Pubblicato il 12 dicembre 2020 e aggiornato il 5 marzo 2021
Premessa : Amazon fa dumping , da sempre, in Europa: le perdite europee sono finanziate dagli utili della divisione – Amazon Web Services – di cloud computing della società di Jeff Bezos. Vedi in proposito Amazon: il fatturato, le perdite e le inchieste in Europa (2019).
Per quanto riguarda l’Italia, Mediobanca ha, da poco, pubblicato quanto riassunto di seguito:
RAPPORTO MEDIOBANCA
Sotto trovate una sintesi di questo articolo del quale lascio qui il link:
Più ricavi e utili per i giganti del web Sfida Usa-Cina, la Ue è (quasi) assente
di Sergio Bocconi il 14 ott 2020
La pandemia ha accelerato la digitalizzazione globale e le multinazionali del soft-web durante il covid hanno, con poche eccezioni, aumentato ricavi, utili e capitalizzazione di Borsa. Lo indica il rapporto sui 25 giganti del settore realizzato dall’Area studi Mediobanca, che considera il quinquennio 2015-2019 e i primi sei mesi del 2020.
Monopoli da mille miliardi
Nei cinque anni il fatturato delle grandi corporation di internet e software è più che raddoppiato e nel 2019 il totale aggregato ha raggiunto quota 1.014 miliardi, pari all’8% dei ricavi mondiali delle multinazionali industriali. I ritmi di crescita sono dieci volte superiori a quelli della grande manifattura, anche grazie alle numerose acquisizioni, e il mercato è sempre più concentrato: i Top3 Amazon, Alphabet (Google) e Microsoft (Apple non è compresa perché il giro d’affari è legato prevalentemente a device e hardware) rappresentano la metà dei ricavi e Amazon da sola con i suoi 250 miliardi circa conta per un quarto. Il settore è dunque dominato da grandi monopoli con una spiccata tendenza a formare conglomerate che operano su più settori con più brand…
Le tasse? Si pagano in paradiso (fiscale)
La nazionalità del quartier generale operativo però non corrisponde alla geografia fiscale: circa la metà dell’utile delle softweb è tassato nei paesi a fiscalità agevolata, che per le americane significa principalmente lo Stato del Delaware e per le cinesi le isole Cayman: così le multinazionali del settore in cinque anni hanno risparmiato imposte per oltre 46 miliardi e il tax-rate effettivo è del 16,4%, ben al di sotto del 22,2% teorico. La sola Microsoft ha risparmiato tasse per 14,2 miliardi, Google per 11,6 e Facebook per 7,5.
Più ricavi e utili durante il covid
La pandemia, con il lockdown e il mondo a casa, ha colpito duramente la manifattura, che ha visto nel primo semestre 2020 un calo dei ricavi dell’11%. I colossi del web invece nella maggior parte dei casi hanno beneficiato del boom di e-commerce… .
Superbig in Borsa
Attività e risultati hanno favorito la corsa in Borsa dei titoli dei giganti del web-soft, che a fine 2019 valevano 8 volte Piazza Affari e tre volte il listino tedesco….
Attività e imposte in Italia
In Italia le multinazionali del web-soft sono presenti attraverso controllate, per la maggior parte collocate a Milano e Monza-Brianza…
…la sola Amazon, le cui 9 società con sede in Italia fatturano 1,1 miliardi, ha fornito per il 2019 un quadro che include anche le branch italiane delle società lussemburghesi, indicando ricavi per 4,5 miliardi, 7 mila dipendenti e imposte pagate per 84 milioni, maggiori quindi di quelle che risultano versate nel nostro Paese da tutte le web-soft.
Sergio Bocconi
Si tratta di dati interessanti ma ormai “vecchi” perchè il mercato sta andando come “una furia” :
Nielsen prevede una chiusura dell’anno 2020 per l’e-commerce a + 130%.
Nota bene : il non food potrebbe crescere di meno.
Quanto, non è dato sapere.
Anche se per il largo consumo si prevede un incremento nella seconda fase del lockdown superiore a + 140%.
