Redatto il 29 marzo, aggiornato l’8 maggio 2023
L’inflazione alimentare in Gran Bretagna sembra battere tutti i record : siamo arrivati al + 18%.
In questo contesto, dove il costo della vita, anche a causa della Brexit, colpisce le famiglie, i ricercatori di UNITE hanno analizzato l’andamento delle prime 350 società quotate alla Borsa di Londra. E hanno rilevato che il margine di profitto medio è aumentato dell’89% nella prima metà del 2022 rispetto alla prima metà del 2019.
Tra i beneficiari dei maxi profitti figurano i colossi britannici della distribuzione alimentare Tesco, Sainsbury’s e Asda (che un tempo era controllata da Walmart).
Da soli hanno totalizzato profitti per 3,2 mld di sterline (3,65 mld di euro), quasi il doppio dei livelli prepandemia.
Per Tesco e Sainsbury, che insieme detengono il 43% del mercato alimentare, la tendenza è invariata.
Per quest’anno finanziario, Tesco prevede di realizzare profitti fino a 2,5 miliardi di sterline e Sainsbury quasi 700 milioni di sterline.
Stesso trend per giganti globali come Nestlé…
Cè poi il fatto – rivelato dal sito Which che tutti i distributori inglesi avrebbero alzato i prezzi in modo molto significativo: … Data showed that prices increased most at Lidl, followed by Aldi, Asda, Morrisons, Waitrose, Sainsbury’s, Tesco and then Ocado while a range of everyday items including milk, meat and fruit were on each supermarket’s list of groceries with the highest inflation…
Lidl ha contestato genericamente l’inchiesta ma ha evitato di entrare nel merito.
Forse se ne occuperà l’antitrust.

Quel che è certo, perchè l’ho vissuto con la centrale europea SEDD (Sainsbury’s, Esselunga, Delhaize, Docks de France) è che il contesto inglese non è dei più competitivi. Le grandi marche, all’epoca, per loro, erano marginali, avendo una quota di marchio privato enorme (*).
Ricordo un paragone su dei prezzi di articoli della Procter & Gamble, dove loro pagavano il detersivo l’80% in più di noi: quando lo scoprirono non fecero una piega. Ne si sognarono di innescare una “guerra” con il fornitore, come avrebbero fatto i colleghi italiani, belgi o francesi, al posto loro. Tutto si sarebbe risolto parlando – a pranzo – con P&G….
(*) all’epoca, in molte categorie la GD britannica era oltre il 60% di quota. Oggi il marchio privato, in Gran Bretagna, pesa “solo” il 43%.
Negli USA si dice un pò la stessa cosa che in Gran Bretagna : le aziende NON finanziarie hanno avuto enormi profitti (AF 27 marzo 2023).

In Francia, in un clima incandescente dove una parte della GD – dati alla mano – accusa le multinazionali del food (Coca-Cola, Nestlè, Unilever etc) di avere margini esorbitanti.
In Italia, invece, non ho più trovato riscontri a questa inchiesta, varata nel 2020 : emergenza Coronavirus, avviata indagine su aumento dei prezzi dei beni alimentari e di detergenti, disinfettanti e guanti.
E’ come se fosse evaporata.
Quasi sicuramente si trattava di una mossa strumentale ( ” La lente dell’Antitrust su 3.800 negozi Carrefour, MD, Lidl, Eurospin, Conad e Coop” ma poi si scopriva che la denuncia partiva dal Codacons…(*)).
In ogni caso la GD italiana rischia, a prescindere da possibili indagini, di uscire con le “ossa rotte”, dal punto di vista dell’immagine, da questa “tempesta perfetta”, come dice giustamente Mario Gasbarrino sotto .
Essere più chiari come succede in Francia, no?
Potrebbe essere, finalmente, un segnale di maturità e di unità. E poi, secondo me, è sempre meglio anticipare che inseguire le problematiche.
Anche perchè in Portogallo, ad esempio, la GDO è nel mirino del governo proprio per i prezzi (lo riferisce Le Monde di settimana scorsa).
(*) e comunque, gli enti preposti non sarebbero stati in grado di svolgerla al meglio ( per ulteriori conferme in merito leggi qui).

Coop : “per i prossimi mesi i prezzi alla produzione spingeranno quelli finali (al consumo)”. In sostanza la GDO assorbirà in gran parte i grandi aumenti dell’Industria di marca (IDM) Ma “ i prezzi sono elastici solo al rialzo, mai al ribasso. Quando i costi delle materie prime aumentano, ecco che i ricavi arrivano sugli scaffali . Ma quando i costi scendono, i prezzi dell’industria alimentare e quelli finali non flettono, al massimo restano fermi… ora il faro si è spostato sulle imprese e i loro margini. Il dubbio è che le aziende , mentre le buste paga restano ferme e perdono potere di acquisto, e i costi delle materie prime calano, continuino a ritoccare al rialzo i listini. Finendo per scaricare sulle famiglie tutto il peso dell’ondata di inflazione, e pure un pò di più. Questo rischio è stato evidenziato dalla BCE a livello europeo, e il Rapporto di previsione Prometeia , pubblicato ieri (31 marzo), lo riscontra anche in Italia:
“Secondo i dati 2022 sembra esservi stato un forte aumento di margini lordi per l’intera economia”.
Quindi a rimetterci saranno solo i consumatori? Sembrerebbe di sì.
P.S.: mentre il contenuto è valido il titolo di Repubblica sotto è fuorviante, l’nflazione alimentare continua a crescere ad un ritmo del + 0,9% ogni mese.

In questo articolo del 6 aprile 2023 su La Stampa si capisce ancora meglio il punto di vista della Bce:
Fabio Panetta, ex direttore generale di Banca d’Italia e membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea: in un intervento pubblico dello scorso 22 marzo ha fatto intendere come alla base della caduta del potere d’acquisto ci sia la speculazione. «I comportamenti opportunistici delle imprese potrebbero ritardare il calo dell’inflazione core. In effetti – ha detto – gli utili hanno contribuito a più della metà dell’aumento dei prezzi nell’ultimo trimestre del 2022», Panetta ha poi sottolineato come «in alcuni settori, i profitti sono in forte aumento e i prezzi al dettaglio stanno aumentando rapidamente, nonostante i prezzi all’ingrosso siano in calo da tempo. Ciò suggerisce che alcuni produttori hanno sfruttato l’incertezza creata dall’inflazione elevata e i disallineamenti tra domanda e offerta per aumentare i propri margini, aumentando i prezzi oltre quanto necessario per assorbire l’aumento dei costi». Motivo per cui la Bce dovrebbe «monitorare il rischio che una spirale profitto-prezzo possa rendere più vischiosa l’inflazione».
La vicenda è stata ripresa dal WSJ del 10 aprile 2023 : Inflazione dei prodotti alimentari a + 15,4% nell’Eurozona
Leggi anche Il prezzo del grano scende del 30% ma quello della pasta si impenna del 18%: come è possibile?
A maggio sono arrivate ulteriori conferme : I margini dell’industria dopano l’inflazione.



