione nel food di Esselunga (tra il 1989 e i primi anni 2000)
“L’avocado” qui sotto ironizza sul mio passato : vivo con gli avvocati da 16 anni (2004).