prima stesura del 7 dicembre 2014, ultimo aggiornamento del 17 ottobre 2015
Questa è la vecchia etichetta della Nutella di cui avevamo già parlato in Made in Italy : l’etichettatura è fondamentale e nella quale non si segnalava la presenza di olio di palma.
Al suo posto c’era la dicitura “olio vegetale”…
Per contestualizzare la situazione vanno aggiunti dei dati:
l’anno scorso Ferrero ha sviluppato ancora un quarto del suo fatturato pari a 8,1 miliardi di € (fonte Il Sole 24 ore del 7 marzo 2014) in Italia.
Il 75% del suo fatturato lo ha esportato in 70 paesi.
Il fatturato di Ferrero in Italia è sceso del 5,3% e all’estero è salito (+ 4,1%).
Alla chiusura del 31 agosto 2014 il fatturato della Ferrero International ha segnato un + 3,9%
mentre a maggio 2015 , in Italia, il fatturato della Ferrero ha segnato un + 7% (v. L’industria di marca riprende quota in Italia)
Ferrero sta ricominciando a crescere in Italia perché ha puntato sui volumi (che crescono di più del fatturato, vedi tabella sopra), sacrificando i propri margini , nel paese che dove sviluppa ancora + del 20% del suo fatturato.
L’utilizzo di olio certificato è molto dispendioso (circa il 15% in più del normale olio di palma) e nonostante questo aggravio…
… Ferrero ha recentemente comunicato che l’olio di palma che utilizza viene da Malesia, Papua Nuova Guinea e Brasile ed è certificato RSPO (Roundtable on Sustainable Palm Oil) ed è segregato dall’olio non sostenibile.
Qui sotto trovate due punti di vista diversi – di Confindustria e del WWF – sulla gestione delle foreste primarie, dalle quali si ricava l’olio di palma.
Dai Corn Flakes della Kellog’s al latte in polvere della Nestlè l’olio di palma è ovunque… e Il Sole 24 ore , giustamente, si domanda se faccia male…
Molti dicono di sì. Nnon entriamo nel merito degli eventuali problemi per la salute dei consumatori. Ci sembra che l’olio di palma ponga più problemi ambientali che di natura medica.
Secondo The Economist (1° agosto 2015, pag. 54) è il simbolo dei peggiori eccessi dell’agricoltura e l’Indonesia – grande produttore di olio di palma – è uno dei paesi che contribuisce maggiormente al riscaldamento globale
Fino a poco fà c’era anche il problema della trasparenza: l’olio di palma, fino a fine 2014, non era rintracciabile sulle confezioni della Nutella..
Quel che poi non si dice in questo articolo de Il Sole 24 ore è che le foreste della Malaysia o dell’ Indonesia, hanno, rispetto a quelle dell’Europa, una biodiversità unica, che rischia l’estinzione totale.
Mentre le biodiversità di paesi occidentali come – ad esempio – l’Italia o la Francia sono quasi uguali, flora e fauna, in Indonesia e Malaysia, non lo sono.
Esiste anche un terzo problema…
…quando non ci saranno più foreste i 570’000 lavoratori malesi che producono olio di palma (v. Il Sole 24 ore sopra) di cosa vivranno?
Perché la deforestazione continua …
Molto dipenderà dalla consapevolezza dei consumatori europei che, con i loro interventi e le loro scelte, potranno influire sulla politica di multinazionali come Ferrero e Nestlè:
con il nuovo regolamento sull’etichettatura degli alimenti (Reg. UE 1169/2011 che entrato in vigore il 14 dicembre 2014) l’olio di palma è diventato rintracciabile sulle confezioni di Nutella.
E alcune multinazionali si stanno attrezzando per “fare qualcosa di più” v. Google, Nestlè e Unilever contro la deforestazione
Nel caso di Ferrero – che è il terzo produttore al mondo di cioccolato, dopo Mondelez e Mars, un primo piccolo passo potrebbe essere quello di aggregarsi all’ iniziativa di Nestlè e Unilever, molto utile per controllare il comportamento dei fornitori di materie prime, perché le certificazioni da sole non bastano e le verifiche sul campo in certe aree del mondo sono difficili e molto onerose.