Con le previsioni di Nielsen si potrebbe arrivare, per Amazon Italia, a 10,3 miliardi di € per il 2020, che danno un significato diverso ai 25 magazzini o centri – esistenti o in costruzione – di Amazon nel nostro paese.
Se si pensa allo strapotere di Amazon si guarda solo alla parte commerciale ma c’è anche il sito:
Infatti Amazon, Google e altri giganti big tech vengono definiti gatekeepers (letteralmente “i custodi del cancello”, Financial Times, 9 dicembre 2020).
Se si entra in rete si può passare da questa schermata…
o direttamente a questa, by-passando Google o altri siti di ricerca.
E qui entra in ballo la la parte pubblicitaria, dove Amazon (*) è stata recentemente accusata di bloccare la pubblicità dei rivali e la quota da sito “search ad spend” (letteralmente spesa pubblicitaria (**) relativa alla ricerca (in rete) pesa di più della spesa sui social e cresce anche ad una velocità superiore.
Quanto potrà valere alla fine del 2020?
500 miliardi di $?
Non si sa, ma intanto Walmart – che io ormai considero una big tech – ha creato la sua società per gestire la pubblicità
(*) Amazon vende pubblicità. Ha raccolto circa $13 miliardi di $ nel 2020.
(**) ad è l’abbreviazione di advertising: pubblicità, in inglese.
Come diceva qualcuno “se il servizio è gratis il prodotto sei tu” (e apparentemente l’utilizzo di Facebook, Instagram, Amazon o Google è gratuito).
Sui siti già citati e sui social tutto è fatto perchè noi entriamo. sempre di più, ed il “traffico” – attraverso i click e le interazioni – salga. Anche perchè la maggioranza degli utenti vorrebbe avere sempre più visibilità, per il proprio lavoro, le proprie idee, etc.
Tutto ciò – accessi, percorso , traffico – viene venduto agli inserzionisti.
L’approccio “commerciale” (pubblicitario) di Google si nota anche nelle relazioni con gli utenti. E’ particolarmente visibile in questa corrispondenza.
A questo punto si capisce quanto la causa intentata dal governo federale degli USA a Google abbia la sua importanza.
Come diventa molto importante anche il procedimento della UE per abuso di posizione dominante contro Google (*).
In proposito è da notare che 165 aziende del settore si sono “coalizzate”, contro Google e hanno scritto al commissario UE.
Per rendersi conto della situazione consiglio:
- di vedere il documentario The social Dilemma.
- di leggere “Il capitalismo della sorveglianza” di Shoshana Zuboff.
E comunque le big tech sono sotto sotto inchiesta:
“Spezzatino” (*) e/o tasse potrebbero essere in arrivo per Amazon .
La Francia, ad esempio, dopo il fallimento delle trattative in seno all’ OCSE, ha deciso di applicare una web tax del 3%. E ciò nonostante il tentativo andato a male d ella web tax britannica.
Inoltre la Commissione europea presenterà il 15 dicembre due progetti di regolamento per questi giganti il
Digital Markets Act e il Digital Services Act , vedi Le Monde 8 dicembre 2020 (**) sui quali il quotidiano francese è però pessimista perchè pensa che non potranno iniziare ad incidere prima del 2023.
Molto dipenderà poi dalla nuova amministrazione Biden, che sembra meno favorevole di Obama, alle società tecnologiche.
Che comunque qualcosa stia cambiando lo si vede con le denunce ricevute recentemente da questi colossi . Erano impensabili qualche anno fa.
Ovviamente le mosse dei vari governi, in Europa e negli USA, verranno osteggiate con un lobbying “feroce” : qualche settimana fa è stato, ad esempio, scoperto un piano di Google per screditare il Commissario europeo Thierry Breton, favorevole ad uno spezzatino delle big tech (Financial Times 9 dicembre 2020).
(*) e non solo per il gigante di Seattle , leggi : Facebook potrebbe essere costretta a separarsi da Whatsapp ed Instagram).
(**) Vedi anche : Gafa (Google, Amazon, Facebook e Apple) sotto attacco
N.B. : a marzo c’è stato un gran cambiamento , vedi Svolta Google sulla pubblicità, stop ai tracciamenti personali
Grazie a Fabrizio Calenzo.