Del cibo in Gran Bretagna avevo già scritto su Mark Up nel 2010.
Sono qui dunque a scrivere dei cambiamenti avvenuti negli ultimi sei anni:
1) come in Italia il cibo, possibilmente etnico o “contaminato”, è ormai ovunque .
GD, bar, ristoranti, farmacie, edicole e Coffe Shop si contendono una quota dello stomaco (share of stomach) dei britannici , dei residenti stranieri e dei turisti che visitano il Regno Unito.
Negli ultimi anni molti attori nuovi si sono introdotti nel mercato del cibo : è il caso della catena di chioschi di giornali WH Smith.
La prima foto che trovate sotto è emblematica: WH Smith si trova tra una farmacia Boots (che vende cibo) e il Coffee Shop Costa. Tutti e tre si contendono una “quota dello stomaco” del viaggiatore che transita nella Victoria Station di Londra.
C’è poi la “contaminazione” della vendita di prodotti da parte di un concorrente: Costa vende i suoi prodotti sugli scaffali delle superette di J Sainsbury’s.
E c’è anche la creazione di nuovi spazi di ristorazione o di vendita di cibo, di dimensione più ridotta, di negozi come Harrod’s o Fortum & Mason (v. foto a Heathrow).
2- la battaglia “della quota dello stomaco” sembra potersi spostare sul prezzo: Starbuck’s ha abbassato il prezzo del caffè espresso e lo chef Gordon Ramsay propone dei cestini per fare il picnic a 14 €.
Nulla a che vedere con le offerte di Boots – che ha assoldato per i suoi panini lo chef – star Jamie Oliver (il prezzo della foto è allineato a quelle delle catene che vendono cibo da asporto) – ma si tratta pur sempre di un picnic a prezzo abbordabile, confezionato dal team di uno chef pluri- stellato.
In Italia questa idea sembra aver iniziato a metterla in pratica Davide Oldani, con il suo bar a Malpensa (sia Gordon Ramsay che Jamie Oliver hanno più di 20 ristoranti, ognuno..)
3- c’è ancora chi , come Mc Donald’s o Starbuck’s, propone cibi “appetitosi”, ultra calorici .
Ma il problema del cibo spazzatura (junk food) è che è al centro del dibattito giornaliero su giornali (“the junk food trap“) che accusano la GD di promuovere la vendita di cibo poco sano
4- il mondo del cibo britannico si sta orientando verso il bio e/o il salutare.
Lo testimoniano la pubblicità di Lidl (organic vuol dire bio.Lidl non è la prima catena a pubblicizzare cibo bio ma comunque si tratta di un segnale importante), il claim di Pret à Manger (organic coffee e natural food = caffè bio e cibo naturale), le zuppe di Marks and Spencer o i claim dei vari locali che inneggiano al Healthy Food, al Fit Food, etc.
Molte catene offrono frutta e snacks salutari in alternativa alla caramelle alle casse
5- , Sia Pret à Manger che J Sainsbury’s propongono cibo caldo elaborato , e non stiamo parlando dei “soliti” polli arrosto della GD italiana
6- oltre all’ormai onnipresente e-commerce va segnalato l’ottimo ed infinito catalogo di cibo ordinabile da Mark’s And Spencer
7- anche nel non food fa capolino il bio (organic).
Un’opzione da tenere in considerazione per le grosse catene di cosmetici come Kiko o The Body Shop, che appartiene a L’Orèal.
The Body Shop ha 2 articoli bio, un po’ pochini.
Lidl, in Italia, ha inserito una linea di cosmetici biologici (vedi foto sotto) , una nostra visita al Sana di Bologna ha evidenziato come le aziende presenti nel comparto ci stiano investendo pesantemente e l’ultimo rapporto di Bio Bank segnala che il settore dei cosmetici biologici è uno dei più dinamici in Italia
Prima pubblicazione: 6 settembre 2016