E l’Indonesia, ad esempio, ha una mappatura dei terreni che fa acqua da tutte le parti (v. The Economist già citato)…
Inoltre il consumo di olio di palma continua a crescere (più di qualsiasi altro olio) e l’olio certificato rappresenta poco meno del 20% di tutta la produzione
The Economist 1° di Agosto 2015
Intanto, sulla scia delle continue polemiche contro l’olio di palma, sembra prender piede un mercato “senza”…
si tratta di produzioni di nicchia ma…
di questa tendenza beneficiano anche linee a marchio privato della Grande Distribuzione, come Viviverde di Coop
E
Paolo Barilla , dopo una campagna di Aidepi (Associazione Industrie della Pasta e dei Dolci italiane, aderente a Confindustria),
ha annunciato che:
… “l’industria leverà l’olio di palma”. Stanno cambiando le ricette. Senza grasso tropicale i nuovi biscotti
Redazione Il Fatto Alimentare 14 ottobre 2015
“L’industria per il populismo italiano leverà l’olio di palma…”. Con queste parole Paolo Barilla in qualità di presidente di Aidepi ha ammesso di avere dovuto cedere alla campagna portata avanti da Il Fatto Alimentare insieme a Great Italian Food Trade contro l’invasione dell’olio tropicale. Il discorso è proseguito dicendo “come associazione siamo cascati come dei polli in un tranello internazionale … siamo in fortissimo imbarazzo perché abbiamo seguito i criteri della comunità scientifica ma abbiamo la sensazione che difficilmente le cose andranno in questa direzione”.
Paolo Barilla ha fatto questo discorso all’interno della conferenza stampa che si è tenuta oggi 14 ottobre 2015 alla Camera dei Deputati dove si è dibattuto il problema dell’olio di palma. I relatori che si sono alternati al tavolo senza alcun contraddittorio, hanno detto che l’olio tropicale certificato non distrugge le foreste (l’Indonesia brucia da settimane!), non fa male alla salute (è un grasso aterogeno) e hanno accusato il mondo di internet di avere portato avanti una campagna scorretta e allarmistica (!).
olio di palma e frutto È la prima volta che il mondo delle aziende ammette di avere perso il confronto con la nostra petizione. Dopo un anno di confronto decine di articoli e 162 mila adesioni alla petizione, arriva il riscontro da parte di Aidepi , associazione che rappresenta quasi tutte le grandi aziende che utilizzano il palma (Ferrero, Bauli, Barilla, Nestlé, Unilever…).
Paolo Barilla ha spiegato che già diverse aziende all’interno dell’associazione stanno cambiando le ricette, sostituendo il palma con altri grassi vegetali. D’altro canto anche Mulino Bianco conta nel suo assortimento 23 prodotti senza grasso tropicale e altri con una miscela di palma, girasole… Il manager ha detto che se è complicato modificare le ricette di alcuni prodotti da forno e di alcuni biscotti senza modificare il gusto, in altri casi le ricette sono state cambiate riducendo il palma e aggiungendo altri oli con meno grassi saturi.
Biscotti Granoro palma freePiù facile la soluzione per i nuovi biscotti e merendine, dove molte aziende in virtù della nostra campagna di informazione stanno proponendo alimenti senza olio di palma. Si tratta di un buon risultato che verificheremo sul campo anche se la lista delle imprese che hanno sposato la nostra campagna si allunga sempre di più.
La soddisfazione per questa conversione da parte dell’industria è ancora maggiore, avendo letto in questi mesi i pareri favorevoli di illustri nutrizionisti consulenti di aziende, gli articoli di giornalisti scarsamente informati ma facilmente influenzabili e una campagna pubblicitaria che è costata oltre 1 milione di euro. Il nostro impegno comunque va avanti e nelle prossime settimane continueremo a monitorare la situazione.
Roberto La Pira (Il Fatto Alimentare) e Dario Dongo (Great Italian Food Trade)
Sotto: la nuova etichetta della Nutella
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